domenica 16 maggio 2010

Se io fossi Galan, sugli OGM...

Se io fossi Galan sarei molto diretto. Convocherei un tavolo di lavoro riservato dove inviterei Coldiretti, Confagricoltura, CIA, i maiscoltori, Futuragra, i consorzi del Grana, del Reggiano, del Parma e del San Daniele, l'AIA, l'ANAS... e direi loro:
Carissimi, io sono il vostro Ministro. Sono al vostro servizio, ogni mia azione è volta a rendervi la vita più facile, a risolvere i vostri problemi. Per cui, sul tema degli OGM, voglio discutere con voi la strategia migliore. Voglio decidere con voi se dire di sì o di no.

Tenete però presente una cosa, io sono una persona onesta. Non chiedetemi di mentire. Nè tentate di prendermi in giro. Non sono uno sciocco.

Ditemi dunque, secondo voi, devo dire di sì o di no agli OGM?

Sappiate che se la vostra richiesta sarà per il no. Sarà un no totale. Se ritenete che gli OGM facciano davvero male alla nostra agricoltura, all'immagine della nostra agricoltura, io mi impegnerò a dare operatività, nei limiti consentiti dalla legge, alle delibere anti-OGM da alcuni di voi raccolte e farò, come prima cosa, pressioni affinchè in tutti i disciplinari delle nostre DOP, IGP, DOC, DOCG sia fatto espresso divieto di usare OGM in qualsivoglia fase della produzione. Dalla coltivazione al mangime, e ripeto, al mangime animale.

Se però mi dite che senza OGM non ce la facciamo a mantenere la nostra zootecnia, se mi dite che non c'è modo di avere il 100% delle nostre filiere, partendo proprio dalle più pregiate, OGM-free, beh, allora troviamo un modo per trasferire il vantaggio offerto dagli OGM (perchè se nel mondo li coltivano qualche vantaggio lo daranno, no?) anche ai nostri agricoltori. Almeno a quelli che li vorrebbero coltivare.

Non capisco perchè gli allevatori e i trasformatori dovrebbero poter usare gli OGM, e farci i nostri prodotti di punta che vanno direttamente in mano ai consumatori, e negare invece questo diritto ai coltivatori che si limitano a darli ai propri animali (animali comunque alimentati con OGM di importazione).

Quindi, delle due l'una: o tutti o nessuno. O sono una risorsa o sono un problema. Per tutti.

Ditemi voi. Vi ascolto.

Dite che lo farà?
Intanto ha cominciato a sbeffeggiare il suo (ignorante) predecessore, tal Luca Zaia, il che non fa certo male.


Un estratto dal suo ultimo intervento da Confagricoltura

Pur ribadendo che le scelte del Governo non saranno rimesse in discussione, ricorda che la ricerca non potrà essere bloccata. «Come si fa a dire no a priori?», dice, alludendo alla battaglia anti-Ogm portata avanti da Zaia.
E poi, la politica dei prodotti a «chilometri zero» tanto cara all’esponente del Carroccio: quasi un manifesto per lo stretto rapporto con il territorio che devono avere le produzioni agricole e agroalimentari. «A me il chilometro zero può anche piacere – obietta il ministro – ma come la mettiamo con tutto il vino che produciamo ed esportiamo nel mondo? Non possiamo fare politiche basandoci sulle ideologie».

mercoledì 12 maggio 2010

Attenti al Guru (anti-OGM)!

Signore e Signori, ecco a voi Jeffrey Smith, uno dei principali esponenti del fronte anti-OGM, autore del best-seller "Inganno a tavola" e maestro del Volo Yoga.


Converrete anche voi che uno che sa volare si presenta come un avversario formidabile da combattere (anche se solo sul piano delle idee), insomma lui ti può guardare dall'alto in basso!

Però qualcuno ha pensato bene di dotarsi di un po' di contraerea, che abbiamo pensato di rendere disponibile anche a voi...


Il Partito della legge naturale e il Volo Yoga

Il buon Jeffrey Smith, sebbene non sempre ami ricordarlo nella sua biografia, è un adepto del guru Marahishi, il teorizzatore del volo yoga e fondatore del Partito della Legge Naturale (anche in Italia). Ma in cosa consiste il Volo Yoga? E' presto detto...



Se qualcuno volesse capirne anche gli arcani significati, quest'altro video potrebbe aiutarlo ad entrare nella psicologia del Volo.



Ok, vabbè, ma in cosa credono questi Balzellatori Yoga?
Una prima fonte può essere il sito stesso del partito (USA). Ma per usare parole più vicine a noi, basterebbe rileggersi qualcosa di quanto da loro detto nella campagna per le politiche del '94 in cui si candidarono.

Purtroppo però resta poco di quell'avventura (nemmeno una pagina di wikipedia), solo un paio di articoli nell'archivio del Corriere da cui si può leggere:
Piu' insolita la linea politica del Partito Legge Naturale: una lista ricca di idee curiose e candidati dal piglio professionale. Il loro slogan? Naturistico: "Un seme nuovo per una politica nuova". Il cavallo di battaglia del programma: il "campo unificato". Non e' chiaro? Ecco la precisazione: si tratta dell' "effetto Maharishi", di un "campo di pura intelligenza" in grado di guarire il mondo dal crimine e dal dolore. I garanti di un simile prodigio? Un fisico americano e un santone indiano. Il partito, che propugna una teoria a meta' strada tra scienza e induismo, ha concorso, nel ' 92, alle elezioni presidenziali americane.

e ancora:
La promessa politica e' appena appena impegnativa: "Possiamo creare il Paradiso sulla Terra". Il metodo? "La meditazione trascendentale e il volo yoga". Il "Partito della legge naturale" si candida alle elezioni per cambiare la politica. Meglio: per cambiare il mondo. E cosi' , ieri mattina, in piena conferenza stampa, ecco apparire cinque uomini scalzi, con la tuta bianca. Assumono la classica posizione yoga. E poi, con gli occhi chiusi, si mettono a saltellare sui materassi preparati per l' occasione. E la prima fase del volo yoga (integrazione fra il corpo e la mente). Ci sarebbe anche una fase due (si rimane sospesi nell' aria per un po' ) e una fase tre (si rimane sospesi tutto il tempo che si vuole), ma per ora . spiegano i responsabili del partito . non sono state raggiunte. Ma che c' entra con la politica? Roberto Baitelli e Erika Capelli (nota anche per le sue battaglie antifumo) non hanno dubbi: "Solo con la serenita' interiore e l' armonia con la legge naturale si possono battere criminalita' , crisi economica e tutti gli altri mali". Ma non basta. L' ingegner Ugo Guido cerca di dimostrare che dove c' e' il training collettivo del volo yoga nascono i benefici non solo per chi lo pratica ma anche per tutti quelli che vivono nella stessa citta' , nella stessa nazione. Insomma: "Influssi positivi per tutti". Di qui la proposta di governo: "C' e' un modo per risolvere tutti i problemi. Cioe' creare a Roma un gruppo permanente di settemila esperti di meditazione trascendentale e di volo yoga". Cosi' , testuale.

Insomma, gente con la testa sulle spalle, indubbiamente. Soprattutto i 7000 del volo yoga che a Roma avrebbero, balzellando, bonificato questo paese da tutti i suoi mali.


L'inganno a tavola e gli scritti compagni

Ora che abbiamo fatto tornare con i piedi per terra, tra i comuni mortali, il guru Jeffrey Smith cerchiamo di capire se almeno ciò che scrive sugli OGM abbia un suo senso o meno. Per lo meno per quanto la scienza ci permette di approfondire.

In realtà, verrebbe da dire per fortuna, siamo arrivati tardi perchè a demolire tutte le mistificazioni (e sono una caterva) contenute nei testi di Smith, ci siamo accorti, ci avevano già pensato altri più bravi di noi. Vi garantiamo, hanno fatto un lavoro pazzesco. Leggetevelo perchè ne vale la pena. Poi, se avete dubbi, chiedete pure.

Questo è l'indice (tanto per darvi un'idea e per facilitarvi la ricerca):


Buona lettura!

lunedì 10 maggio 2010

Il mito del seme (no-OGM) fatto in casa... (Capitolo I)

Tra gli oppositori degli OGM vi è la tribù di "quelli che si fanno in casa" il seme.
Questa tribù, generalmente, intrattiene nei salotti buoni dotte, anche se un po' fumose, dissertazioni su come i contadini ogni anno conservino parte del loro raccolto per riseminarlo l'anno successivo e di come, l'introduzione degli OGM - sterili per definizione - li obblighi invece a dipendere dalle - cattive - multinazionali del seme.

Peccato che le cose stiano un po' diversamente e per capirlo basterebbe aprire giusto un minuto le finestre per fare uscire un po' di fumo.

Tralasciando ad esempio il fatto che gli OGM non sono sterili, concentriamoci piuttosto sul perchè già oggi, in tutti i paesi con una agricoltura produttiva, gli agricoltori, nella stragrande maggioranza dei casi, riacquistano ogni anno la semente e domandiamoci:

Perché gli agricoltori lo fanno?

La risposta non è facile ed un semplice:
sono tutti cretini e poveracci asserviti alle - cattive - multinazionali
pare un po' troppo superficiale.

e effetti lo è, infatti le ragioni esistono e sono legate a quella cosa che si chiama: USO EFFICIENTE DELLA RISORSA TERRA.

In particolare la scelta dell'agricoltore risponde a due livelli di problematiche:
1) fisiologiche - tecnologiche;
2) genetiche.


Fisiologia e tecnologia

Tutte le specie agrarie, in particolare quelle che vengono riprodotte per seme, vengono valutate dall'agricoltore innanzitutto per un banale parametro: la germinabilità.

Insomma, quando vi fate il seme in casa andate a comprare i vostri bulbi da invasare o l'erbetta per il giardino (sì, anche voi li comprate) vi aspettate che essi nascano (germinino) e vi diano la pianta per cui avete pagato. Se non nasce nulla, andate dal venditore e gli fate il paiolo.

Per tornare ai campi veri, quelli che ci devono dare da mangiare, prediamo, ad esempio, il mais, che rappresenta il caso più "pratico".


Una pianta -> una pannocchia

I semi di mais vanno disposti nel terreno con cura, giustamente distanziati tra di loro. Non si può metterli a caso rischiando di averne 2-3-5 uno vicino all'altro: ogni pianta, crescendo, non potrebbe disporre delle "risorse" (terreno, luce) necessarie per dare il massimo trovandosi in eccessiva competizione con le altre piante.

Se conviene dunque ottimizzare il numero di piante per ogni metro quadro di terreno, in relazione al suolo e alla varietà che si usa, metterne troppe significa ottenere un raccolto misero perchè ogni pianta produce in genere una pannocchia e una pianta piccola che riceve poco sole, poco fertilizzante e poca acqua, produrrà poco. Si deve procedere, dunque, ad una "semina di precisione", cioè alla giusta densità (tra file e tra semi).


Un seme , una pianta

E' chiaro, a questo punto, che, visto che depongo con precisione "millimetrica" i semi nel terreno, devo essere sufficientemente sicuro che la stragrande maggioranza dei semi nasca, altrimenti mi troverò il mio povero campo pieno di "buchi".

I semi, dunque, devono avere una elevata "germinabilità", che deve quanto più possibile avvicinarsi al 100%.

Non è però facile raggiungere un obiettivo del genere. E' chiaro infatti che per ottenere semi "sani" e soprattutto "vivi", bisogna crescere le piante in condizioni ideali dal punto di vista idrico e nutrizionale. Non ci devono essere attacchi fungini e tantomeno da parte di insetti; un seme danneggiato non è detto riesca a germinare. La stessa spiga del mais presenta in punta dei semi (cariossidi) che non sono completamente formate e che quindi vanno eliminate. La raccolta deve essere effettuata nel momento giusto. E poi bisogna conservarli nel modo giusto, essicarli, difenderli dai patogeni, dalle muffe, dagli insetti, dai roditori...

In alcuni casi poi, ad esempio la barbabietola da zucchero, le cose si complicano ulteriormente. Il seme infatti è piccolo ed irregolare e per essere seminato meccanicamente deve essere "confettato", ovvero racchiuso in un involucro biodegradabile che lo faccia diventare una sfera rotonda di una dimensione adatta alla semina.


La concia (non è polenta, ma pur sempre mais)

E poi viene la concia. Il seme infatti può essere contaminato con funghi che possono, una volta cresciuta la pianta, attaccarla. Inoltre il seme appena germinato con poche "tenere" foglioline sono cibo squisitissimo per insetti del terreno e larve varie.

Il seme viene quindi trattato con prodotti fitosanitari (cioè vengono conciati) che servono a respingere l'attacco dei patogeni. Ad esempio se la larva della diabrotica colpisce la plantula nei primi stadi rosicchiando le radici, c'è il rischio forte di compromettere la produzione e a volte la sopravvivenza stessa della pianta.

Ora resta da chiedersi: quanti contadini dispongono delle strutture aziendali necessarie a garantire tutto ciò al proprio seme? Ricordiamo:

1) omogeneità

2) germinabilità

3) protezione durante le prime fasi di vita della plantula.


Attenzione, non basta avere le strutture, servono anche le competenze tecniche, esperienze consolidate, risorse adeguate, condizioni ambientali adatte.


Ed eccoci alle domande finali:

Siamo sicuri che tutti i contadini abbiamo le strutture, le competenze e le condizioni ambientali per produrre ogni anno (ripetiamo, ogni anno) del seme tecnicamente efficace, produttivo, sano?

Siamo sicuri che i contadini, se trovano qualcuno che si offre di farsi carito di tutto questo "sbatti" (multinazionale o meno poco importa), oppongano una strenua e disperata resistenza invocando il diritto a spaccarsi la schiena per avere un seme di incerta qualità, ma genuinamente fatto in casa?

Siamo davvero sicuri che questa non sia solo una (puerile) storiella che vive nella testa di Mario Capanna* che si bea di calcare un mondo in cui le insalatine crescono nei boschi?

(to be continued...)


(*) Pare che il Nostromo abbia scoperto la MAS (Marked Assisted Selection) e, avendo imparato una parola nuova, ora vada in giro a dire a tutti che non servono gli OGM, ma la MAS. Qualcuno può spiegargli cortesemente che MAS e OGM non sono alternativi, ma complementari?
Coincidentalmente pare che Capinna non abbia perso l'occasione per dare dell'ignorante al prof. Veronesi. Detto da lui però crediamo sia un complimento.

domenica 9 maggio 2010

Gli OGM non funzionano! (nel 16% dei casi)

Gli OGM, secondo una analisi degli studi pubblicati fino ad ora su riviste scientifiche* (no, non quelli di Benbrook, quelli non sono scientifici, per chi ancora non lo sapesse), hanno portato ad un miglioramento delle prestazioni economiche degli agricoltori nel 72% dei casi. Certo, nel 16% dei casi non hanno funzionato e sappiamo che, per molti, è questo quel che conta.


Ma svolgiamo qualche considerazione in più.

Nell'analisi, apparsa su Nature Biotechnology (che vi invitiamo a leggere per intero), appaiono anche altre 2 tabelle, vediamole.


E' utile notare che nei PVS gli unici studi che riportano, per gli OGM, impatti negativi sulla resa sono concentrati in India. Questi 6 studi rappresentano complessivamente il 14% degli studi svolti in quel paese, mentre l'81% delle analisi riporta rese positive spiegando bene, a nostro avviso, il perchè l'87% dei coltivatori indiani di cotone scelgano di coltivare le varietà GM.


Questa seconda tabella ci dice invece che i dati sulle rese dei raccolti indicano che praticamente TUTTE le classi di OGM in commercio valutate hanno presentato (in media) rese superiori rispetto alle varietà convenzionali, sebbene siano stati riportati anche alcuni casi di rese inferiori.


Take home message

Questa analisi delle performance degli OGM oggi in commercio ci dice dunque alcune cose importanti:

1) Gli OGM sono una buona innovazione, che funziona e mantiene le sue promesse nella stragrande maggioranza dei casi.

2) Non in tutti. Non sono la panacea di tutti i problemi agricoli. In un anno di siccità, poco può fare una pianta resistente agli insetti. In un anno di infestazione a poco serve una pianta resistente a siccità. La resistenza agli insetti inserita in una varietà poco produttiva -> produrrà poco, a volte meno di una varietà più produttiva non resistente.

3) Troverete dunque sempre qualcuno che vi citerà un caso (vero) in cui gli OGM hanno fallito e lo userà per "dimostrarvi" che "non funzionano in assoluto" e che i 14 milioni di agricoltori di tutto il mondo, che ogni anno decidono di coltivarli, sono degli stupidi o, meglio ancora, obbligati dalle brutte e fetide multinazionali a seminarli contro la propria volontà.

Speriamo di avervi dato in mano qualche numero per rimetterli al loro posto: ...sì, proprio accanto a lui.


(*) Non esistono studi "perfetti", ma semmai studi fatti bene e studi fatti male. Questo appare uno di quelli fatti bene. Quelli di Benbrook, al contrario, sono fatti male per un banale motivo. Più che per il fatto che nascono e vivono della necessità di dimostrare che gli OGM sono a tutti i costi un fallimento totale, piuttosto perchè non riescono a spiegare il perchè tale tecnologia, per loro fallita già nel 1999, sia oggi, a più di dieci anni di distanza, una tra quelle più apprezzate dagli agricoltori. Tranne dove uno stato "tiranno" impedisca loro di esercitare il loro legittimo diritto di scegliere cosa coltivare sulla propria terra.

mercoledì 5 maggio 2010

Ignoganza infestans: un'infestante resistente all'evidenza

L'Ignoganza infestans (una malerba ibrida che nasce da un'incrocio naturale tra ignoranza e arroganza) è largamente diffusa nelle aree popolate del pianeta e si presenta come molto difficile da estirpare.

L'ultimo caso riportato riguarda le interpretazioni (si veda ad esempio eco(an)alfabeta) dei dati riguardanti il numero di specie infestanti divenute resistenti all'erbicida Round-up, largamente usato su talune colture GM (la soia Round-up Ready in particolare, che è tollerante all'erbicida).

La segnalazione ci viene dall'amico Masini, a cui con piacere rispondiamo portando qualche dato che può aiutare ad inquadrare meglio l'insorgenza di queste resistenze nelle specie selvatiche infestanti.


Lo speciale NYT

Partiamo dunque dall'immagine pubblicata dal NYT che, con immenso loro piacere, ha fatto gridare gli ecofarlocchi al fallimento (tanto per cambiare) della tecnologia degli OGM.*



Secondo loro, dunque, questa mappa dimostrerebbe che, ovviamente per colpa degli OGM, le piante infestanti diventano resistenti al Round-up e, così facendo, rendono gli OGM RR inutili. Sarà proprio così? Facciamoci qualche domanda e diamoci qualche risposta.


1) Il primo consiglio che vi diamo ora è di consultare innanzitutto la cartina interattiva originale.

2) Poi domandatevi come mai la California, che non coltiva soia Round-up Ready, presenta ben 4 specie infestanti resistenti al glifosato.

3) Infine domandatevi perchè South Dakota e Nebraska, che coltivano percentuali astronomiche di soia RR non presentano specie infestanti e Iowa e Illinois che hanno le superfici maggiori a soia RR presentano un numero ridicolo di infestanti resistenti (2) rispetto ad altri stati come la già citata California (4) o l'Ohio (5) che ha percentuali e superfici OGM più contenute.

Belle domande, no? Ancora convinti che sia tutta colpa degli OGM?

Alcune mappe per orientarvi tra gli stati americani e le coltivazioni OGM in US.


Infestanti resistenti agli erbicidi? e allora?


Gli ecofarlocchi ci vorrebbero dunque far credere che gli OGM hanno generato (come fosse una cosa mai vista prima) specie resistenti agli erbicidi.

Evidentemente, da ecofarlocchi quali sono, non hanno mai visto un campo coltivato. Nè hanno mai capito come funziona l'agricoltura. Il concetto stesso di agricoltura: ovvero una lotta all'ultimo sangue** tra uomo e natura per il possesso della terra.

Certo, possiamo anche infiocchettarlo, parlare di sostenibilità, di ecocompatibilità, ma se si lascia alla natura fare quel che vuole := non si mangia. Non ci sono storie.

Comunque, in questa battaglia, l'uso degli erbicidi non è certo prerogativa delle colture GM (sono stati introdotti negli anni '70, gli OGM a fine anni '90). Appare dunque utile vedere cos'è successo con gli erbicidi, in tempi non sospetti, in quanto a specie infestanti resistenti. Per fare questo basta consultare il database di weedscience. Ed ecco che spuntano alcuni dati interessanti.
(il Round-up è una glicina)

1) tutte le classi di erbicidi, da che sono stati usati, hanno incontrato e selezionato specie infestanti resistenti (chi più, chi meno).

2) pur esistendo specie infestanti resistenti, gli erbicidi non hanno smesso di essere utilizzati, anzi, come abbiamo avuto modo di ricordare, si stanno "costruendo" colture (non-OGM) resistenti ad erbicidi anche delle classi con tassi di resistenza naturale molto diffusa.

3) Le glicine, pur essendo state usate massivamente con le colture GM Round-up Ready, in particolare la soia (ricordiamo che i 3/4 della soia mondiale è GM per il carattere RR), sono una delle classi di erbicidi più "brava", con pochissime specie resistenti, il che fa presumere che avranno ancora una lunga vita davanti.


Una conclusione

Sì, tu ti chiami con il tuo nome e gli erbicidi selezionano specie infestanti resistenti. La scoperta dell'acqua calda.

Questo pregiudica qualcosa? Non proprio. Per ora rende, in taluni casi, le pratiche colturali più complesse, ma niente di drammatico. Niente che non accada tutti i giorni in agricoltura con l'arrivo di nuovi insetti, nuovi patogeni, nuove infestanti. Lo si è già detto, è una lotta senza quartiere e senza fine.

Certo, c'è il rischio che, con l'andare del tempo, si perdano i vantaggi indiscutibili offerti oggi dalle varietà GM RR: semina su sodo (meno lavorazioni del terreno e minor erosione dei suoli), trattamento delle infestanti in post-emergenza (con un conseguente minor numero di trattamenti erbicidi e lavorazioni). Se questo dovesse succedere vorrà dire semplicemente che si tornerà ad un agricoltura che richiede più chimica e più lavorazioni del terreno (ad es. sarchiatura).

Questo sappiamo piacerà certamente agli ecofarlocchi. Molto meno agli agricoltori e all'ambiente.
Di certo loro stanno tifando per questo risultato dal 1999. Con scarsi o nulli risultati. Buon per noi.**



(*) è evidente che loro facciano affidamento sulla legge dei grandi numeri. A forza di dai, prima o poi contano di beccarci.

(**) sì, voi dovete combattere le infestanti, gli insetti nocivi, i patogeni e chi più ne ha più ne metta. Se non lo fate, si porteranno via il vostro raccolto. Nei paesi occidentali poco male, soldi per andare ad un supermercato ne avete, ma nei PVS vuol dire fame e, non così raramente come si vorrebbe, morte per stenti.

(***) Non esistono tecnologie che funzionano in eterno. Ogni anno si mettono in coltura nuove varietà che producono di più, meglio o che resistono a nuove e vecchie malattie. La cosa triste, se volete, è il sapere che, quando (se) tra 20 anni la tecnologia RR sarà superata, loro se ne usciranno, novelli Savonarola, gridando: "ve l'avevo detto!" e la gente invece di scrollare le spalle e dire: "e allora? è la vita baby", annuirà con sguardo da triglia davanti alla scoperta dell'acqua calda. La cosa bella, se volete, è che per allora probabilmente ci sarà una tecnologia sostitutiva che ci permetterà di lasciarli, per l'ennesima volta, con un pugno di mosche. Va comunque riconosciuto loro il merito di essere riusciti a rallentare enormente la ricerca rendendo la vita, a chi è interessato a risolvere i problemi della produzione agricola, non poco accidentata.

domenica 2 maggio 2010

I paladini della legalità e lo squadrismo nazi-comunista



Per riflettere...
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