giovedì 31 dicembre 2009

Fate largo: arriva la stupidità umana...

Carissimi, affezionati lettori,
volevamo chiudere in bellezza con voi questo 2009 che se ne va, per lasciare il posto ad un brand new 2010.

Un 2010 che avrà l'onore di raccogliere alcuni anniversari importanti:
Anniversari che si scontreranno con la costatazione che i rischi degli OGM (ad oggi ancora tutti da provare, se non ampiamente smentiti) rimangono uno dei cavalli di battaglia delle lobby ambientaliste che tanto peso hanno nella politica europea. Tanto è vero che, nonostante esista una procedura codificata per l'autorizzazione degli OGM, in Europa essi assomigliano a tutt'oggi al fantomatico Signor Godot a causa di astrusi cavilli procedurali, giochetti politici e uso improprio della scienza (paradigmatica la figuraccia di Dimas che è andato a farfalle - qui la puntuale risposta dell'EFSA).

Fin qui, di stupidità, se ne è vista già abbastanza direte voi... no, aggiungiamo noi.

Lo STUPID AWARD 2009 va invece all'accoglienza riservata alla cazzata dell'anno: l'Ultra Rice® technology.

Il terzo anniversario del 2010, come ricordavamo all'inizio del post, è infatti quello del decennale dalla risoluzione dei vincoli brevettuali all'utilizzo del Golden Rice.

Bene, in 10 anni siamo riusciti, stupidamente, grazie ad i trucchetti di cui sopra, a rallentare e rinviare il lancio del Golden Rice nei paesi in cui la VAD è un problema.
L'abbiamo fatto ad esempio chiedendoci se il Golden Rice (un riso arricchito in B-carotene!) avrebbe ucciso farfalle, fosse bioassimilabile, avrebbe portato ad ipervitaminosi, risolto alla radice il problema della VAD o l'avrebbe solo alleviato (e allora non va bene!) e chi più ne ha più ne metta...

Il motivo di tanto accanimento? Il Golden Rice è un OGM e in quanto tale è possibile impedire LEGALMENTE il suo utilizzo "in campo" per circa suppergiù 12 anni. E, nonostante lo scopo umanitario e la sua conclamata innoquità, abbiamo fatto di tutto perchè questo tempo massimo fosse rispettato.



L'
Ultra Rice® technology

Ma perchè ci interessa l'
Ultra Rice® technology? Semplice. L"associazione" no-profit (PATH) che l'ha inventata ha vinto $ 50.000. Peccato che li abbia vinti per aver creato il Golden Rice sintetico.

Ovvero questi signori si sono inventati la trovata del secolo: prendono del riso, lo macinano, aggiungono alla farina ottenuta B-carotene e altri micronutrienti e rifanno i chicchi di riso!! ovvero con questo impasto ci stampano delle pasticche a forma di chicco di riso (la signora qui accanto, responsabile del progetto, ci tiene a sottolineare che sono "uguali agli originali!" WOW) da miscelare con quelli normali in rapporto 1:100. Stupendo!



Ehi! mia nonna fa le tagliatelle con gli spinaci e le carote da una vita... voglio anch'io $ 50.000!

Penso poi che ci siano diversi pasticcari che potrebbero citarli in giudizio per aver copiato la forma della pillola magica...


Alcune considerazioni un po' più serie

1) questo approccio non differisce sostanzialmente dalla pratica attuale - rivelatasi scarsamente efficace - della distribuzione di integratori di vitamina A (una pasticca a forma di riso rimane pur sempre una pasticca che devi produrre, distribuire e spiegare come usare)

2) questa tecnologia era già in discussione all'IRRI 10 anni fa, ma sollevava problemi legati al fatto che il B-carotene sintetico è dell'isomero sbagliato e presenta una bioassimilazione più difficoltosa. Qualcuno ha per caso richiesto tutte le analisi del caso? E' esistito un iter autorizzativo simile a quello del Golden Rice? A quanto pare migliaia di persone stanno già facendo da cavia usando queste pasticche. Dov'è Vandana Shiva?

3) il sistema è assolutamente "meno potente" del Golden Rice, che offre un seme da coltivare e riprodurre in loco, in quanto intrinsecamente rende le persone dipendenti dalla disponibilità di pasticcari e associazioni "umanitarie" che sostengano le spese (continuative) per la produzione e distribuzione di risopasticche alle persone a rischio VAD. Veramente saggio.

In conclusione

Abbiamo fatto di tutto per impedire l'uso del Golden Rice che avrebbe permesso a quelle popolazioni di coltivarsi in casa uno strumento per autoproteggersi dalla VAD.

Ora, senza fiatare, permettiamo a associazioni specializzate nel controllo delle nascite (chissà cosa ci mettono dentro ;) ), di distribuire pasticche di riso che non risolveranno il problema e anzi aumenteranno la dipendenza delle popolazioni sottoposte a VAD.

Sempre meglio di niente, ma una riflessione non guasterebbe.

Buon 2010!


domenica 20 dicembre 2009

Ma Nature che fa?

E’ da un po’ di anni che Nature, ritenuta la più prestigiosa rivista scientifica mondiale, ci perplime per il suo atteggiamento rispetto al tema OGM. Sulle sue pagine hanno infatti trovato spazio, nell’ultimo decennio, non solo articoli scientificamente inguardabili (e, ops, rigorosamente contrari agli OGM), ma, soprattutto nell’ultimo periodo, anche analisi e notizie sul tema scritte all’apparenza da un militante di Greenpeace.

Una cronistoria

La farfalla monarca

Tutto ebbe inizio con la bufala della farfalla monarca. Era il 1999, e Losey vede pubblicato sulle pagine di Nature il suo studio in cui lascia crescere le larve della monarca su foglie su cui è stato depositato del polline di un mais Bt (che è una tossina specifica contro i lepidotteri). La mortalità delle larve aumenta, peccato che lo studio non abbia nulla a che vedere con le condizioni di campo per tutta una serie di motivi bene esplicitati e riassunti un paio di anni dopo da Minorsky (qui una errata corrige). In sintesi, dei tre eventi principali in coltivazione, Losey aveva usato l’unico che mostrava una tossicità significativa per le larve di monarca (l'evento Bt 176) che peraltro risultava coltivato allora su meno del 2% della supercifie a mais OGM. Se anche avesse rappresentato l’80% del totale, nelle condizioni di campo solo il 6% delle larve sarebbero state a rischio, con un impatto sulla popolazione adulta pari a ZERO.
Insomma, sloppy science unita alla necessità da parte delle NGO di argomenti contro gli OGM, hanno creato una leggenda metropolitana che ha infuocato i media in quegli anni e ancora oggi fa capolino qua e là sulla rete. Grazie Nature!

Il mais messicano

Nel 2001 Nature fa il bis: Quist e Chapela pubblicano sulle sue pagine un articolo in cui sostengono che i transgeni presenti nel mais Bt erano introgrediti, ovvero si erano inseriti tramite incrocio nel genoma delle varietà locali messicane (peraltro in posizioni strane, quasi saltellassero qua e là per il genoma come dei trasposoni). L’articolo, a seguito di una analisi più approfondita, viene poi di fatto “scaricato” dal giornale in quanto i risultati sembrano probabilmente frutto di una certa incompetenza da parte degli autori che hanno preso per dei veri positivi dei falsi positivi. La tecnica usata, un particolare tipo di PCR, dà infatti spesso artefatti. Nonostante i signori abbiano preso lucciole per lanterne ecco ripartire di nuovo il gran casino mediatico. Insomma, se lo dice Nature: sarà vero!
Se la cosa può interessare, anche in questo caso, scienziati più seri, come Allison Snow (ecologa con posizioni tuttaltro che tenere verso gli OGM) hanno riportato di non aver trovato neanche un transgene Bt dopo aver esaminato 150.000 campioni di mais provenienti dalla regione di Oaxaca, incriminata da Quist e Chapela.
La cosa comunque circola, anche in questo caso, ancora per la rete e con risvolti a dir poco surreali. Per inciso, se anche fossero stati veri i risultati di Quist e Chapela, la risposta giusta sarebbe stata... e allora?

Passano gli anni, e 8 son lunghi…

A quanto pare, dopo allora, nuovi articoli contro gli OGM non sono più usciti sulle pagine di Nature (vuoi perché non ve ne siano stati, vuoi perché Nature abbia scelto di evitare altre figuracce). Non è però che questo impedisca alla rivista di occuparsi del tema. Nel 2009 infatti sono usciti due pezzi interessanti.

Il primo, a firma di E. Waltz, in cui si sostiene che ci sia un gruppo di scienziati che critica di proposito tutte le ricerche che mettono in luce i potenziali problemi degli OGM (ops, proprio quelli che hanno criticato - a ragione - i 2 pezzi storici di Nature!). Secondo la rivista, l’opposizione di questi scienziati è dovuta non a puro spirito di rigore scientifico, bensì ad una difesa ad oltranza degli OGM con l’effetto di intimidire coloro che fanno ricerca nel settore dei rischi dei transgeni (sic!). Resta da chiedersi però come mai "questi" scienziati abbiano sempre visto confermare dalle controanalisi e dagli approfondimenti di indagine le proprie critiche ai pezzi pubblicati da Nature (e non solo da Nature).

Il secondo è una notizia riportata da R. Dalton dove, partendo dal via libera alla coltivazione del mais GM in Messico, si citano una pletora di attivisti che si stracciano le vesti per l’accaduto e dove addirittura si arriva a parlare di “natural maize”, un concetto che, se non fosse apparso su Nature, farebbe ridere un qualunque agronomo.
Il mais naturale infatti non esiste (a meno che non si parli di teosinte, che però è tutta un’altra cosa - cose si può notare in figura). Il mais è stato infatti DISEGNATO da secoli di attività di selezione UMANA, adattato per essere impiegato in tutte le agricolture del mondo e, senza la cura costante dell’uomo, anche il cosiddetto “natural maize”, si estinguerebbe in poche generazioni (lo dice lo stesso Nature!). Peraltro in Messico, da decenni, sono coltivati ibridi di mais commerciale che – geneticamente – hanno poco o nulla a che spartire con le varietà locali storiche messicane, ma non pare che esse si siano “pervertite” a causa di sporadici cross breeding. Per quale ragione dovrebbero farlo se l’ibrido in questione è un OGM?

Il Nature che vogliamo

Un tempo Nature a questa domanda avrebbe risposto senza esitazione che “The same physical and biological laws govern the response of organisms modified by modern molecular and cellular methods and those produced by classical methods … no conceptual distinction exists between genetic modification of plants and microorganisms by classical methods or by molecular techniques that modify DNA and transfer genes” (da un editoriale di Nature del 1992).

Poichè dal 1992 ad oggi non ci risulta sia stato pubblicato alcun dato che abbia messo in discussione il fatto che gli OGM seguano le leggi base della fisica e della biologia e non siano dunque diversi dalle piante "naturali" ci si domanda cosa sia successo in questi ultimi 2 decenni al board della rivista. Sarebbe un vero peccato scoprire che le sue competenze in genetica vegetale e agronomia siano state cestinate per fare spazio ad una nuova anima “ecologista” che, per la sua superficialità, sembra una fotocopia del pensiero mainstream sul tema. Farà forse vendere qualche copia in più (?), ma la scienza ne aveva davvero bisogno?

giovedì 3 dicembre 2009

Peer Review A.D. 1945

Il mondo della scienza viene spesso percepito come un mondo asettico, oggettivo, fatto di persone "pulite", con il camice bianco e il taschino sempre pieno di penne.

Beh, non è proprio così. Basta guardare cosa è successo con il climagate.

Ora qui vi presentiamo un documento d'epoca strepitoso (1945), un documento da history channel, che mostra come funziona "davvero" il processo di peer review con cui viene valutata la qualità di una pubblicazione scientifica. Ci scusiamo per i sottotitoli presenti solo in inglese.






Nota a margine

In nuova Zelanda hanno scoperto che i dati climatici forniti all'IPCC sono stati "aggiustati". La spiegazione ufficiale è che le stazioni, negli anni, sono state spostate (1 volta). Il problema è che gli aggiustamenti effettuati insomma, non è che presentino proprio una logica stringente.

mercoledì 25 novembre 2009

Oh my... climate!

From: Phil Jones
To: ray bradley ,mann@xxxxx.xxx, mhughes@xxxx.xxx
Subject: Diagram for WMO Statement
Date: Tue, 16 Nov 1999 13:31:15 +0000
Cc: k.briffa@xxx.xx.xx,t.osborn@xxxx.xxx


Dear Ray, Mike and Malcolm,
Once Tim’s got a diagram here we’ll send that either later today or first thing tomorrow.
I’ve just completed Mike’s Nature trick of adding in the real temps to each series for the last 20 years (ie from 1981 onwards) amd from 1961 for Keith’s to hide the decline. Mike’s series got the annual land and marine values while the other two got April-Sept for NH land N of 20N. The latter two are real for 1999, while the estimate for 1999 for NH combined is +0.44C wrt 61-90. The Global estimate for 1999 with data through Oct is +0.35C cf. 0.57 for 1998.
Thanks for the comments, Ray.

Cheers
Phil

Prof. Phil Jones
Climatic Research Unit Telephone +44 (0) xxxxx
School of Environmental Sciences Fax +44 (0) xxxx
University of East Anglia
Norwich Email p.jones@xxxx.xxx
NR4 7TJ
UK

_____________________________

Questa è solo una delle mail che un hacker ha rubato dal server del CRU, centro di ricerca inglese sul clima.

Tra le perle trovate, ad esempio, c'è anche questa dichiarazione di un ricercatore:

"penso che taglierò gli ultimi punti dalla curva prima del mio prossimo discorso, in modo che quel trend verso il basso sembri l’effetto della fine della serie, piuttosto che il risultato dei recenti anni freddi"

Chiaro, no?


Cosa sta succedendo?

Insomma niente di buono sul fronte del clima. Paradossalmente, non tanto per il contenuto di queste mail. Scienziati intrallazzoni, bugiardi, ideologizzati, incompetenti o semplicemente opportunisti ci sono sempre stati: sono uomini (il Consiglio dei Diritti Genetici italiano ad esempio ne presenta un ampio campionario, e non dimentichiamoci che anche qui in Italia abbiamo sperimentato non molto tempo fa l'insabbiamento di dati in quanto favorevoli agli OGM), e di per sè la scienza ha gli anticorpi per liberarsene.

Non c'è niente di buono invece perchè, nonostante la pratica di guardare dal buco della serratura la vita altrui sia così in voga nel nostro paese, l'unico giornale italiano a parlarne è stato il Foglio. Data 20 novembre.

Bisogna aspettare fino al 22 per avere un articoletto, assai dubitativo peraltro, da parte del Corriere. Repubblica(*) nemmeno ci si mette. Lascia il pallino a Kataweb, che si limita a rimandare al pezzo del Corriere. Che fantasia.

A quanto pare dunque gli "scienziati" del clima, dopo aver convinto, "emotizzando", i potenti del mondo che stavamo friggendo, e averci costretto a pagare multe salatissime per non aver rispettato riduzioni di emissioni di CO2 tanto irrealizzabili quanto inutili, si sono accorti che il loro riscaldamento, diciamo così, ci sta ancora pensando (assomiglia tanto alla fine del mondo dei testimoni di geova). Ed ecco spiegato il perchè il dibattito si è così fortemente spostato dalla scienza alla politica, con tanto di dichiarazioni davvero di alta moralità scientifica.Clima vs. OGM

Perchè ne parliamo su BBB! ? per 2 semplici e banali motivi.

1) La teoria del surriscaldamento globale di origine antropica è una delle bandiere dell'ambientalismo moderno così come la lotta agli OGM. Questa teoria, prima che su dati scientifici, è basata su una posizione ideologica: uomo = causa di tutti i mali del mondo.
Il fatto che, quando gli --scienziati?-- attivisti che la promuovono non trovano rispondenza tra realtà e teoria, scelgano sistematicamente di mistificare la prima, ricalca peraltro esattamente quanto è successo in tema di OGM negli ultimi 2 decenni e non fa altro che dare forza al fatto che ci sia molta più ideologia che scienza in questa faccenda.

2) Ci si domanda con pacatezza del perchè ad ogni stormir di fronda sugli OGM, i giornali si inzuppino di inchiostro(**) ed i siti degli attivisti di ogni parte gridino all'imminente fine del mondo, mentre in questo caso è scesa subito la coperta della nonna a nascondere il tutto.
Questo nonostante il fumus boni iuris ci sia per dire che qualcuno, per meri interessi ideologici - accademici - professionali sta nascondendoci dati importanti al fine di imporci scelte pre-confezionate (da lui, magari con qualche noto amichetto che quatto quatto evita di commentare). Decisioni che ci costeranno un pacco di soldi e che serviranno a non risolvere un problema che forse, dati nascosti alla mano, nemmeno esiste. Risorse che probabilmente potrebbero essere meglio e più proficuamente utilizzate altrove.

Voi con i 550 milioni di euro di multe per il mancato rispetto di Kyoto cosa ci avreste fatto?



Nota a margine

* Sì, è la stessa Repubblica 3000 che ci ha stracciato per mesi con le trascrizioni dei più inconfessabili (?) dialoghi tra Mr. B e una signora "coraggiosa che ha il coraggio di parlare". Chissà perchè questa volta si sono fatti sfuggire questo giro di mail, forse che non era sufficientemente piccante?
Eppure a noi personalmente di ciò che fa la sera Mr. B non frega una cippa, interessa invece sapere se i dati sul clima che ci presentano sono veri o se sono disegnati ad hoc per farci credere che hanno ragione loro.

** Vi immaginate il casino se avessero trovato gente che nascondeva dati sulla pericolosità degli OGM?

venerdì 20 novembre 2009

Capanna veste la giubba...

Stando alle agenzie, pare che il buon Cabana (al secolo Mario Capanna alias Capinna, ecc), non trovando orecchie sensibili alle sue - invero bislacche - iniziative ed esternazioni sugli OGM, abbia, in una sorta di viaggio della speranza al contrario, bussato alle porte libiche chiedendo asilo ideologico, per la sua campagna contro ogni verità scientifica, al compagno Gheddafi.

Un memorabile incontro tra due professionisti del palcoscenico.



Della cosa ha riportato anche Anna Meldolesi con la sua usuale eccezionale salace ironia.

lunedì 26 ottobre 2009

Il futuro (ma non troppo) degli OGM

No, non siamo morti, almeno non ancora. Solo persi tra mille pubblicazioni e convegni...
...ma veniamo a noi!

Spesso i sedicenti esperti in ogiemmeologia, gonfiando il petto, si lanciano in dotte dissertazioni sulla obsolescenza delle tecniche alla base degli OGM e si sbrodolano nel rilevare come esse non tengano conto della complessa rete di interazioni che esiste all’interno degli organismi seguendo l'approccio riduzionista della biologia molecolare.

Si veda ad esempio questa dotta intervista a Mae Wan Ho, "scienziata" combattiva e radicale (sì, sì, proprio quella che pensa che il Morgellon sia causato dagli OGM, così come il riscaldamento globale, la morte delle api e anche, forse, le vostre emorroidi. Non le avete? Siete davvero sicuri? Magari stanno complottando per insabbiare la cosa...).

Insomma, sostengono che, se il paradigma è sbagliato (ed E' sbagliato perbacco! lo dicono loro!), anche i prodotti da essi derivati non possono che essere - ontologicamente - sbagliati.

La riprova di ciò è che ad esempio, quando si inserisce un transgene, questo si inserisce a caso nel genoma e quindi causa danni (imperativo categorico). Per forza rompe la complessa catena di interazioni tra geni e proteine e quindi non può che avere effetti indesiderati e quindi impredicibili.

Un esempio?

“Le tecniche attualmente utilizzate non consentono di guidare l'inserimento del gene, ragion per cui esso si sistema a caso nella sequenza del DNA dell'organismo ricevente. Ciò disturba i normali processi di controllo del DNA sul metabolismo, determinando effetti imprevedibili. Il verificarsi di tale situazione è, per altro, inevitabile, dal momento che, per avere successo, il gene estraneo deve essere inserito in una regione in cui il DNA è attivo (la maggior parte del DNA è inattivo e i geni ivi inseriti vanificherebbero l'operazione).”

Poco importa che l'approccio riduzionistico sia alla base di tutto il miglioramento genetico degli ultimi 10.000 anni, poco importa che il miglioramento tradizionale faccia più casini genomici della transgenesi, prima o poi, vedrete, la realtà capirà che loro hanno ragione e la smetterà di fare di testa sua...


Come saranno gli OGM di domani?

Tralasciando le loro farneticazioni per un attimo, sebbene, senza dubbio (scientifico), gli attuali OGM in commercio rappresentino un miglioramento evidente, sia in termini di precisione che di conoscenza genetica delle modifiche apportate, rispetto alle varietà convenzionali, questo non toglie che si possa fare di meglio, anzi che si DEBBA fare di meglio.

Resta infatti - è umano - sempre il desiderio di migliorare le tecnologie per renderle sempre più adatte allo scopo, ovvero, in questo caso, sempre più precise ed accurate. Una di queste tecniche è rappresentata dalla ricombinazione omologa, ovvero la sostituzione di un gene con una sua variante modificata ad hoc. Peccato che fino ad ora era possibile in numerosi organismi, ma non nelle piante. Nei lieviti ad esempio avviene ad altissima frequenza. Poi hanno scoperto che la stessa cosa poteva avvenire anche in eucarioti superiori (es. mammiferi). Per questa scoperta Capecchi ha ricevuto il premio Nobel l’anno scorso (e non è = a quello che si è pigliato Dario Fo).



Nelle piante no, perchè la frequenza di questo fenomeno è ridicola. Almeno lo era fino ad ora. A Maggio 2009 infatti è uscito sulla rivista Nature un lavoro che dimostra che il gene targeting è fattibile anche nelle piante (*).
Ciò significa che quindi oggi possiamo non solo inserire la caratteristica che vogliamo nella pianta che vogliamo, ma che possiamo anche farlo nel punto esatto del genoma che vogliamo.


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Come era prevedibile, dunque, man mano che la ricerca avanza vengono sviluppate tecniche biotecnologiche sempre più precise. Resta da chiedersi:
Se ne accorgeranno i soloni del mondo OGM-free?
Impediranno qualsiasi sperimentazione in modo tale da poter continuare a dire, anche in questo caso, che non se ne sa abbastanza delle conseguenze di questa nuova ancor più distruttiva (perchè? perchè lo dicono loro!) tecnica?
Correggeranno i loro siti web? (altrove non possono pensare di pubblicare le loro sparate)

Di sicuro, la panzana delle farfalla monarca uccise dagli OGM (smontata già nel 2001) circola ancora liberamente... per fortuna le farfalle non bazzicano sul web.


Nota a margine

*In pratica si dirige una endonucleasi verso una sequenza specifica del genoma. L’endonucleasi taglia il DNA generando un DSB (double-stranded break) il quale aumenta grandemente la frequenza della ricombinazione omologa. Il gene da dostituire viene fornito come frammento linearizzato e il gioco è praticamente fatto, con una frequenza intorno a 0.2-4%, valori accettabilissimi perchè permettono di individuare velocemente ricombinanti in popolazioni piccole di trasformanti indipendenti.

La specificità del taglio è determinata da un sito di legame al DNA creato per ingegnerizzazione di proteine con diversi domini Zinc Finger (ZF). Ogni ZF ha una specificità di legame di circa 3 basi. Combinando 3 domini ZF e considerando che la proteina agisce come dimero, in totale si può arrivare velocemente a riconoscere sequenze specifiche di 18 basi.

giovedì 17 settembre 2009

OGM: una coesistenza naturale?

Uno dei tanti mantra della blogosfera (e non solo) anti-OGM è il pericolo contaminazione e l'impossibilità della coesistenza. Da Percy Schmeiser in giù.

Come se la mescolanza genetica fosse un problema e non una risorsa contro l'inbreeding.

Certo, la paura della coesistenza (genetica) non è nuova. Hitler, noto vegetariano ambientalista animalista ante-litteram, ad esempio, ci ha costruito sopra una fortunata (?) carriera.

Certo, questa ipocondria genetica paga ancora politicamente quando si rappresenta questa commistione, tra bianchi e neri - pardon - OGM e "naturali", come un qualcosa di anomalo e perverso. Raccontare di una sorta di radioattività genetica tipica degli OGM che consente a loro (e solo a loro) di "sporcare" il genoma naturale traformandolo automaticamente (e istantaneamente e irreversibilmente) in una sorta di Godzilla al gusto menta, evidentemente accende fantasie morbose in larghe fasce della popolazione.

Peccato che la natura abbia questo brutto vizio di contraddire i puristi e che faccia e abbia sempre fatto della mescolanza e della coesistenza (genetica in primis) una sua bandiera. Non ci credete? Beh, guardare questo tetto fotografato da un nostro caro amico durante un suo viaggio in Messico.


Non vi pare un fulgido esempio di perfetta segregazione varietale, come MADRE NATURA - secondo i puristi del no-ogm che si ergono a suoi paladini - CHIEDE? ovvero la summa dell'Apartheid genetico (tu nero sta qua, tu bianco di là e tu giallo dall'altra parte, raus!)?

Eppure a guardar bene bene, da vicino...

...si rivela in tutta la sua naturale commistione, mescolanza e coesistenza.

Per questo, per questa naturale propensione alla coesistenza della natura, voi razzisti genetici siete, e sempre sarete, destinati alla sconfitta. E' ora che ve ne facciate una ragione.
Come se la sono fatta tutti gli agricoltori (scarpe grosse - cervello fino) da quando hanno iniziato a zappare la terra*.



* Esistono norme a garanzia della coesistenza da molto prima dell’avvento delle PGM e riguardano ad esempio la purezza della semente certificata (in genere è tollerato l'1 o il 2% di seme non conforme), particolari produzioni quali il grano duro da pasta o le pratiche di agricoltura biologica.

In Italia ad esempio è proibito produrre paste secche con farina di grano tenero. Tuttavia risulta possibile trovare una certa percentuale di grano tenero in quello duro e viceversa, causata da contaminazione accidentale post raccolta. Di conseguenza gli addetti del settore si sono accordati fissando una soglia massima di grano tenero in duro del 3%.
Nel 2001 un Decreto del Presidente della Repubblica ha ufficializzato tale soglia di tolleranza.

Altre specie agrarie in taluni casi presentano specifiche soglie di tolleranza quali la colza ad alto contenuto di acido erucico (HEAR) o il mais waxy.

Colza HEAR
Essendo l’acido erucico un cardiotossico, la sua presenza nelle partite di olio di colza per uso alimentare viene tollerata solo se al di sotto del 2%. Una distanza di isolamento di 100 m tra coltivazioni di colza HEAR e colza alimentare consente comunque di mantenere il contenuto di acido erucico al di sotto dello 0,5%.

Mais waxy
Questa varietà di mais presenta un contenuto di amilopectine superiore al 99%, rispetto all’amido totale, rendendola particolarmente interessante per l’industria alimentare. Per questo il mais waxy gode di un premium price di circa il 9%. Tale premio è però subordinato a una purezza del prodotto finale almeno del 96% (4% di tolleranza).

Fonte: Coesistenza tra colture tradizionali, biologiche e geneticamente modificate. Consensus Document

lunedì 14 settembre 2009

Compleanni Amari: un saluto al "Forgotten benefactor"

Ieri BBB! ha compiuto 2 anni e ringrazia tutti coloro che, numerosi, hanno portato i loro auguri ed il sostegno per quanto è stato fatto in questo tempo.

Non sono però giorni sereni questi per il mondo della ricerca agronomica.

Ci ha lasciato infatti Norman Borlaug, poco conosciuto al di fuori dello stretto ambito della ricerca agroalimentare, ma a cui siamo tutti debitori per la nostra sopravvivenza alimentare.

Fu lui che tra gli anni '40 e gli anni '60, colpito dal quotidiano contatto con le devastanti conseguenze della fame, si dedicò a creare un nuovo paradigma agricolo che fosse capace di produrre cibo per tutti.

A lui dobbiamo l'inizio della rivoluzione verde. A lui dobbiamo il raggiungimento negli anni '60 - '70 dell'autosufficienza alimentare da parte del Messico, dell'India e del Pakistan.

Senza di lui e la sua tenacia, il mondo avrebbe sperimentato più sofferenza e fame di quanta non ve ne sia oggi. Molti di noi, senza la sua rivoluzione, non ci sarebbero e molti altri, senza le sue varietà resistenti e ad alta resa, non potrebbero decidere del proprio destino, obbligati alla vita dei campi.

Tutto ciò non è riconosciuto come un merito da tutti, anzi qualcuno per il suo lavoro lo accusa.

Noi, che abbiamo avuto anche la fortuna di incontrarlo*, ci limitiamo a ringraziarlo perchè ha dato una possibilità di vita in più a milioni di esseri umani.

Borlaug in Messico


* Un incontro, con questo tenace premio Nobel per la Pace, che senza dubbio ha influito anche sulla nostra scelta di fondare BBB!

lunedì 7 settembre 2009

Os loquitur ex abundantia cordis


...e tu chi sei?

mercoledì 26 agosto 2009

8. Non pronunciare falsa testimonianza...

La favoletta vorrebbe che, a forza di gridare al lupo al lupo, alla fine si perda di credibilità. Purtroppo viviamo in un periodo storico dalla memoria corta, molto, troppo corta.

La cosa che è però più difficile da mandar giù è la faccia tosta di certa gente che ritenendosi moramente superiore (?) si ritiene anche al di sopra delle regole minime di convivenza civile oltre che del buongusto.

Tra le regole infrante con maggior disinvoltura si annovera, ad esempio, il "non mentire sapendo di mentire".

Questa regola civile minima è costantemente disattesa quando si parla di OGM, come più volte abbiamo qui dimostrato, ma a quanto pare tale prassi è largamente diffusa anche in altri campi, come ad esempio il fantomatico "global warming", come dimostra questa intervista video al boss di Greenpeace.



La cosa più interessante, e deprimente, è che, non essendo carino ammettere pubblicamente di aver mentito consapevolmente, per giustificarsi sono costretti a ricorrere all'ingegneria linguistica con esiti quantomeno opinabili.

Ora non ci resta che attendere anche un aggiornamento dei dieci comandamenti:

7. ...
8. Non emozionalizzare...
9. ...


Aggiornamento 31/08/09
(su segnalazione di Markogts)

Pare giusto e doveroso sottolineare che Greenpeace ha risposto alle infami illazioni contenute in questo video. Citando peraltro a propria difesa un report, nientepopòdimenoche, della NASA.

Ci sarebbero però 2 cose da rilevare a questo punto:

1) La NASA non parla affatto di 2030. Chissà poi, data la drammatica e precaria situazione climatica in cui ci troviamo, cosa sarà successo al pianeta nel Giurassico, probabilmente una vita da cani, infatti è noto che i dinosauri si siano estinti tutti per il caldo.

2) La risposta è completamente insoddisfacente. Nessuno ha messo in discussione se nel 2030 ci sarà o meno un'estate senza ghiaccio nel mar artico. Noi non abbiamo alcuno strumento per farlo (e nemmeno GP a dire il vero). Il tema è infatti un altro, è se questa ignoranza, o se vogliamo scarsa sapienza, ha il diritto di diventare menzogna, ops, emozionalizzazione, in quanto funzionale ad un obiettivo stategico nell'agenda di qualcuno.

Diritto (divino), quello all'emozionalizzazione, rivendicato esplicitamente dal qui videopresente Mr. Greenpeace. Ignoro ergo ementio.

venerdì 7 agosto 2009

Avete (davvero) paura dell'OGM?

Sì, tutti sappiamo che i consumatori non vogliono gli OGM. Così come nessun consumatore vorrebbe il monossido di diidrogeno nel suo piatto (DHMO). Questo non è una novità.

Sfido chiunque a dire, intervistato, che vorrebbe abbuffarsi di grassi o cose che - nella vulgata comune - sono considerate peggio delle scorie radioattive. Anche se poi, nel segreto del proprio privato, non si fa scrupoli a mangiare al "Mec" o a guarnire i propri succulenti piatti con intingoli dalla dubbia salubrità.

Ma se...
invece di chiedere: hai paura degli OGM?
(che suona tanto come il gioco che si faceva da bimbi: Avete paura dell'uomo nero? Sìììììì)

chiedessimo: di cosa hai paura quando mangi?

In che posizione si classificherebbero gli OGM?

Beh, vediamo cosa è emerso dall'ultima indagine della Food Standards Agency inglese...


Ehm... no, non ci sono gli OGM. Per trovarli dobbiamo girare pagina e andare in fondo in fondo, si, guarda, sono lì che se la giocano con la BSE - di cui francamente diciamocelo - non ne sbatte niente a nessuno (prima di spararsi una fiorentina bella al sangue chi si chiede... e se mi pigliassi la BSE?).


Il dato più interessante poi è che, se confrontiamo chi sa che ha paura degli OGM (perchè lo dice spontanemente senza essere imboccato), con chi invece ha questa paura solo a richiesta, vediamo che il numero di "spaventati" si dimezza e scende al 2%.


Insomma, il 2% della popolazione inglese vive con la paura degli OGM (credo che questa percentuale sia inferiore a quella di chi crede negli UFO e si avvicini a quella degli scichimisti...).

Un dato senza dubbio significativo. Sì perchè, per assencondare e (tentare di) ingrossare questo 2% - rumoroso - noi abbiamo una delle normative più surreali del pianeta e subiamo campagne mediatiche che non hanno eguali per nessun altro problema alimentare, fame nel mondo inclusa (da noi ci hanno fatto pure un "referendum"!!).

Insomma, diciamolo, al consumatore non ne sbatte nulla degli OGM. E ammettiamolo, anche a noi non ne frega una cippa. Ci scaldiamo solo perchè è "giusto" scaldarsi, ma nella vita reale su questo tema non siamo nemmeno tiepidi. Siamo dei -80°.


Una provocazione agostana

Eppure, eppure tutti noi dobbiamo/vogliamo avere in etichetta l'indicazione "contiene OGM". Certo, voi direte, è perchè è un'informazione importante, perchè essere informati è un diritto.
Però a tale affermazione verrebbe da replicare:

1) perchè è così importante? contiene forse informazioni di natura sanitaria o salutistica? Peraltro, da quando tali informazioni di salute pubblica sono incluse in etichetta?


2) se è così importante allora perchè interessa, nonostante le intense campagne mediatiche, solo il 2% della popolazione?

3) se questa indicazione in etichetta è ricercata da solo il 2% della popolazione (probabilmente meno) e non fornisce indicazioni legate alla sicurezza alimentare del prodotto, perchè il 100% della popolazione dovrebbe pagare analisi e controlli per averla? Non sarebbe più sensato rendere tale etichettatura volontaria e non obbligatoria?

Immaginatevi se fosse obbligatorio indicare su tutti i prodotti "questo prodotto NON è da agricoltura biologica" e voi doveste pagare di più il prodotto affinchè tutte le aziende subiscano controlli per verificare che effettivamente non usino prodotti biologici nella produzione...

Vi pare una stronzata? Ecco, pure a me...

mercoledì 8 luglio 2009

Provereste gli OGM in cambio di 1 miliardo di dollari?


Si chiama Diabrotica, ma sui bilanci dei maiscoltori americani si scrive 1.000.000.000 di dollari di danni ai raccolti l'anno. Ammettetelo, davanti ad una cifra del genere, sareste disposti anche voi a valutare qualsiasi opzione...

Problemi solo loro?

Questo non tanto simpatico nè innoquo insettino (“Western corn rootworm”) è una sorta di regalino targato USA offertoci gentilmente in cambio della nostra Piralide (che è invece di origine europea e loro chiamano appunto European Corn Borer).
Se la Piralide attacca, allo stadio larvale, la spiga, la diabrotica riesce a fare di meglio, infatti la sua larva attacca le radici rendendo "calva" la pianta a livello radicale e facendola cadere al suolo, un fenomeno che si chiama allettamento...



mentre gli adulti si pappano le "sete" impedendo la fecondazione della spiga. Qui vi mostriamo alcune spighe che abbiamo raccolto in un campo nella bergamasca in questi giorni. Secondo voi all'agricolo quando le ha viste che cosa gli è preso?


Nella bergamasca? Sì, nella bergamasca, perchè, grazie alla guerra nei balcani questo ospite indesiderato, questa arma biologica di distruzione di massa è arrivata anche da noi nel 1998 ed oggi è endemica in tutta la pianura padana. Un insetto che è riuscito a guadagnare qualcosa come 50-100 km di superficie l'anno, aspettando.

Cosa?

Che ci fosse un inverno e una primavera umida che permettessero alle larve nel terreno di non morire. Un inverno e una primavera proprio come quelli di quest'anno: A.D. 2009.

E noi nel frattempo noi cosa abbiamo fatto?

Esistono diversi modi per controllare la diabrotica, gli americani, che ce l'hanno in casa da anni, lo sanno bene e da tempo cercano di capire cosa funzioni meglio.

Tra questi senza dubbio il più "semplice" è non coltivare il mais. Poichè le larve si nutrono sulle radici di mais, se non c'è mais muoiono, o almeno dovrebbero (abbiamo già dei ceppi resistenti). In gergo si chiama rotazione. Ha solo un piccolo difetto: chi lo dice ad un allevatore, i cui margini economici si stanno da anni assottigliando, che invece di prodursi il suo mais zootecnico deve andare a comprarlo sborsando fior di quattrini?

L'arternativa a spendere un sacco di soldi in più si chiama agrochimica, e non è nè gratis nè wildlife friendly. I composti sono tanti e si chiamano con nomi strani: Clothianidin, Thiamethoxam, Carbofuran... e molti altri. Solo che il loro uso nella concia dei semi in Italia è stato vietato dal Ministro Zaia per il famoso problema delle Api di cui già parlammo. Ora pare che i neonicotinoidi non siano i responsabili e ci si sta concentrando su altro, per il momento comunque Diabrotica ringrazia per il lauto pasto.

Gli insetticidi possono comunque essere usati anche a coltura cresciuta, ma entrare in un campo con piante alte più di 1 metro non è facile (ci tocca usare i trampoli...) e beccare pure il momento giusto altrimenti serve a poco o nulla. Il nostro amico bergamasco ha dovuto trattare 4 volte. Le prime 2 per uccidere i maschi (i primi a nascere) le altre 2 per le femmine. Ed ora incrocia le dita, anche per l'anno prossimo.

Ci sarebbe un altro strumento: si chiama Mon863 - YieldGard RootWorm. Però è un OGM per cui non se ne parla nemmeno... infatti, dati alla mano è il metodo più efficace.


Per chi avesse difficoltà a leggere (sappiamo che non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere...) i dati raccolti indicano che il 99% delle piante Mon863 non presentano danni radicali significativi e la resa è circa il 20% superiore a quella dei campi trattati con insetticidi e del 40% rispetto a quella dei campi non trattati.

Il tutto senza trampoli (ca. 100 €/ha), senza uso di costosi composti insetticidi (ca. 150 €/ha) e dal significativo impatto ambientale, senza utilizzare litri e litri di acqua e di gasolio per irrorarli.

Niente raffinerie dietro, niente treni carichi di "pericolosi" composti che viaggiano di qua e di là. Solo dei semi che sanno difendersi da soli. Peccato che siano OGM, vero?


ma la domanda nasce spontanea...

Questa volta Coldiretti come farà a convincere i suoi associati che gli OGM all'agricoltura italiana non servono? Cosa racconterà ai suoi associati che li vorrebbero provare? Faranno l'ennesimo sondaggio tra i consumatori? Li blandiranno parlando che l'agricoltura italiana non deve fare "resa", ma "qualità"? E le spighe abortite causa diabrotica che qualità hanno?

Quanti raccolti dovremo ancora buttare in fumo tra piralide (+ fumonisine) e diabrotica prima di smettere di arrampicarci sugli specchi e riconoscere che gli OGM potrebbero aiutarci a contenere questi problemi?

Quante tonnellate di insetticidi dovremo ancora inutilmente spruzzare nei nostri campi e sui nostri piatti pur di non guardare in faccia alla realtà?

La risposta logica sarebbe che questi signori, dovendo rappresentare gli interessi degli agricoltori, chiedessero subito a Zaia la rimozione del bando ai neonicotinoidi (a meno di nuove indicazioni su effetti negativi) e una pronta riapertura della sperimentazione sugli OGM. Ma sappiamo che per quanto potente sia la logica, ben di più lo è l'ideologia.


Nota a margine

A coloro che credono ancora che il Mon863 costituisca un pericolo per la salute di qualcuno (come si potrebbe desumere da una rapida ricerca in Google) invitiamo alla lettura del nostro post sul tema, oltre che del parere dell'EFSA, a nostro avviso ben più titolata di Capanna e Compagnia ad esprimere un giudizio sul tema. Dopotutto, come disse una parlamentare dei Verdi non troppo tempo fa: "l'EFSA è un covo di biotecnologi".

mercoledì 27 maggio 2009

Docile come una volpe (OGM)...

Sì, certo, se si pensa ad una volpe il primo aggettivo che viene in mente non è certo docile, ma guardate questo video e poi diteci...



Perchè ci interessa questa storia? Beh, perchè non è frutto del caso, ma di un lungo processo di addomesticamento iniziato nella steppa siberiana nel 1959 con l'arrivo di un nuovo direttore all'Institute of Cytology and Genetics.


Visualizzazione ingrandita della mappa

A dirigere questo centro di ricerca arrivò infatti un certo Dmitri Belyaev che aveva un pallino, quello di capire i meccanismi di addomesticamento che avevano permesso di trasformare le specie selvatiche in animali da compagnia o da reddito.



Questo esperimento, che prosegue ancora oggi, ha dato dunque dei risultati sorprendenti. In sole 8-10 generazioni è stato infatti possibile, solo selezionando per il carattere docilità, non solo addomesticare le volpi, ma anche far emergere un significativo numero di caratteri fenotipici tipici degli animali domestici.



Resta da chiedersi cosa sia successo a questi "poveri" animali.

La risposta è quasi imbarazzante nella sua semplicità: abbiamo (geneticamente) sballato il loro bilancio ormonale.

In parole povere abbiamo abbassato, per via genetica, i livelli di adrenalina e quindi modificato l'espressione dei geni da essa regolati. Insomma, abbiamo creato, a tutti gli effetti, un Organismo Geneticamente Modificato, per amici e nemici: OGM.


"Some of the genes responsible for the association between tameability and hormonal and transmitter levels might have been brought together and become fixed by 8–10 selected generations. Their fixation might have modified the activity of many other downstream genes, thereby destabilizing and shifting timing of development, and uncovering some of the phenotypically hidden potentialities of the genome. This means that the interactions between genetic variants altered during selection might have produced new patterns of gene expression and new phenotypes."


Animal evolution during domestication: the domesticated fox as a model.
Trut L, Oskina I, Kharlamova A.

Institute of Cytology and Genetics, Siberian Branch of Russian Academy of Sciences, Novosibirsk, Russia.

Bioessays. 2009 Mar;31(3):349-60


Qualcuno si sente di arrischiare un'analisi su ciò sarebbe successo se avessimo provato a fare la stessa cosa in un laboratorio biotech?

giovedì 14 maggio 2009

OGM e Biodiversità: the HIPPO (Pippo) dilemma

I nostri lettori più affezionati ricorderanno che siamo già intervenuti sul rapporto tra OGM e Biodiversità. In quel caso ci interessava fare due conti per capire se effettivamente gli OGM riducessero la biodiversità intraspecifica (cioè all'interno delle specie agrarie).

Oggi invece vorremmo proporvi una riflessione sul rapporto OGM e Biodiverstà in termini più generali. Sì, perchè a detta dei Signor NO, gli OGM sono tra i principali distruttori della biodiversità, come ama ricordare anche Greenplanet.


Il declino della biodiversità

La biodiversità è senza dubbio la ricchezza più grande che abbiamo, un enorme magazzino di geni capaci di sviluppare funzioni diverse (o funzioni simili, ma seguendo strade diverse) adatte ad una molteplicità di ambienti e situazioni.


Questa risorsa è stata sviluppata e selezionata "per noi" dai milioni di anni di selezione che hanno preceduto il nostro arrivo (come specie) su questo pianeta. Da essa, mettendo in funzione la nostra intelligenza, abbiamo tratto e tuttora traiamo cibo, vestiti, strumenti, luoghi per vivere, soluzioni per i nostri problemi.

Stiamo però perdendo questa biodiversità che, mi piace ribadire, non ci interessa solo perchè "è bella", ma perchè è fondamentale per la nostra sopravvivenza.



E' interessante osservare che le principali estinzioni di massa sono avvenute in epoca "pre-umana". Se questo non ci colloca quindi tra i principali "estintori" del mondo, allo stesso tempo dovrebbe però interrogarci sulle cause che portano oggi all'estinzione delle specie e se possiamo fare qualcosa per tutelare questa risorsa irrinunciabile.


The HIPPO dilemma

Stando agli esperti è tutta colpa degli ippopotami.
Sì, pare che il loro nome sia collegato al processo estintivo attuale, in particolare:

H - Habitat loss. Perdita degli habitat. Quando si ara un nuovo ettaro, si costruisce una rotonda, una strada, una città, tutte le specie selvatiche (o quasi) perdono il loro habitat. Qui da noi magari non è così importante, ma in foresta amazzonica le cose sono un po' diverse, no?

I - Introduced Species. L'invasione di specie aliene. No, non Predator, ma ad esempio Solenopsis invicta, la formica di fuoco che, oltre a fare male, sta invadendo il nord-america facendo danni enormi in un ambiente per lei vergine che non presenta predatori.

(altro esempio carino è l'isola di Pasqua che è spoglia perchè i topi importati sull'isola hanno ridotto significativamente la percentuale di semi di palma vitali. Questo, unito all'intensa attività di deforestazione, ha di fatto permesso il collasso dell'intero ecosistema)

L'Europa non è fuori pericolo. Sono più di 10.000 le specie aliene presenti nel nostro continente con danni che superano i 10 miliardi di €/anno. Se qualcuno volesse farsi un'idea della faccia che hanno questi tipacci che distruggono la nostra biodiversità e anche la nostra agricoltura dia un'occhiata qui.

P - Pollution. Inquinamento. C'è da spiegare?

P- Population. Popolazione. Come abbiamo già avuto modo di rilevare, un uso non efficiente delle risorse disponibili porterebbe ad un irrimediabile problema di sostenibilità ambientale o di dignità della persona. Perchè, se non innoviamo e non aumentiamo le rese per ettaro, delle due l'una: o ariamo tutto il pianeta per dare da mangiare a tutti, o condanniamo milioni - miliardi di persone a morire di fame (come se quelle attuali non bastassero...).

O - Over-harversting. Eccessivo sfruttamento. Più persone hanno uno standard di vita "full optional" e più dovremo chiedere risorse a questo pianeta. Alcune sono rinnovabili, altre potrebbero esserlo a livelli di consumo non eccessivo, altre non lo sono. Eccedere, distrugge innanzitutto habitat e crea eccessivo inquinamento... la soluzione? cercare risorse sostitutive e gestire in modo sostenibile le attuali: due obiettivi cui solo l'innovazione può rispondere.


Ecco, di questo si preoccupano gli ecologi.


Qualcuno ha visto, per caso, da qualche parte gli OGM?

Certo, si potrebbe obbiettare che la lista è in versione "ristretta", ma che a guardarci bene dentro ci si potrebbero trovare anche gli OGM. Vero. Allora espandiamola.

Se sfogliamo la lista stilata dall'IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), non certo un covo di biotecnologi, troviamo le 11 principali minacce alla biodiversità di questo pianeta ordinate per rilevanza.

Li in effetti troviamo anche gli OGM. Resta da chiedersi dove.
Ecco, al punto 8.3, con la seguente motivazione:

8.3 Introduced Genetic Material
Human altered or transported organisms or genes

Exposition:
Hatchery fish are not necessarily invasive species, but they can upset the gene pool of native fish.


Insomma, hanno paura dei pesci d'allevamento. Citano anche le colture resistenti agli erbicidi, ma non paiono molto convinti. Insomma prima di occuparci del "pericolo" OGM pare che, secondo gli ambientalisti, ci si debba occupare di:

1) Perdita di terra a causa dell'urbanizzazione et similia
2) Agricoltura e acquacoltura
3) Produzione di energia e attività minerarie
4) Strade, linee di trasporto energetico e di materiali, navigazione e volo
5) Caccia e pesca, raccolta di piante/funghi, disboscamento
6) Villaggi turistici e guerre
7) Incendi, sistemi di regimentazione delle acque, gestione delle risorse naturali
8) Specie invasive non native e specie native problematiche

Interessante che interessino, a questi paladini della biodiversità, ancor meno degli OGM:

9) L'inquinamento
10) Gli eventi geologici (peraltro all'origine delle precedenti grandi estinzioni di massa)
11) I cambiamenti climatici

In sostanza oggi si stanno facendo le campagne ambientaliste sulle cose che - secondo loro - meno danno fastidio alla biodiversità di questo pianeta.

A questo punto lasciateci chiudere con uno slogan:

Un ettaro a OGM è meglio di due ettari a biologico.

La terra è poca, usatela bene.

Per la biodiversità, of course.


Nota a margine

Il PIPPO del titolo sta per: Persone Ideologiche Poco Propense agli OGM.

domenica 3 maggio 2009

Ipse dixit (n. 7)

Visto che qualcuno ci chiede ancora il perchè abbiamo scelto l'anonimato...

La maggior parte dei ricercatori, compresi i premi Nobel, sono tipi abitudinari che non nutrono per la condizione umana un interesse molto maggiore di una persona qualunque. Gli scienziati sono per la scienza ciò che i muratori sono per le cattedrali.
Fuori dal proprio lavoro, lo scienziato è una persona che conduce una vita ordinaria, tutto preso dalle preoccupazioni quotidiane, spesso immerso in pensieri banali. La maggior parte di loro, infatti, non ha mai un'idea veramente originale; essi si aprono piuttosto il cammino attraverso una massa di dati e di ipotesi. Possono essere entusiasti ma sono più sovente tranquilli, facilmente distratti da pettegolezzi di corridoio ed altre occasioni mondane. Gli scienziati sono fatti così.
Uno scienziato di successo può avere - e non sempre - qualche raro momento di ispirazione in cui pensa come un poeta. In tutti gli altri ragiona piuttosto come un contabile. Così, per la maggior parte della carriera, gli scienziati si accontentano di registrare numeri e di far tornare i conti.

La conoscenza scientifica è di tipo cumulativo. E' il prodotto del lavoro di centinaia di migliaia di specialisti il cui unico legame è la condivisione del metodo scientifico.

Il potere della scienza non dipende dagli scienziati ma dal metodo. La forza, ma anche la bellezza, del metodo scientifico è tutta nella sua semplicità. Può essere compreso da chiunque.

domenica 26 aprile 2009

OGM: Contaminazione Irreversibile (o forse no?)

Da alcuni giorni ci capita di dover discutere con persone che vivono nella paura della "contaminazione irreversibile" da OGM. Vorremmo spendere giusto 2 righe per rassicurarli.

Innanzitutto

1) il fatto di trovare, in un'epoca di "estinzioni di massa", un qualcosa che "irreversibilmente" sopravviva, tuttosommato non dovrebbe dispiacere...

peccato però che

2) se questo super-essere dovesse esistere, non sarebbe di certo un OGM oggi in commercio.

eccovi la dimostrazione:Vediamo di capire cosa significa...


Il caso Starlink

Accanto al lavoro di Crawley che dimostra come le piante coltivate (OGM e non) dopo 3 anni, se non "coltivate" (è un po' cacofonico, ma rende l'idea), spariscono dagli habitat naturali... ...abbiamo un altro interessante dato che ci rassicura sulla "non persistenza ambientale" degli OGM commerciali: il mais Starlink.

Questo mais meriterà in futuro sicuramente un approfondimento. Per ora basti sapere che era stato autorizzato (precauzionalmente) solo ad uso mangimistico perchè secondo i test in vitro erano emerse indicazioni su di una potenziale allergenicità della nuova proteina prodotta (in quanto stabile al calore e agli enzimi digestivi) .

Nel 2000 furono però ritrovate tracce di mais Starlink (a livello di DNA, non di proteina) in alcuni tacos e nel 2001 il mais Starlink fu ritirato dal mercato.

Tralasciando la vicenda sanitaria che ne seguì (che si concluse con una bolla di sapone, perchè non fu provato nessun effetto clinico associabile al consumo di questo mais), ciò che ci interessa è capire cosa successe in termini di "contaminazione" ambientale. Insomma il mais Starlink è irreversibilmente entrato nel nostro ambiente o è sparito? Saremo contaminati dallo Starlink per sempre o è acqua passata?

La risposta ce la dà l'EPA (Agenzia per l'Ambiente Americana) che si è fatta carico di svolgere dal 2001 le analisi per rintracciare la presenza Starlink nelle partite di mais. Il risultato è il grafico che abbiamo inserito in apertura a questo post. Interessante no?

In sostanza di Starlink, da marzo 2005, non se ne trova traccia nelle partite di mais americane (unico paese a coltivarlo). E non stiamo parlando di analisi che avevano come obiettivo quello di cercare la % di Starlink presente nei campioni, ma solo di verificarne la sua eventuale presenza (ovvero tolleranza zero)!


La controprova

Gli scienza-scettici verranno subito a dirci che questi dati non sono affidabili perchè l'EPA è sicuramente stata pagata dalle multinazionali per insabbiare il tutto (P.S. già che ci siamo vorremmo far notare che anche in questo caso Monsanto non c'entra nulla, lo Starlink era infatti prodotto da Aventis, ora Bayer).

Questa volta però abbiamo dalla nostra nientemeno che Greenpeace la quale, seppur assolutamente ottusa nelle sue posizioni, ci fornisce su di un piatto d'argento la controprova della reversibilità della "contaminazione" genetica. Eccovi qui infatti la mappa delle contaminazioni "mondiali" da Starlink che hanno stilato sul loro sito (con tanto di titolone ad effetto).


L'ultima "contaminazione" riportata è del 2004 (5 anni fa!!) e, nonostante tutte queste belle freccine, si è sempre trattato di "contaminazioni" ridicole (tracce o qualche 0,0x%) che in agricoltura prendono il più sensato nome di "presenza accidentale". Tra l'altro solo 2 di queste segnalazioni sono state registrate dopo il ritiro dal mercato del mais Starlink.

2000
Canada, tracce
Egitto, tracce
Giappone, tracce
Sud Corea, tracce

----------- 2001 - ritiro dal mercato ------------

2002
Bolivia, 0,1%

2004
Guatemala, tracce

In conclusione, la reversibilità della "contaminazione" genetica, soprattutto per quanto riguarda il mais che non ha specie selvetiche con cui incrociarsi nè in USA nè in Europa, è cosa nota e provata anche da coloro che più si oppongono agli OGM i quali però, nonostante l'evidenza, continuano a dire:

Il rilascio in natura di OGM tramite coltivazione e allevamento o contaminazione accidentale può produrre effetti irreversibili sugli ecosistemi. Diversamente da un inquinante chimico, gli OGM sono organismi viventi e possono riprodursi e moltiplicarsi, estendendo la propria presenza sia nello spazio che nel tempo, sfuggendo a qualsiasi controllo.

Dite che c'è da fidarsi di loro?

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