mercoledì 17 dicembre 2008

Ritorno al futuro - Parte II

Siccome ci piace provocare e battere il ferro finchè è caldo, torniamo sull'argomento polli, cercando di aggiungere qualche dato di prospettiva (anche storica).

Ad esempio... vediamo cos'è successo negli ultimi 50 anni in questo paese alle nostre foreste.


e proviamo ad interrogarci se questo fatto "forestale" sia o meno isolato e se abbia, magari, qualcosa a che vedere con i nostri polli...


(in questa rielaborazione del "vecchio" grafico ho introdotto 2 elementi nuovi. In verde la terra che useremmo se (pur) innovando non avessimo aumentato i nostri consumi di carne di pollo. In giallo gli ettari effettivamente oggi coltivati a mais in Italia.)


Come stanno le foreste nel nostro paese?

A nostro avviso bene, anche se sarebbe meglio farlo dire ai numeri: vediamoli.


Secondo i dati raccolti dal Corpo Forestale dello Stato dal 1950 ad oggi la superficie forestale italiana è passata da 5,6 a 10,6 milioni di ettari. Un bel +5 milioni di ettari di foreste in 50 anni. Niente male! (Tanto per capirci, corrisponde più o meno ad una superficie pari a quella di Friuli, Emilia e Toscana insieme).

Merito delle lotte di Greenpeace? Legambiente? WWF?
mmmmmmmmhmmmmmmm, dibitiamo.

Essendo però noi di parte (oggi a dire le cose come stanno si finisce sempre che si è di parte) prenderemo a prestito le parole dei professori di professione:

"[Si ha l']espansione delle foreste, per effetto soprattutto di processi di ricolonizzazione naturale di ex-coltivi abbandonati in aree montane e collinari..."

A supporto di questa ipotesi di espansione, per abbandono dei terreni marginali, vi è il fatto che il processo è visibile in più aree collinari/montuose...


...e al contempo si è assistito ad una contrazione della superfie agraria che è scesa da 22 a 14, 7 milioni di ettari. Un - 7,3 milioni di ettari!


Certo, parte di questi 7 milioni di ettari sono finiti in strade, rotonde e villette a schiera, ma buona parte sono diventati foreste... tanto che c'è chi si interroga su come coltivare queste aree in modo efficiente (sì, anche i boschi vanno coltivati, cosa pensavate?) e chi lamenta addirittura una "banalizzazione" del paesaggio montano.


Alcune riflessioni (per farla breve)

Questo aumento dei boschi è stato causato principalmente dalla messa fuori mercato delle agricolture marginali.

Dopotutto, quale significato economico ha oggi coltivare il grano a 2.000 metri o sui terrazzamente apenninici?
Questa pratica, rilanciata dalla battaglia del grano, ha avuto un suo significato fino a circa gli anni '50, anche se ancora oggi qualcuno tenta di preservarla - con alterni risultati.

Oggi,
grazie all'efficienza dell'agricoltura di pianura, moltissime aree messe a coltura in quegli anni sono state nuovamente rese all'ambiente.

Ed ecco qui 2 osservazioni su cui riflettere:


1) Senza innovazione non ci può essere un progetto per la sostenibilità.


E' evidente come l'innovazione abbia aiutato a contenere l'impatto ambientale agricolo collegato all'aumento della produzione e del consumo di carne. Ancor più evidente è l'impatto dell'innovazione su di un mercato che si presentasse a domanda pressochè costante (quale quello del consumo di carne oggi in Italia, ormai saturo).

In sostanza l'innovazione agricola consente un uso razionale delle risorse (in ogni scenario), non riconoscerlo significa condannarsi a sprecare risorse in un mondo che non è che oggi ne abbondi.
2) La razionalizzazione delle risorse porta alla tutela ambientale.

Sebbene sia ovvia l'osservazione che se si ha fame si coltiva ogni centimetro di terra utile e si mangia qualunque cosa, sfruttando tutte e totalmente le risorse disponibili (mors tua, vita mea), lo è meno la coscienza che un uso razionale delle risorse porta a politiche (in alcuni casi quasi strutturalmente) ambientaliste. Questo è ad esempio il caso delle foreste italiane che senza innovazione agricola non esisterebbero, mentre oggi ci interroghiamo non tanto su come crearle o preservarle, ma semmai su come valorizzarle, visto che circa la metà è incolta.



Nota a Margine


Qualcuno potrebbe obiettare che noi (Italia), nonostante l'innovazione, non siamo autosufficienti. Vero. Questo però significa, in termini globali, che tutto ciò che ci serve e non ci produciamo da soli, lo dobbiamo far produrre a qualcun altro che userà terra sua (con tutto ciò che ne consegue) per soddisfare i nostri bisogni.

Ovvero: più inefficienti saremo e più creeremo ed esporteremo problematiche ambientali.

Meglio innovare, no?

giovedì 11 dicembre 2008

Ipse dixit (n.6)

“Nella pratica della medicina, negli approcci della gente all'agricoltura e al cibo, nelle politiche per ridurre fame e malattie e in molte altre questioni pratiche, c'è un movimento sotterraneo irrazionale che mette a rischio il progresso basato sulla scienza e perfino la base stessa della nostra democrazia.

"Questa irrazionalità emana da un nuovo tipo di fondamentalismo, un fervore per il ritorno alla Natura senza alcun ripensamento, che vede la scienza e la tecnologia come i nemici".

Dick Taverne - The March of Unreason

Citato in "Vox, Overrated. Sometimes politics has to take a backseat to science." di Henry I. Miller su NATIONAL REVIEW ONLINE.

______________


"Vogliamo costruire una comunità con meno imbecilli? Il momento è favorevole.

"Non tutti i mali vengono per nuocere. La crisi economica e morale - che è anche crisi della politica - può aiutarci ad aprire gli occhi.

"Con la recessione in atto perchè non investiamo in infrastrutture diffuse e energie rinnovabili, anzichè buttare risorse nel ponte di Messina, nelle centrali nucleari, negli OGM?

"Imbecille viene da "in" e "baculum" ("bastone"). E' tale chi ha sempre bisogno di un sostegno, che però non trova. Coraggio: nella società c'è posto per molti imbecilli in meno."

Mario Capanna, Libero 09.12.2008


Certo, era da tempo che pensavamo che Capanna avesse perso il "baculum", però non ci aspettavamo da lui tanta veemenza nel richiedere per questo la sua stessa defenestrazione. Bah...


Vabbè, beviamoci su.

giovedì 4 dicembre 2008

Ode al latte crudo!

Questo post è dedicato a tutti i cultori del caro mondo di una volta. A coloro i quali piacciono i gusti di una volta, come quello del latte... e che tutta questa scienza ha ormai rovinato.



Ecco, è dedicato a tutti voi. Perchè è giusto che anche voi sappiate che, oltre a ridurre gli imballaggi, ad accorciare la filiera, a risparmiare 4 soldi...



...rischiate pure la pelle...


L'articolo completo del Riformista lo trovate qui.

Pensateci bene prima di acquistare e consumare latte non pastorizzato!


P.S.: ma un tempo le biciclette non andavano a pedali? (vedi primo video)
Se oggi vanno a motore non dobbiamo forse ringraziare i prodigi della scienza o no?
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