giovedì 20 dicembre 2007

I fantastici 4 (-1)

Carissimi, in queste giornate concitate si sta decidendo dei soldini per gli "ant-i".
In tutta onestà, dobbiamo dire che ora come ora non si può più far nulla (oggi il senato voterà la fiducia sul testo che contiene anche questa (ab)buff(on)ata).

Chissà però che con la Befana non arrivi magari qualche "regalino" e non ci si tolga anche qualche sassolino... chissà.

Intanto come "nostro" pensierino vi lasciamo al backstage del giro COOP degli amici sBANDAti... buon divertimento!

venerdì 14 dicembre 2007

Un nuovo pericolo incombe sulla ricerca...

mercoledì 12 dicembre 2007

De Castro, dove sei?

Noi abbiamo sempre creduto che il Ministro Paolo De Castro, ex Nomisma, giocasse a fare il "cattivo", ma in fondo in fondo, fosse un "buono". Uno che le cose le sapeva e le capiva. Ora, dopo aver visto questo emendamento alla Finanziaria approvato in Commissione Bilancio venerdì scorso, ci chiediamo: "buono per cosa?"...

Ci uniamo a SAgRi nello sperare solo che non siano altri soldi per Capanna... di danni ne ha già fatti abbastanza a questo paese.

Tagliamo le emissioni di Capanna, riduciamo l'inquinamento ambientale chiudendogli i rubinetti!
(e se COOP vuole finanziarzelo che se lo finanzi!)

_____________


Art. 56-bis.
(Istituzione fondo per Piattaforma Italiana per lo sviluppo dell'idrogeno e delle celle a combustibile).

2. A decorrere dal 2008, al fine di promuovere a livello internazionale il modello italiano di partecipazione informata del pubblico ai processi decisionali sull'emissione deliberata di Organismi Geneticamente Modificati-OGM e allo scopo di intraprendere azioni strutturali che favoriscano le filiere produttive nella dotazione di materia prima agricola esente da contaminazioni da OGM, in coerenza con le richieste dei consumatori, è istituito un apposito Fondo, denominato «Fondo per la promozione di azioni positive in favore di filiere produttive agricole esenti da contaminazioni da Organismi Geneticamente Modificati-OGM», presso il Ministero delle politiche agricole e forestali, autorità nazionale competente in materia. È data facoltà di amministrare tale Fondo anche in convenzione con fondazioni e associazioni indipendenti che operano in campo scientifico per lo sviluppo di modelli sperimentali e partecipati di governance e government dell'innovazione biotecnologica. Per la gestione del Fondo è prevista una dotazione finanziaria di 2 milioni di euro per l'anno 2008.

3. A decorrere dal 2008, allo scopo di favorire il dialogo fra scienza e società e di promuovere lo sviluppo della ricerca e della formazione avanzata, nell'ambito del principio di precauzione applicato al campo delle biotecnologie, è istituito un apposito Fondo, denominato «Fondo per la promozione della ricerca e della formazione avanzata nel campo delle biotecnologie», presso il Ministero dell'università e della ricerca. È data facoltà di amministrare tale Fondo anche in convenzione con fondazioni e istituti indipendenti. Per la gestione del Fondo è prevista una dotazione finanziaria di 3 milioni di euro per l'anno 2008.

lunedì 10 dicembre 2007

Il Capannello (n.5) - Il ritorno dello Yeti

Coscienti di come la re-visione dell'intera puntata di Porta a Porta dedicata al tema degli OGM sia ben al di là dell'umana tolleranza, vi proponiamo qui una piccola selezione gentilmente fornitaci dagli amici di Bari... comunque sempre a disposizione per commenti e osservazioni! Buona visione!!

domenica 9 dicembre 2007

Una scomoda verità... (un'altra)

Sinceramente siamo un po' dubbiosi, non sappiamo proprio cosa stia succedendo all'interno dei "Liberi da OGM"... se non che COOP ha cominciato ad uscire allo scoperto per "valorizzare" il suo investimento in questa campagna*.

Per oggi pare sia prevista la "FINE" (dopo lunga malattia) di questa campagna pseudo-referendaria, e chissà che questa non sia la volta buona, visto la precedente proroga. Ad ora però non sappiamo se ci sarà un evento di chiusura ufficiale... nè se annunceranno di aver raccolto 4, 5, 6, 100 milioni di firme contro gli OGM.
Di sicuro sono in difficoltà e questo per almeno 3 ragioni:

1) La campagna è stata un fallimento. Qui vi mostriamo altri 2 video (tra i tanti) che a noi hanno quasi fatto tenerezza.

Il primo da Milano dove noi, lanciatissimi, ci siamo messi a firmare 2 schede con lo stesso nome (il mitico Nazareno!) e siamo andati a imbucare... per poi scoprire dai ragazzi di Greenpeace che l'urna non c'era!... in ogni caso abbiamo "offerto" ugualmente le nostre firme "FALSE e UGUALI" e sono state accettate.





Il secondo (un piccolo estratto dei chilometri di pellicola inviatici) viene da Roma, dove degli amici hanno ripreso 2 povere attiviste che (invano) cercavano di fermare e far firmare qualcuno... ma si sà che i banchetti non hanno raccolto molte firme... era la gente che girava con le schede in tasca per farle firmare a parenti e amici... e chissà chi altri, appunto chissà.




Vediamo già che una domanda vi si insinua nella mente... sì, ma questi video sono di prima della proroga. Vero, ma è altrettanto vero che noi ci abbiamo provato a beccarli dopo, con scarso se non assente successo. I nostri amici di Bari ad esempio, non trovando banchetti hanno girato per ben 3 COOP. Eccovi il loro resoconto della missione:

"Ci hanno VIETATO di riprendere, fare foto eccetera.. e poi non sa niente nessuno, anzi c'era qualcuno convinto che non ci fosse più neppure l'urna (e ce l'aveva di fronte ihihih)... Tutti che dicevano che non si occupavano della raccolta delle schede e parlavano di un responsabile provinciale. Insomma con tutta la buona volontà non siamo riusciti a cavare nulla... Purtroppo non ci sono banchetti, per la città..."


2) Gli argomenti usati si sono dimostrati fallaci e pertanto inficiano la credibilità stessa dell'iniziativa (anche nel caso fossero vere le firme raccolte). In particolare ci si chiede che valore possano avere delle firme raccolte su di un quesito fallace, usando lo spauracchio della fragola-pesce, con la favola di un'Italia che non avrebbe bisogno degli OGM, nascondendo alla gente i pareri delle società scientifiche nazionali sull'argomento e quanto costerebbe cara ai consumatori quella firma, diffamando gli scienziati, minacciando giornalisti e nascondendo i dati positivi sugli OGM raccolti con i soldi dei contribuenti, perchè "scomodi"! Insomma tutto il mondo se la ride di questa Italietta! Addirittura Nature Biotechnology ci ha dedicato un editoriale dal titolo emblematico di "un'altra scomoda verità"... che vi invitiamo a leggere se masticate un po' di inglese.


3) Il risultato politico atteso, tarda ad arrivare... si è fatto un gran can-can in Europa, ma di risultati concreti ancora pochi, anche alla luce del contenzioso in WTO.

In ogni caso noi ci chiediamo
chi ci guadagnerà da una potenziale nuova moratoria europea. L'Europa? No, con tutte le sanzioni che (NOI!) si dovrà pagare (in aggiunta a quelle che arriveranno per aver firmato e non ottemperato al protocollo di Kyoto) il vecchio continente non se la passa proprio benissimo. I produttori? No, approvigionarsi con mangimi certificati OGM-free costerà di più con il rischio di metterli fuori mercato e farli chiudere (visti anche i vincoli ambientali sempre più restrittivi come la normativa nitrati). Gli agricoltori? No, a meno che non venga riconosciuto loro un premium price per le loro produzioni OGM-free (che ad oggi è solo l'1,6%, un po' pochino). Beh, allora i consumatori? No, perchè avranno un prodotto meno sano e con tutta probabilità dovranno pure pagarlo (molto) di più. Bell'affare, o no?** Ma allora, chi ci guadagnerà???


Note a margine

(*) A noi la situazione fa un po' sorridere perchè ci immaginiamo cosa succederebbe "mediaticamente" se al posto di COOP scendesse in campo Monsanto (usando magari gli stessi metodi), o se ci fosse stato uno studio che evidenziava un contenuto di tossine superiore nel mais OGM invece del contrario. E' sì, c'è sempre qualcuno che è più buono degli altri, anche se come tutti gli altri persegue i suoi "legittimi" interessi...

(**)
OGM: FISCHER BOEL, MORATORIA AVREBBE CONSEGUENZE GRAVI


(ANSA) - BRUXELLES, 26 NOV - La sospensione di nuove autorizzazioni di organismi geneticamente modificati da parte dell'Ue "avrà conseguenze molto gravi" dal punto di vista economico per il settore agricolo. Questa l'opinione espressa dalla commissaria all'agricoltura Mariann Fischer Boel, nel corso di una conferenza stampa, prima della colazione con i ministri europei dell'agricoltura durante la quale è stato affrontato il delicato dossier ogm.
Fischer Boel, rispondendo alla domanda di un giornalista circa la sospensione delle procedure di autorizzazione, ha messo in evidenza il problema del prezzo del granturco "già oggi per vari motivi più alto del 55% nell'Ue rispetto agli Usa", ma anche le conseguenze che una moratoria avrebbe sulla produzione di carne con il risultato che "si dovrà importare" carne di animali allevati con mangimi ogm in altri paesi. (ANSA). 16:28 by PUC

mercoledì 5 dicembre 2007

Questione di pelle... degli altri

Per mostrare che non siamo insensibili alle gentilezze altrui, vogliamo innanzitutto ringraziare di cuore la coalizione “Liberi da OGM” che, prolungando ulteriormente la campagna (o agonia) ci spronano a tornare ancora su questi temi consentendoci di continuare a verificare quanto di falso o di vero (ehi! noi siamo aperti a tutte le possibilità) è presente nelle loro affermazioni.

Giusto per andare avanti con quanto già intrapreso oggi vorremmo affrontare il tema della fame nel mondo e, ovviamente, gli OGM. I nostri cari amici, (non unici) difensori dei prodotti italiani e della buona tavola, sostengono, almeno stando al loro “vademecum”, di aver a cuore anche i poveri che muoiono di fame e vogliono sfatare il mito che gli OGM possano aiutare a risolvere il problema (forse sarebbe opportuno chiamarla tragedia) della fame nel mondo:


Beh, l'inizio non pare essere dei migliori, infatti ci si domanda se l’affermazione:“la produzione alimentare ... è più che sufficiente” sia mai riuscita a sfamare qualcuno nel terzo mondo (e non)...

...purtroppo no, secondo i nostri dati, ma comunque parlare a "favore" dei poveri pare faccia chic.
Sembra faccia sentire buoni (siamo anche sotto Natale), mentre i cattivi sono gli altri, le multinazionali in particolare... quelle che per il profitto farebbero di tutto. Invece i Sedicenti Liberati sono puri e lindi, quasi immacolati e, ad esempio, COOP(1) non cerca assolutamente di incrementare le sue quote di mercato nella distribuzione in Italia e non vende i suoi prodotti per guadagnarci, assolutamente no!, così come gli agricoltori, in particolare quelli della Coldiretti, non coltivano per guadagnarci, ma solo per darlo in b
eneficenza.
Loro sono filantropi, non sono mica attaccati al vile denaro, lavorano infatti senza pretendere un ghello e sudano solo per il benessere del mondo... e questa campagna non è assolutamente stata pensata per "valorizzare" (anche in termini monetari) le produzioni italiane, no!

Chiariti gli schieramenti (chi tiene i bianchi e chi i neri)... veniamo al dunque.


La Fame


A noi non piace menar il can per l'aia e, da ricercatori, ci piace porci domande concrete, reali, ad esempio: cosa possiamo fare veramente per questo bambino?

Qualsiasi cosa di concreto possiamo fare per lui è cosa buona. Il sostegno a distanza attraverso
organizzazioni umanitarie, spedire cibo, medicine, tutto aiuta a rendere la sua vita meno "misera". Chiunque si adoperi per loro, ha tutto il nostro supporto (e privatamente, nel nostro piccolo, anche noi contribuiamo).

Quando la situazione è di emergenza (carestia), è chiaro, è umano avvertire il dovere morale di dare del cibo, specialmente se, come si dice, ne abbiamo in abbondanza. Costringerli a rifiutarlo, solo perchè potrebbe essere OGM (e quindi si potrebbe perdere il mercato europeo), è quantomeno disumano, o no?

Se fortunatamente la situazione non è così critica, la cosa migliore è, in genere (giusto per non tenerli sempre asserviti ai nostri "aiuti"), insegnare loro a produrre il cibo di cui hanno bisogno. E' anche una questione di dignità, non si dovrebbe costringere la gente a vivere di elemosina.


Aumentare la produttività

Questo significa innanzitutto insegnare a usare al meglio le loro risorse. A coltivare in modo efficiente la loro terra (anche con minor impatto ambientale) e quindi, in ultima analisi, ad aumentare la produttività agricola.
La scoperta del mais ibrido (pannocchia al centro) che aumenta la produzione rispetto ai genitori (pannocchie sopra e sotto) è un semplice ma efficace esempio del ruolo della ricerca e della tecnologia.

Da lì passa la strada per migliorare le loro vite (così come da lì è passata ormai diversi secoli fa la nostra): questo infatti significa di più da mangiare e magari anche qualcosa da scambiare per ottenere altri alimenti e differenziare la dieta, medicine, attrezzi. Magari, con qualche soldino in più si riescono a mandare i figli a scuola invece di impiegarli nei campi, instaurando così una spirale positiva che li aiuti a uscire dalla povertà.

Circa 220 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni lavorano nei paesi in via di sviluppo.
Di questi, la maggioranza, il 69% è impiegato in agricoltura. Ovvero 150 milioni di bambini che lavorano nei campi... e non vanno a scuola (se non, nelle migliori delle ipotesi, saltuariamente).

Perchè sosteniamo che aumentare la produttività potrebbe aiutarli?
Beh, perchè, se si osservano le zone in cui questo aumento è avvenuto (anche grazie a quel processo che va sotto il nome di rivoluzione verde), bene o male il numero degli affamati (totale e in percentuale) è diminuito.
In buona parte dell’Africa, dove questa rivoluzione verde (per tante ragioni: climatiche, politiche, sociali, etc) non è arrivata, il numero di affamati invece è rim
asto uguale o cresce.

Quindi, se si riesce ad aumentare la produttività allora si riesce anche a ridurre la fame. E diciamocelo, non è poco.


Come si aumenta la produttività?

...con le campagne fuffa? con le manifestazioni davanti all’EFSA paventando rischi inesistenti? con le chiassate alla RAI? sbavando dietro alle veline?

Noi pensiamo di no, noi pensiamo che servano (pace(2)) educazione e tecnologia: ovvero insegnare ad utilizzare tutti gli strumenti disponibili per garantire produzioni sane (food safety) e in quantità sufficiente (food security).

Ed ecco che qui entra in gioco la genetica e, perchè no, anche gli OGM! E' sì, perchè se abbiamo delle tecnologie che aiutano a produrre di più usando meno chimica e allo stesso tempo riducendo il consumo di risorse (e.g. acqua) e la manodopera richiesta per il lavoro nei campi... beh, possiamo mandare i nostri figli a scuola!



Alcuni esempi?

Sviluppare piante resistenti ad alcune malattie aiuta ad aumentare la resa (e a garantire il raccolto!). Come nel caso della Papaya che è stato presentato egregiamente da Bressanini.
Costituire piante resistenti ai parassiti (come ad esempio il mais o il cotone Bt) aiuta a migliorare le rese, la qualità del prodotto e a ridurre l’uso dei pesticidi.
Fare piante resistenti agli erbicidi (anche con metodi classici) aiuta a controllare le erbacce che significa migliorare la produzione e ridurre significativamente il lavoro richiesto nei campi.

Ecco, sentiamo già le moltitudini che si lamentano per il fatto che le piante GM oggi in commercio sono un prodotto delle multinazionali. Questo non è sempre vero, ma anche lo fosse, non è forse vero lo stesso per le automobili, il petrolio, i computer, i farmaci, i dischi, i cibi, le TV,... l'ambientalismo?
Sì è verò, c'è poi la questione dei brevetti che però siamo sicuri abbiano un qualunque valore in molti stati africani? senza poi dimenticare che comunque non sono una novità in agricoltura... e poi i brevetti scadono, come ad esempio quello del Round-up.


Ri-distribuzione dei pani e dei pesci?

I Sedicenti però sostengono che tutto questo non serve a nulla, che per sfamare tutti, basterebbe redistribuire le produzioni già esistenti. Quindi, se in Africa, ad esempio, la Cassava viene devastata da un virus, vabbè gli daremo il nostro farro...

Prima però di domandarci quali implicazioni sottende questo ragionamento vorremmo chiedervi: secondo voi, cosa vuole dire questa figura?


(Sarà che, in buona parte, ciò che produciamo va a sfamare i nostri animali e che di eccedenze, forse, non è che ce ne sono così tante?)

Veniamo però agli esiti operativi della ridistribuzione. Per rendere possibile questa proposta dovrebbero verificarsi CONTEMPORANEAMENTE le seguenti condizioni:

1) chi produce mais e soia, continua a farlo ma invece di vendere tutto sui mercati una parte (cospicua) la regala a chi non ne ha (insomma, diventa un benefattore).
2) chi usa mais e soia per i mangimi promette, sul suo onore, di non farlo più (addio zootecnia e cotechino a Natale).
3) chi mangia carne, smette di farlo accontentadosi di cibi più poveri e, diciamocelo così sembrano anche più buoni, più genuini!
4) che tutto il surplus produttivo (che ora effettivamente esisterebbe) sia spedito e redistribuito agli affamati (a gratis)...

Ovviamente il risultato di questa combinazione è che ... gli sfamati (a gratis) difficilmente continueranno o si metteranno a coltivare la loro terra e quindi la loro condizione sarà quello di vivere per sempre di elemosina.

...e tutti vissero felici e contenti. Buonanotte!


A latere

(1) Riportiamo qui un comunicato COOP diffuso dall'ANSA (saranno usciti allo scoperto perchè Capanna non li convince più molto in quanto a presa - in giro - mediatica?). Li inviteremmo comunque ad una opportuna riflessione sulla qualità della loro informazione rimandandoli ad un nostro vecchio post, mentre vorremmo invitarvi a porre la vostra sul video in calce, potrebbe essere estremamente educativo:

OGM: COOP,GOVERNO FACCIA SUE ISTANZE 3 MLN VOTI ANTI-BIOTECH
(ANSA) - ROMA, 27 NOV - Coop, alla vigilia dell'incontro tra il presidente del Consiglio Prodi e i ministri De Castro e Pecoraro Scanio, "invita le istituzioni a far proprie le preoccupazioni espresse sugli organismi geneticamente modificati dai 3 milioni di italiani firmatari della consultazione nazionale, a cui Coop ha dato pieno sostegno, per un modello di sviluppo agroalimentare libero da Ogm. (...)".
Sugli Ogm, ricorda in una nota Coop: "la nostra prima presa di posizione risale al 1997 e si basa su principi ancora oggi condivisi: il principio di precauzione e il diritto per i consumatori di compiere una scelta informata. (...)Per ribadire - conclude Coop - la posizione riassumibile nello slogan:
conoscenza e prudenza".(ANSA). 17:36 by MON

... per inciso: conoscenza de che?






(2) Il tema della pace è un tema molto serio che non si può esaurire in 2 parole, ma vorremmo ricordare che le guerre in genere vengono fatte per desiderio di sopraffazione e di potere oltre che per per le risorse... e più queste sono un fattore limitante, Malthus insegna, più guerre ci saranno.

Già che ci siamo, altra domanda: cosa significa questo grafico?


martedì 4 dicembre 2007

Ipse Dixit (n.2)

Non sono gli errori che dobbiamo temere, ma le menzogne.

Non posso stare fuori dal gioco. Fuori dal gioco non esiste la felicità; e questa guerra in fondo è una guerra per la verità. Prima di tutto devono saltare i troni bugiardi - questa è la cosa dolorosa -, e lasciare il posto a ciò che è autentico e non manipolato. [...] Sono stato costretto a fare una scelta.


Essere uomini significa avvertire una responsabilità: vergognarsi alla vista di una necessità, anche quando è evidente che non se ne ha alcuna colpa; essere fieri del successo di un compagno; offrire la propria pietra nella coscienza di contribuire all'edificazione del mondo.


Tu devi agire, come se
da te e dal tuo agire soltanto
dipendesse la sorte delle cose
e tua sia la responsabilità.

venerdì 30 novembre 2007

Il Capannello (n.4) - Liberi "battitori"

E' con un pò di imbarazzo che noi si scrive questo post.

Sì perchè il "buon" Capanna, non pago di aver dato del venditore di tappeti marocchino a Roberto Defez, ricercatore del CNR, durante la puntata di Porta a Porta di martedì 27 novembre (il che, già di per sè, la dice lunga sulla sua visione del mondo), ha deciso di spingersi oltre tornando su di un tema a lui caro: le "signorine".

OGM:CAPANNA, DIFFIDARE DI SCIENZIATI 'SQUILLO' COME VERONESI

(ANSA) - ROMA, 29 NOV - C'é la scienza buona, che ha come primario interesse il cittadino, e quella cattiva, foraggiata da industrie farmaceutiche e multinazionali, interessata solo al profitto. "E' contro questa cattiva scienza e scienziati 'squillo'-profittuali" che bisogna lottare e di cui bisogna diffidare. Un caso emblematico di cattiva scienza è rappresentato dal prof. Umberto Veronesi".


In questo ultimo periodo, come abbiamo già avuto modo di notare, ha infatti preso l'abitudine di ricoprire di sterco, con idoneo attrezzo, il prof. Umberto Veronesi (ma non solo) e, nonostante gli sforzi fatti per farlo tornare a più miti consigli, pare non trovare pace se non nella contumèlia.
Tanto che gli è arrivata una sonora "tirata" d'orecchi addirittura dagli insigni Accademici Nazionali che qui vi riproponiamo integralmente. Prima però di lasciarvi al dotto testo vorremmo porvi una domanda: "Se Veronesi è una meretrice, Capanna che ha preso per la sua Campagna 500.000 € da COOP e compagnia, e che ha da sempre preso soldi da loro per sostenere posizioni anti-OGM tramite il suo Consiglio dei Diritti Genetici, cos'è?"


La nota degli Accademici
(i gras
setti sono presenti nel testo originale... i link sono nostri)

Questa nota, sottoscritta da 11* componenti della Accademia Nazionale dei Lincei, Sezione Botanica e Applicazioni, e della Accademia Nazionale delle S
cienze, interviene su un aspetto particolare del dibattito sugli organismi geneticamente modificati (OGM) e sull’utilizzo di alcune varietà di piante geneticamente modificate in agricoltura, auspicando che chi partecipa ai dibattiti su scienza e società, pratichi il rispetto delle reciproche posizioni e l’uso corretto e completo dell’informazione scientifica disponibile: come è successo per altre importanti applicazioni della scienza, all’inizio la novità tecnologica ha molto attirato l’attenzione dei mezzi di comunicazione. L’attenzione è continuata nel tempo, tanto che gli OGM risultano frequentemente essere oggetto, anche vivace, dell’attuale dibattito sociale e politico.


Nel 2003 una commissione mista di membri dell’Accademia dei Lincei e dell’Accademia delle Scienze detta dei XL ha prodotto la rassegna “Biotecnologie vegetali e le varietà OGM”. Il volumetto, pubblicato a cura dell’Accademia Nazionale delle Scienze, Roma (www.accademiaxl.it), può interessare a chi vuole conoscere dettagli scientifici e implicazioni sociali delle colture transgeniche; ma non si vuole qui richiamare le conclusioni a suo tempo pubblicate. Preoccupa, invece, la sistematica negazione che gli oppositori degli OGM fanno della bibliografia scientifica via via disponibile sull’argomento, ignorando in particolare i risultati degli esperimenti che certificano l’assenza di nocività per uomini ed animali di specifici OGM sviluppati finora e il contributo che le nuove varietà di piante offrono per la resistenza delle relative colture alle avversità ambientali e alle malattie, per migliorare la qualità dei prodotti agricoli e per diminuire il ricorso ad inquinanti interventi chimici in agricoltura.

Si possono anche comprendere queste “omissioni” considerando la forte polarizzazione del dibattito in corso, deplorando nel contempo l’uso di approssimazioni acritiche con cui gli OGM possono essere stati divulgati. Ciò che però non si comprende è il ruolo che viene assegnato nella discussione alla scienza e ai suoi cultori, questi ultimi da considerare un riferimento quando vengono richiesti pareri motivati da prove scientifico-sperimentali. Chi si oppone agli OGM, tuttavia, cita spesso a suo favore il parere di scienziati della cui preparazione nel settore delle biotecnologie vegetali non si è certi: si sentono dibattiti dove, senza descrivere o citare le prove, (presunti) oncologi affermano la comparsa di tumori dopo il consumo di OGM, immunologi che li definiscono allergenici, ecologi che avversano il loro uso nella pratica dell’agricoltura biologica. Non si ricorda mai, per contro, che 17 Società scientifiche operanti in Italia nei campi dell’agricoltura, genetica e sicurezza alimentare, alle quali aderiscono più di 10.000 membri, si sono dichiarate favorevoli alla sperimentazione in campo di varietà transgeniche di piante.

Far notare queste omissioni non è, tuttavia, lo scopo principale di questo intervento. La preoccupazione più grande e la ragione ultima della nota riguarda l’utilizzo, da parte degli oppositori degli OGM, di attacchi diretti al comportamento privato e alla correttezza deontologica degli scienziati le cui opinioni non sono per principio contrarie agli OGM. Le ragioni che motivano questi attacchi sono di solito: collateralismo con le multinazionali; pagamenti ad personam fatti dalle stesse organizzazioni; uso di fondi privati per ricerche che mettano in buona luce gli OGM; interessi personali a sviluppare e imporre la tecnologia transgenica in agricoltura. Anni di simili atteggiamenti verso chi seriamente, in buona fede e con competenza, opera nelle Istituzioni pubbliche o private hanno comunque generato un risultato: molti ricercatori e studiosi esperti in materia evitano ormai di esporsi in dibattiti pubblici per non rischiare intromissioni nella loro vita privata, per non essere senza obiettiva ragione attaccati o diffamati in adunanze pubbliche, nei Consigli regionali e in Parlamento, o infine per non venire screditati nell’esercizio della loro professione (una grave conseguenza riguarda l’attendibilità del loro insegnamento: spesso, infatti, questi ricercatori sono anche docenti universitari).

Quanto sopra induce gli scriventi a denunciare le azioni messe in atto, anche recentemente, contro singoli ricercatori. Esse tendono ad imporre, in materia di giudizio scientifico, verità, o falsità, di parte; offendono la libertà di pensiero e la libera espressione delle proprie opinioni; richiamano metodi di pressione politica sulle coscienze, che dovrebbero appartenere al passato. I canali mediatici pubblici e quelli privati dovrebbero dar spazio alle diverse opinioni e non appoggiare iniziative non obiettivamente documentate. Comportamenti che hanno obiettivi diversi derivano anche da posizioni politiche disattente alla necessità di informare correttamente il cittadino in questioni che riguardano argomenti scientifici.
I sottoscrittori di questa nota invitano i lettori a non interpretarla come un supporto all’uso in agricoltura delle varietà transgeniche di piante, novità per le quali prudenti criteri di valutazione e d’uso sono stati spesso suggeriti e codificati da direttive comunitarie. Essi vogliono semplicemente raccomandare, a chi partecipa ai dibattiti su scienza e società, di praticare il rispetto delle reciproche posizioni e l’uso corretto e completo dell’informazione scientifica disponibile.


A. Alpi
P. Costantino

A. Graniti

G. Martelli

L. Monti

M. Morgante

E. Pacini

A. Pignatti**

E. Porceddu

F. Salamini

G.T. Scarascia Mugnozza



(*) La Sezione Botanica e Applicazioni della Accademia Nazionale dei Lincei include 13 Membri: 9 hanno sottoscritto la nota, 2 non l'hanno sottoscritta, 2 non hanno espresso nè una posizione a favore della nota nè contraria, non avendo partecipato al dibattito. I 5 membri dell'Accademia Nazionale delle Scienze che hanno sottoscritto la nota sono i soci che si interessano di biologia e genetica vegetale applicate.

(**) Sostiene il documento specificamente dove raccomanda il rispetto di posizioni scientifiche individuali e l’uso corretto dell’informazione scientifica.

martedì 20 novembre 2007

MON863: un caso controverso... ma anche no.

Per continuare la serie: "gli scienziati divisi (o magari anche no)", vorremmo raccontare la lunga storia di un ogm apparentemente controverso (ma, come si sa, le apparenze ingannano), dando seguito ad alcune curiosità nate dopo il nostro post sul legame tra mais ogm (Mon810) e fumonisine, argomento che, grazie all'INRAN, oggi è tornato alla ribalta.

Il mais in questione si chiama MON863...

Prima di cominciare una premessa: noi crediamo che se tu hai un fratello spiantato non per questo lo sei necessariamente anche tu e ci piace applicare il medesimo principio anche agli OGM (non ci pare poi così assurdo): ogni ogm fà caso a sè e quindi si deve giudicare, appunto, caso per caso.

Nel nostro post sulla fumonisina il mais ogm cui ci riferivamo è un mais modificato per essere resistente alla piralide. Si chiama MON810 e da quando è stato approvato, ormai 10 anni fa, non ha mai dato fastidio a nessuno. Quindi non ci vergognamo a sostenere, alla luce della sua capacità di ridurre significativamente questo potente cancerogeno, che esso offra ai consumatori più garanzie di sicurezza del mais convenzionale o biologico.

Veniamo però ora al suo fratello minore che invece pare, il congiuntivo è d'obbligo essendovi la presunzione di innocenza fino a prova contraria, sia invece una testa calda. Vediamo un po' come stanno le cose...

Chi è il MON863?
Il MON863 è un mais geneticamente modificato per essere resistente non alla piralide, ma ad un'altro insetto che si chiama Diabrotica virgifera (endemico negli Stati Uniti, e dal 1992 apparso anche in Europa). Il meccanismo attraverso cui è stato reso resistente è simile a quello del fratello Mon810, gli è stato infatti insegnato a produrre una proteina, in natura prodotta dal batterio Bacillus thuringiensis (da qui il nome in codice Bt), che funziona come insetticida “naturale”. Il vantaggio delle tossine del Bacillus thuringiensis (il quale ne produce un sacco) è che sono molto specifiche e molte di esse non sono tossiche per i mammiferi e quindi nemmeno per l’uomo, questo perchè 1) vengono attivate ad un pH basico e noi abbiamo una digestione acida; 2) richiedono delle proteasi specifiche che sono presenti nello stomaco degli insetti e 3) devono legare dei recettori che noi non possediamo. In particolare per quest'ultima ragione, anche se nel mais bt le proteine sono presenti in forma già attivata, in ogni caso non provocano alcun problema per uomo e animali. E proprio perchè le tossine bt sono innocue per l’uomo, il Bacillus thuringiensis (sottoforma di spore vive) è usato largamente (dal 1920) nelle strategie di lotta biologica ed è autorizzato anche in agricoltura biologica.


Come è stata valutata la sicurezza del MON863?

Nel luglio del 2002 la Monsanto, che ha sviluppato il MON863, presenta presso le autorità tedesche richiesta di autorizzazione al commercio di mangimi e alimenti derivati da MON863. La richiesta è corredata da un dossier tecnico, che include tutti gli studi chimici sulla composizione di questo mais, i test per verificare l'assenza di allergenicitá, i risultati di studi di sicurezza sul singolo inserto genico e sui suoi prodotti (ovvero la proteina Cry3Bb1), uno studio di 90 giorni su ratti, uno studio sui polli e uno su vacche da latte. Gli studi sono stati effettuati in laboratori specializzati seguendo linee guida internazionali, ovviamente a spese della Monsanto.

Il comitato scientifico tedesco conclude che non ci sono motivi per supporre che la commercializzazione di questo mais implichi dei rischi per la salute. Come da procedura, questa prima valutazione viene resa disponibile al pubblico per commenti.

Tra i commenti pervenuti, alcune critiche sono espresse da diverse parti (tra cui la Commission du génie biomoléculaire, un organo consultivo del Ministero francese) riguardo allo studio di 90 giorni sui ratti: in esso si evidenziano infatti alcune differenze statistiche per alcuni parametri ematici.

Nel 2003 il comitato scientifico sugli ogm dell’EFSA, su richiesta della Commissione Europea, valuta tutte le critiche fatte al dossier, e conclude che nonostante si siano riscontrate alcune differenze statisticamente significative, i valori ricadono nella media della popolazione e non sono quindi ritenute biologicamente rilevanti.
L'EFSA tra l'altro afferma:
the dossier contains well-performed toxicological studies with the relevant species of animals and a statistically well-designed set-up. These studies were performed under quality assurance programs and OECD guidelines. The results of these 90-day rodent studies do not indicate adverse effects from consumption of maize lines MON 863.

Ma allora?! Come si spiega che ci siano delle differenze statisticamente significative, ma che gli esperti concludano che lo studio non indica alcun effetto collaterale?!
Beh, tutta colpa della statistica e di un italiano (vediamo se riusciamo a spiegarlo in modo comprensibile, la statistica è pur sempre statistica).

Se io vado a castagne e raccolgo 10 castagne sotto un albero, è possibile che ne trovi 2 con un "amico" al loro interno. Questo vuol forse dire che il 20% delle castagne di quell’albero sono bacate? Non lo so, magari se ripeto la raccolta (campionamento) ne trovo 4, ma è possibile anche che ne trovi 7 di bacate, ma non so se il mio risultato è dovuto a come le ho raccolte (può essere che sia stato solo sfortunato a beccarne 7 bacate!) oppure se è proprio l’albero che ha veramente il 70% di castagne bacate.

Insomma qual è la probabilità che il valore che io osservo è dovuto al caso (campionamento) oppure è un valore reale?

Per rispondere devo raccogliere più castagne. Ma più castagne raccolgo e più, in termini assoluti, castagne bacate trovo!
In sintesi, se esamino 1 parametro (n. di castagne bacate) e vedo una differenza, la differenza che osservo è magari significativa. Se però si presenta all'interno di una analisi di 100 parametri (peso, numero di aculei nel riccio, colore della castagna, presenza di "amici"...) potrebbe rientrare, se usiamo una "confidenza" del 95%, nel 5% di errori casuali dovuti al campionamento e allora quella differenza perde di significatività.

Esaminare dunque 100 parametri (o oltre 400 come nel caso del Mon863) è come fare 100 volte lo stesso esperimento: è logico aspettarsi che ci siano delle misurazioni che si presentano come significativamente differenti, ma se queste si mantengono in quel 5% di "confidenza statistica" ciò ci consente di dire che, "con tutta probabilità", non lo sono..

Nel caso Mon 863 questo è confermato anche dal fatto che andando ad esaminare le differenze osservate non c'è alcuna relazione tra dose ed effetto, ad esempio usando due livelli di assunzione nella dieta (11 e 33%). Stando ai cardini della tossicologia se una cosa è tossica, più ne mangi più ti fa male, per cui se il Mon 863 fosse tossico dovremmo osservare un effetto "negativo" proporzionalmente superiore nei topi alimentati con il 33% di Mon 863 rispetto a quelli alimentati con il 11%. Invece avviene il contrario.

Peraltro va sottolineato che, in fase di valutazione di un ogm, vengono sempre testate dosi molto più alte rispetto al reale consumo previsto di un prodotto: il 33%, ad esempio corrisponde a circa 33 grammi/kg peso corporeo/giorno, quando invece il consumo europeo medio di mais é di 17 grammi/persona/giorno, ovvero più di 100 volte inferiore (insomma è come se invece di una aspirina gliene avessero date 100 e non gli è successo nulla! Come si fa a dire che fa male sta roba!). Questo consente di avere un elevato margine di sicurezza quando si stabilisce l'innocuitá di un prodotto.


Dove sta la controversia?

Ma torniamo alla nostra storia: Greenpeace e Crii-gen (un comitato di ricerca e di informazione che si dichiara "indipendente", ma che non ha mai fatto mistero della propria posizione anti-ogm senza se e senza ma) chiedono e ottengono l’accesso al report stilato dagli esperti della Commission du génie biomoléculaire (che nel frattempo, a seguito delle chiarificazioni fornite sullo studio, aveva concluso positivamente sulla sicurezza di MON863) e, dopo l’opinione dell’EFSA, che avrebbe dovuto, almeno in teoria, fugare tutti i dubbi, ripartono più agguerriti che mai iniziando una battaglia legale per ottenere l’accesso ai dati originali dello studio della Monsanto.

I dati originali di questo studio infatti, presentati integralmente (e senza alcun tipo di occultamento) alle autorità nazionali e comunitarie, non erano ancora disponibili al “grande pubblico”. Il lavoro sarà inviato da Monsanto per la pubblicazione nel 2005 e saranno poi divulgati nel 2006 dall’inglese Food and Chemical Toxicology (senza nascondere le "differenze" riscontrate). Nel frattempo, vinto il processo, nel 2005 Greenpeace ottiene tutti i dati originali e li manda al Crii-gen per la contro-valutazione. Il Crii-gen guidato dal dott. Séralini pubblica la sua versione dei fatti nel maggio 2007 sulla rivista statunitense Archives of environmental contamination and toxicology.


Séralini nel suo articolo, pur riconoscendo a Monsanto il fatto di non aver occultato alcun dato e che la statistica utilizzata nello studio è corretta, prova una statistica alternativa e sostiene che le misurazioni dei parametri ematochimici rivelano segni di tossicità epatorenale e quindi questo prodotto non puó essere considerato sicuro.

A questo punto, urgeva un’opinione super partes per stabilire quale delle due versioni dei fatti fosse quella "credibile". Insomma delle due l'una: o è sicuro o non lo è.

L’EFSA, che è tutt'altro che un “passacarte delle multinazionali”, incaricata del riesame del dossier Mon863 alla luce delle osservazioni di Seralini, prende tempo e, data la delicatezza del tema, va con i piedi di piombo avvalendosi della collaborazione di due statistici indipendenti, della sopracitata Commission du génie biomoléculaire e dell’Agenzia francese per la Sicurezza alimentare (Afssa).

E tutti insieme appassionatamente concludono che l’allarmismo di Séralini et al. non ha fondamento...

...e vissero felici e contenti.




Alcuni note a margine dei documenti "originali":

L’Afssa tra l'altro afferma: "Ces auteurs semblent méconnaître la règle élémentaire régulièrement soulignée par la communauté scientifique et les institutions internationales, à savoir qu’une différence statistique significative ne conduit pas nécessairement à une conclusion biologique" (questi autori sembrano misconoscere la regola elementare regolarmente sottolineata dalla comunità scientifica e le istituzioni internazionali, e cioè che una differenza statistica significativa non conduce necessariamente a una conclusione biologica).
Che l’ipotesi di Séralini non fosse proprio tutta questa simpatia di credibilità, era dimostrato anche dal fatto che già nel 2004 i reni dei ratti usati in questo studio furono riesaminati “alla cieca” (cioè senza sapere da quale gruppo di animali, alimentati con Mon863 o meno, i reni provenissero) da anatomopatologi indipendenti che conclusero che non vi era alcun segno di tossicità. Ma magari tutti questi scienziati erano solo dei venduti, come si usa dire di recente.
Come spesso accade in tema di OGM (altro brillante esempio nè è il caso Ermakova) molti si domandano “perchè per fugare ogni dubbio non è stato ripetuto lo studio?”. La domanda è lecita, ma un po’ ingenua: da anni c’è un intenso dibattito sulla necessità/utilità di sacrificare animali da laboratorio per la ricerca. Problema peraltro sollevato a più riprese da gruppi animalisti non molto lontani da quelli anti-ogm (Per approfondire qui il link a un interessante post di un altro blogger, che peraltro è pure contrario agli ogm). Per questo esistono apposite commissioni etiche che valutano l'opportunità di tali sperimentazioni.

Etica vuole dunque che i test sugli animali vengano effettuati solo se necessario, e che qualora siano disponibili sufficienti informazioni provenienti anche da altri tipi di test (chimici, in vitro ecc.) i test sugli animali vadano evitati. Il caso del MON863 è un classico esempio in cui sacrificare altri animali può far piacere a chi si oppone agli OGM, ma non risulta affatto necessario. Infatti non è vero che lo studio effettuato indichi un sospetto di tossicità, e non lo dice BBB! ma: l’Istituto Roch, l’EFSA, l’Afssa, la CGB, due statistici indipendenti, per non parlare dei referees di Food and Chemical Toxicology, a nostro modo dunque un buon numero di "esperti" (di quelli veri si intende) che sostengono tra l'altro che non ci sono dubbi sulla qualità dello studio presentato nel dossier. Se poi si aggiungono anche tutte le altre informazioni disponibili su questo evento presentate nel dossier, è facile pensare che nessun comitato etico serio approverebbe una nuova sperimentazione sui ratti solo per soddisfare la curiosità di qualche "cronico" oppositore.


P.S.: Abbiamo richiamato spesso in questo post la nostra opinione (in ogni caso massimo rispetto per chi la pensa diversamente da noi) sul fatto che non si possano definire tout court "indipendenti" o "esperti" coloro che sono ideologicamente (o economicamente) schierati contro gli ogm. Parlando per esempio del dott. Séralini, ci viene infatti il sospetto che le motivazioni che lo portano a dichiarare la presenza di “segni di tossicità” (nonostante, stimandolo come ricercatore, crediamo si renda perfettamente conto che la statistica dice altrimenti) risiedano più in una certa preconcetta avversione verso il geneticamente modificato per sè (o le multinazionali, o magari anche solo simpatia per coloro che sostengono il suo comitato) piuttosto che nei dati sperimentali. Sarà poi un caso che già prima che la discussione sullo studio in questione cominciasse (ovvero nel settembre 2002) il Crii-gen dichiarasse la sua “avversione” a priori verso questo mais resistente alla Diabrotica?

giovedì 15 novembre 2007

Questi dati non dovevamo vederli! Quali altri?

E' di questi giorni la notizia che l'INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione) ha tenuto in un cassetto per due anni (dicasi 2 anni, 730 giorni, 17520 ore o, se preferite, 63 milioni di secondi), su ordine di chi, ancora non si sa, questi dati sul contenuto di fumonisine (di cui già lungamente parlammo) del mais Bt (OGM) e del mais convenzionale. Dati ottenuti da una sperimentazione pubblica. Secondo voi perchè?


Cosa dice questa tabella?

Nel 2005, all'interno del progetto "OGM in agricoltura", sono state esaminate due varietà di mais convenzionale e le due "isogeniche" GM, cioè identiche, ma con in più il carattere Bt (resistenza alla piralide). Cecilia isogenico di Elgina (Bt) e P66 isogenico di P67 (Bt).

Beh, le 2 varietà GM hanno prodotto 48 e 31 quintali in più per ettaro rispetto al mais convenzionale, cosa che non dispiacerebbe a nessun agricoltore, ma questo dato dall'INRAN lo fecero uscire, in calce, scritto in piccolo, ma almeno ce lo fecero sapere.
Solo che, oltre a questo più che rilevante aumento di resa, gli OGM presentavano (ultima colonna) 1/100 del livello di fumonisine presenti nelle varietà convenzionali. Ovvero: il mais Bt è risultato essere molto più sano e più sicuro del mais convenzionale...

Buono a sapersi, no?

Eh no! Ci si rende subito conto che questo dato, se reso pubblico, sarebbe una bomba! Pensate, uno studio indipendente, pubblico, eseguito da gente, come vedremo, dichiaratamente anti-OGM e contro le multinazionali (en passant, che ipocrisia essere contro le multinazionali e poi usare tutto quanto loro producono) che dimostra che un OGM, prodotto da una multinazionale, è più sicuro di quello che fino ad ora abbiamo mangiato... esiste forse un dato più credibile?

...e così, qualcuno, a qualche livello, ha detto NO! Questo mai!
E allora? Occultare, occultare, occultare.


Da dove viene questa tabella?


Come tutti sanno, il precedente ministro dell'agricoltura, Alemanno, ha più volte esternato la sua "antipatia" verso gli OGM, l'ultima su Tuttoscienze del 14 novembre scorso in cui alla domanda: "E' sicuro che non ci siano pressioni [per insabbiare i dati positivi sugli OGM, Ndr]?" ha risposto: "Posso dirle una cosa: in Italia gli Ogm non passeranno!".

Però, forse in un attimo di equanimità, stanziò 6,2 M€ per svolgere un "mega" progetto per studiare gli OGM nel contesto italiano. Bene, direte voi. Finalmente un po' di chiarezza.

Beh, ripondiamo noi, dipende da cosa ci si fa con 6,2 M€. Dipende dal proprio concetto di equanimità.

Se li si usa, ad esempio, per fare dei sondaggi chiedendo alla gente se gli OGM fanno male, forse così ben spesi non sono
(se la gente pensa che il sole giri attorno alla terra... questo lo rende "vero", o anche solo ci permette di capire se è "vero"?).

Se li si dà a Capanna per preparare la sua iniziativa anti-OGM, forse così ben spesi non sono (consentire a Capanna di far vedere dei documenti scientifici originali, che non ha letto, solo per dare credibilità alle sue bislacche affermazioni sugli OGM, ci pare francamente un risultato assai deludente e deprimente).

Se li si spende per fare una prova sperimentale sugli OGM per valutarne le performance agronomiche e la sicurezza alimentare, ecco magari sì, così sarebbero ben spesi
. Ah, ma per la prova sperimentale in campo sono stati spesi solo 75.000€...

...e, di grazia, si può sapere gli altri 6,1 M€ per cosa sono stati spesi?

Vabbè, non stiamo a spaccar er capello in 4... e rimaniamo su quei 75.000€ e per cosa li hanno usati...

Dicevamo dunque che Alemanno lanciò il progetto, faraonico, “OGM in agricoltura” incaricandone l’INRAN, e più precisamente il
dr. Giovanni Monastra, uno dei suoi uomini.
Un uomo assolutamente super partes. Ad esempio in un’intervista alla domanda “Gli OGM panacea dei problemi mondiali dell’alimentazione?" risponde:"Una sciocchezza sostenuta dalle multinazionali del settore e da certi idioti che pretendono di essere degli scienziati. Gli OGM sono funzionali alla politica di conquista dei mercati da parte delle aziende che vogliono accaparrarsi l'agricoltura mondiale con i brevetti" (su questo in futuro torneremo, ma intanto leggetevi questo bel post di Dario Bressanini).
Altre esternazioni sugli OGM le potete trovare qui, l’inglese è penosetto, ma tutto sommato si capisce ancora il contenuto. Per maggiori informazioni su Monastra potete poi visitare la sua home page.

Bene, Monastra aveva il compito, anche per dare un minimo di serietà al progetto, di fare una prova sperimentale in campo aperto, ma era in difficoltà, non sapeva dove andare a piantare il suo mais per via di tutte queste leggi leggine leggette che di fatto impediscono alla ricerca anche di respirare.
Così entra in contatto con la Lombardia, regione più possibilista, e incarica il prof. Maggiore di sovrintendere al campo sperimentale. Alternative non ne aveva, ma mai errore più grave fu fatto.
Maggiore è infatti uno che in campo ci sta da una vita ed è uno scienziato intellettualmente onesto che va al fondo delle questioni. Quindi, quando si accorge che l'attacco della piralide è molto più forte sul mais convenzionale si domanda se questo non possa influire sul contenuto in fumonisine e si attrezza per fare delle analisi avvisando, anche per iscritto, l'INRAN. Per una ricostruzione del carteggio vi rimandiamo al sito di SAGRI.

E' vero dunque, l'INRAN non ha mai incaricato il prof. Maggiore di svolgere queste analisi. Nè ha incaricato la dr.ssa Miraglia. Se fosse dipeso dall'INRAN queste analisi nemmeno sarebbero state svolte. Se oggi sappiamo che il Mais Bt è più sicuro e sano di quello convenzionale lo dobbiamo solo all'intelligenza, alla libertà e alla passione di questi 2 ricercatori.

Intelligenza, libertà e passione che l'INRAN ha tenuto chiuse in un cassetto per 2 anni.


P.S. L'Europa dal 1985 al 2000 ha speso 70 M€ per studiare gli OGM. Ne sono uscite 1.800 pubblicazioni. L'Italia ne ha spesi 6,2. Quante pubblicazioni? Magari ce ne è sfuggita qualcuna, ma dai nostri conti risultano: ZERO...

...la montagna NON ha partorito un (solo) topolino.
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