mercoledì 30 gennaio 2008

In Nomine Nomisma

Forse non tutti sanno chi è Nomisma, sebbene sia stata citata a più riprese nei nostri post quale fonte qualificata di informazione sul tema "economia-OGM", e quindi, prima di entrare nel merito vale la pena rinfrescarci un po' le idee e vedere da dove viene fuori.

Nomisma è una società che nasce nel 1981 per mano del nostro (ormai ex) primo Ministro Romano Prodi. Da allora si è costruita fama di essere una società seria e affidabile per svolgere studi di natura economica.

Caso vuole che l'abbia presieduta dal 2001 al 2004 anche un'altra nostra conoscenza, sì, proprio quel Paolo de Castro, uomo di Prodi, che in questi giorni pare non saper più chi è e da dove viene.

Bene, chiarito questo procediamo oltre...


Nomisma e gli OGM

Nomisma entra per la prima volta nella querelle OGM proprio nel 2004, quando, in un report sviluppato per Assalzoo, conclude sottolineando come la soia OGM-free italiana non basta nemmeno per sostenere le nostre filiere DOP, già oggi infatti i nostri prodotti di punta fanno largo uso di soia importata etichettata esplicitamente come "contenente OGM". Fine primo round.

E' di questi giorni invece il secondo. Se prima il grosso tema era la soia ora Nomisma torna nella bagarre per dire che anche il mais non è che se la passi bene. Diamo un'occhiata ai dati...



I numeri Nomisma


Fatto salvo che per la soia vale il "nulla di nuovo sotto il sole", per il mais Nomisma sostiene invece che le cose stanno cambiando rapidamente. Per vari motivi (da noi liberamente riadattati e semplificati):


1) Le rese per ettaro di mais in Italia dal 1999 ad oggi non sono più aumentate, mentre aumenta il fabbisogno (anche a causa di usi "non-food").

2) Se nel 2001 l'Italia si produceva il 98% del suo mais (da seme americano, ma queste sono sottigliezze, se volete) oggi se ne produce solo l'87%... con conseguente aumento delle importazioni (si stima si arriverà ad un +233%).

3) I paesi grandi esportatori fanno da tempo largo uso di OG
M e, visto il crescere della domanda mondiale, comparata anche con la nostra, potrebbero benissimo decidere di snobbare il nostro mercatino se gli creiamo troppi problemi (inutili, n.d.r.) in termini di standard di purezza "genetica" (in questo periodo particolarmente viene un brivido giù per la schiena a parlare di certe cose) e quant'altro.

4) Il farsi sempre più stringente delle normative sulle micotossine e il ciclico ripresentarsi di altre problematiche (siccità, diabrotica, etc), senza poter utilizzare innovazioni atte a contenerle efficacemente (che invece tutti gli altri possono e potranno utilizzare) ci metterà in una posizio
ne di doppia debolezza:

- da un lato dovremmo destinare porzioni importanti del
la nostra produzione a scopi "poco nobili" in quanto, queste sul serio, risultano "contaminate" (costringendoci peraltro ad aumentare le importazioni e riducendo così il reddito dei nostri agricoltori);

- dall'altro a perdere potere contrattuale continuando a perseguire un mercato "nazionale" OGM-free, in un mondo che sta invece rapidamente muovendosi verso un uso importante di queste nuove tecnologie per rispondere a pressanti problemi di sostenibilità e redditività agricola. Il tutto con l'unico esito di diventare un mercato problematico e periferico che è costretto a far pagare molto caro ai suoi "consumatori" la scelta suicida di un sistema agricolo "bulgaro".



Questo era con parole nostre, eccovi invece quelle pari-pari di Nomisma:


I margini di manovra affinché l’Italia possa continuare a perseguire un’opzione non ogm diventeranno sempre più limitati, se si considera come il mais non gm disponibile sui mercati internazionali si potrebbe ridurre dagli oltre 43 mio. t. attuali ad un intervallo compreso tra 13 e 26 mio. t..

In secondo luogo è probabile che, diventando un bene più scarso, il mais non gm veda aumentare il suo prezzo ben oltre il 4% di differenziale attuale, con un aggravio dei costi di approvvigionamento a cascata sulla filiera.


Infine, con una domanda da parte dei Paesi emergenti che nei prossimi anni potrebbe crescere vertiginosamente, il mais sarà sempre di più una commodity strategica sui mercati globali. Il potere dei pochi Paesi esportatori è destinato ad aumentare: quali acquirenti privilegeranno, dati i volumi delle rispettive domande?


In sostanza avremo un prodotto meno sano che pagheremo di più!
Come si suol dire: chi ha orecchie per intendere, intenda (chissà se a de Castro fischiano...)

lunedì 28 gennaio 2008

Ahinoi, Prodi è caduto!...

No, questo post non vuole assolutamente essere "politico", non è nel nostro stile, nè nel nostro DNA, ognuno di noi ha le sue idee in merito, ma l'amarezza che vorremmo condividere qui (per quel che è l'oggetto di questo blog) è un'altra ed è, se ce lo concedete, un po' più "Politica".

Dovete infatti sapere, cari lettori, che in questi giorni non abbiamo postato nulla perchè nelle nostre perlustrazioni web, ci eravamo imbattutti in un documento interessante, e stavamo cercando di capire che fine avrebbe fatto.

Si tratta dell'Interpellanza urgente 2/00901. Avrebbe dovuto essere discussa alla Camera dopo la Befana (precisamente il 17 - si veda la lettera I), ma poi, grazie alle dimissioni di Mastella e poi alla sfiducia al Governo è stata messa in un cassetto (se non peggio)... e chissà se troverà mai una risposta. Da qui la nostra amarezza. Vediamo insieme cosa si chiedeva in quell'interpellanza.


Cos'è un'interpellanza urgente?

Siamo sicuri che molti di voi si sono grattati la testa leggendo "interpellanza urgente", ecco, vorremmo chiarire che non ha nulla a che vedere con le urgenze fisiologiche! (dobbiamo ammettere che la prima volta che abbiamo sentito dire con orgoglio:"ho depositato un'interpellanza urgente" abbiamo anche noi pensato: anche noi lo facciamo, ma non ce ne vantiamo e in genere tiriamo pure rapidamente l'acqua che nessuno lo sappia!).

Per fugare dunque ogni equivoco sarebbe opportuno innanzitutto sapere cos'è e poi, nella fattispecie, perchè ci addolora tanto il fatto che non sia stata discussa.

Prendiamo dunque il Regolamento della Camera articoli 136-138 e leggiamo ad alta voce:

Art 136

1. I deputati p
resentano le interpellanze al Presidente della Camera.
2. L'interpellanza consiste nella domanda, rivolta per iscritto, circa i motivi o gli intendimenti della condotta del Governo in questioni che riguardino determinati aspetti della su
a politica.

Art 138-bis

1. I presidenti dei Gruppi parlamentari, a nome dei rispettivi Gruppi, ovvero un numero di deputati non inferiore a trenta possono presentare interpellanze urgenti. (...)
2. Le interpellanze urgenti, presentate ai sensi del presente articolo entro la seduta del martedì precedente, sono svolte di norma in ciascuna settimana nella seduta del giovedì mattina.


Interpellanza urgente 2/00901

Veniamo dunque all'interpellanza in oggetto, promossa dall'on. Tortoli, e firmata da altri 38 parlamentari, la quale poneva alcune questioni interessanti (e qui la distinzione tra destra e sinistra non ha più nessun valore), svolgendo peraltro alcune considerazioni tutt'altro che peregrine sul panorama dell'agricoltura italiana. Quasi quasi, verrebbe voglia di averla scritta noi questa Interpellanza!!! anche perchè, seppur non esplicitamente, ci citano!!!

Partiamo dalle premesse (link et al sono nostri):

Gli OGM (organismi geneticamente modificati) sono un'innovazione tecnologica in agricoltura presente sul mercato mondiale dal 1996 che ad oggi, secondo i dati ISAAA, interessa oltre 100 milioni di ettari e 9 milioni di agricoltori a livello mondiale, inclusi alcuni paesi europei come Spagna, Francia, Germania e Romania;

ad oggi sono disponibili oltre 6.000 pubblicazioni dalle quali non emergono dati che testimonino o che suggeriscano una pericolosità maggiore rispetto alle colture e tecnologie convenzionali dal punto di vista ambientale o sanitario per gli OGM autorizzati. Tale indicazione viene anche dalle più importanti Agenzie che si occupano di salute e sicurezza dei cittadini, come l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e l'Organizzazione mondiale della Sanità (WHO), la FAO, le Nazioni unite e tutte le più prestigiose Accademie scientifiche mondiali, inclusa la Pontificia Accademia per le Scienze;

esiste a livello Comunitario un sistema regolatorio per gli OGM che non ha eguali per nessun altro prodotto alimentare in quanto a precauzione e richiesta di approfondimento scientifico dei potenziali rischi ad essi associabili (direttiva 2001/18/CE e, in precedenza, direttiva 90/220/CEE) e che inoltre prevede, a tutela della libera scelta del consumatore (regolamento (CE) n. 1829/2003), che tutti i mangimi e i prodotti alimentari debbano riportare in etichetta la dicitura relativa alla presenza di OGM qualora questa superi la soglia di presenza accidentale e in ogni caso ne è richiesta la tracciabilità (regolamento (CE) n. 1830/2003);

seguendo tali norme, 18 OGM in Europa sono stati finora autorizzati per vari impieghi: per la coltivazione, l'importazione o la trasformazione, come prodotti per l'alimentazione degli animali e come prodotti per l'alimentazione umana;

l'Italia importa ogni anno, secondo i dati FAO e Nomisma, 4 milioni di tonnellate di soia e derivati, circa il 92 per cento del fabbisogno italiano, da paesi grandi produttori che coltivano soia GM al 50-100 per cento e la gran parte dei mangimi utilizzati in Italia, secondo il regolamento (CE) n. 1829/2003, è etichettata come contenente OGM;

il 71,5 per cento dei consumi delle filiere DOP fa uso di mangimi con OGM senza per questo inficiare la qualità e la sicurezza alimentare, né tantomeno l'immagine, delle produzioni;

l'Italia inoltre fino al 2001 era uno dei paesi europei più vivi in tema di ricerca pubblica e sperimentazione in questo settore, con interessanti progetti mirati alle colture tipiche del nostro paese;

tali iniziative sono, da allora, impedite nel nostro paese sulla base di motivazioni che, pur presentate come scientifiche, non hanno nulla a che vedere con la scienza;

per verificare l'impatto d'uso degli OGM sui sistemi agricoli italiani il MiPAF ha stanziato nel 2003 6,2 Meuro, incaricando l'INRAN di coordinare le attività di ricerca del progetto: «OGM in Agricoltura», progetto nel quale non risultano essere coinvolti i principali ricercatori italiani che operano nel settore;

all'interno di tale progetto sono stati spesi 75.000 euro per studiare gli OGM in campo aperto, ma, secondo quanto riportato da SAgRi e anche da alcuni media internazionali, risulta che dati rilevanti per la salute dei cittadini, quali il contenuto di fumonisine, un potente cancerogeno che è presente in quantità di gran lunga inferiori nel mais OGM, siano stati volutamente tenuti nascosti in quanto favorevoli alla tecnologia;

si è recentemente conclusa una campagna contro gli OGM durata diversi mesi e guidata della Fondazione per i Diritti Genetici, un'organizzazione finanziata e sostenuta da aziende e organizzazioni pregiudizialmente contrarie agli OGM e che risulta, attraverso il Consiglio per i Diritti Genetici ad essa collegato, essere stata coinvolta anche nel progetto: «OGM in Agricoltura»;

la Fondazione per i Diritti Genetici in tale campagna si è unita a realtà, quali Greenpeace, che ancora oggi attaccano duramente ed in modo diffamatorio alcuni produttori nazionali, come il Consorzio del Parmigiano Reggiano, solo perché utilizzano anche soia GM nella propria filiera;







a conferma di ciò il Consorzio del Parmigiano Reggiano si è visto costretto ad aderire alla campagna contro gli OGM affermando al contempo di esigere la facile reperibilità a costi competitivi di materie prime non OGM e rifiutando di svolgere il ruolo di capro espiatorio per lotte ideologiche che si giocano su altri tavoli;

la campagna contro gli OGM si è peraltro caratterizzata per gli attacchi personali e gratuiti ai ricercatori aperti verso questa innovazione tecnologica e a istituzioni che con professionalità e credibilità vegliano sulla nostra sicurezza alimentare;

si è inoltre caratterizzata per l'omissione sistematica dei dati scientifici disponibili sull'uso di OGM in agricoltura e dei pareri scientifici più autorevoli su questa materia, non da ultimi i Consensus Document stilati dalle Società Scientifiche Italiane, preferendo argomentazioni propagandistiche ed immagini atte a generare paure e perplessità nella gente quali la ormai famosa, anche se inesistente, fragola-pesce;

tali atteggiamenti sono stati stigmatizzati in una lettera datata 30 novembre 2007 e sottoscritta dai principali Accademici dei Lincei e dei XL che si occupano della materia;

questa campagna ha previsto un simil-referendum che richiede agli italiani la firma sul quesito: «Vuoi che l'agroalimentare, il cibo e la sua genuinità, siano il cuore dello sviluppo, fatto di persone e territori, salute e qualità, sostenibile ed innovativo, fondato sulla biodiversità, libero da OGM?»;

con tale raccolta firme Mario Capanna, Presidente della Fondazione Diritti Genetici, mira di fatto ad impedire ai nostri ricercatori ogni forma di sperimentazione in campo su prodotti anche di interesse nazionale;

Mario Capanna ha chiaramente espresso il suo intento di usare le firme raccolte come volano politico in Italia ed in Europa per imporre una moratoria a tempo indeterminato sull'importazione e la coltivazione di prodotti OGM;

come dimostrato da diversi video diffusi sulla rete, tale raccolta, per un totale dichiarato di 3.068.958 firme, è avvenuta senza alcun controllo dell'identità dei firmatari e senza alcuna possibilità di verifica della effettiva veridicità delle informazioni dichiarate dalla coalizione promotrice;

nonostante ciò il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, in un comunicato stampa diramato il 3 ottobre scorso, ha affermato di voler sostenere direttamente l'iniziativa anche attraverso progetti di comunicazione;

nella legge Finanziaria per il 2008 è stato possibile ritagliare un finanziamento di 5 milioni di euro per due fondi che riguardano le biotecnologie, gestiti rispettivamente dal Ministero delle politiche agricole e forestali, «Fondo per la promozione di azioni positive in favore di filiere produttive agricole esenti da contaminazioni da Organismi Geneticamente Modificati-OGM», e dal Ministero dell'università e della ricerca, «Fondo per la promozione della ricerca e della formazione avanzata nel campo delle biotecnologie», entrambi i fondi prevedono il coinvolgimento di «fondazioni e istituti indipendenti» non meglio specificati.


Fin qui le premesse, che già di per sè paiono niente male... ora vediamo cosa gli interpellanti hanno chiesto al nostro (solo sulla carta) Miglior Ministro dell'Agricoltura degli ultimi decenni: Paolo De Castro (da non confondere con Camilla):


1) come sia avvenuta la ripartizione dei fondi all'interno del progetto: «OGM in Agricoltura» ed in particolare quale sia il grado e l'entità del coinvolgimento del Consiglio, o la Fondazione, per i Diritti Genetici;

2) perché dalla realizzazione del progetto siano stati esclusi i principali ricercatori italiani che da anni operano nel settore quali ad esempio: il professor Sala, il professor Mezzetti, il professor Salamini, il professor Fogher, il professor Spena, il professor Casati, il professor Frisio e molti altri ancora;

3) perché non sia stata prevista dal progetto una valutazione dei costi operativi di una scelta obbligatoria OGM-free per la filiera zootecnica e per i consumatori, oltre ad una valutazione dei costi per la non adozione della tecnologia da parte della filiera maidicola;

4) come il MiPAF intenda informare i cittadini del contenuto inferiore di fumonisine nel mais OGM, dato fino ad ora occultato, e quali provvedimenti esso abbia preso nei confronti del responsabile dell'occultamento per tutelare la credibilità, anche internazionale, delle nostre Istituzioni;

5) quali siano le ragioni per le quali il MiPAAF abbia inteso patrocinare e dare sostegno economico alla campagna «liberi da OGM» che si è distinta per gli attacchi personali a ricercatori e giornalisti, rei solo di non essere contrari all'uso di OGM, e per l'assenza di basi scientifiche come anche sottolineato dagli Accademici dei Lincei e degli XL;

6) come intenda il Governo gestire i fondi previsti in finanziaria: in particolare si richiedono rassicurazioni sul fatto che dagli enti possibili beneficiari saranno esclusi la Fondazione ed il Consiglio per i Diritti Genetici che in questa campagna si sono distinti per la loro non indipendenza e la mancanza di competenza scientifica, mentre si attendono invece conferme sul fatto che essi saranno piuttosto destinati al mondo scientifico competente, per svolgere una corretta informazione sulle biotecnologie in agricoltura e le diverse opzioni tecnologiche oltre che per riaprire una seria ricerca in campo aperto, da troppi anni ferma nel nostro paese, come previsto anche dalle Direttive comunitarie.


Tutte domande che, purtroppo ora, con tutta probabilità, non troveranno mai una risposta.

venerdì 4 gennaio 2008

Buon 2008!

Carissimi e affezionatissimi lettori di BBB! Buon Anno!!

Dopo questa, purtroppo, sempre troppo breve pausa siamo tornati. Cogliamo dunque l'occasione per fare un po' il punto della nostra esperienza insieme... e perchè no, anche qualche riflessione (molto breve).

In questi 4 mesi di intensa attività ci siamo dati 35 appuntamenti per raccontandoci cosa stava succendo nel nostro paese in tema di OGM e dintorni, per un argomento così "marginale" un vero sproposito, almeno all'apparenza.

Eppure si ha quasi l'impressione che il tema OGM riesca, come pochi altri, a riunire in sè in modo esemplare ed esemplificativo tutti i vizi dell'ideologia e allo stesso tempo del clientelarismo più becero.

In questi mesi abbiamo infatti assistito ad una serie infinita di casi da manuale di propaganda, di malafede scientifica e non, di elemosina politica, di insulti gratuiti e di minacce a chi non accetta di allinearsi su posizioni anti-OGM.

Chissà che questo nuovo anno ci porti invece un po' di serietà e di onestà (almeno intellettuale), questo è il nostro augurio... magari insieme ad un po' di pace, quella vera. Buon anno!

P.S. Nei prossimi giorni nuovi e gustosi aggiornamenti... a presto!
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