venerdì 18 marzo 2011

L'Italia vista da Fukushima? Senza futuro...

Premessa.
Il Giappone è ancora in ginocchio. Non per Fukushima, ma per questa roba qui:


Un pensiero carico di solidarietà (poi vedremo, a bocce ferme, come renderlo concreto) va dunque a tutte quelle persone che hanno visto travolte le proprie vite, i propri cari e anche il proprio futuro che ora sarà tutto da reinventare.

Nella speranza che ciò che sta avvenendo a Fukushima non peggiori uteriormente le cose...

Questa era la premessa, ora veniamo a noi.


Un simbolo più brutto per il 150°
non potevano trovarlo
Cosa serv(irebb)e all'Italia

In un post precedente abbiamo rilevato che, se anche Fukushima fondesse il nocciolo e ci fosse un'esplosione di idrogeno tale da rilasciare una nube radioattiva e succedesse l'inferno atomico e... e... e... questo, da un punto di vista "razionale" non dovrebbe influire sulla scelta italiana sul nucleare trattandosi di un incidente avvenuto in una centrale costruita negli anni 60-70 e appartenente ad una generazione tecnologica completamente diversa da quella che si vorrebbe utilizzare da noi.

Non solo, si rilevava che sono ad un buono stadio di sviluppo anche modelli di IV Generazione sviluppati peraltro da aziende e "cervelli" italiani e che quindi anche il dire "sì, facciamo le centrali francesi" è una vaccata se non è collegato e inserito in un piano che tracci sistemi efficaci di gestione delle scorie e la realizzazione di impianti che prima o poi, meglio prima che poi, se le mangino.

Sarà banale, ma avere un piano può essere utile...

In parole povere, serve sviluppare un piano strategico di prospettiva, come minimo, ventennale, che si componga di tre parti:

1) analisi delle migliori tecnologie di III generazione (terza, non seconda, niente a che fare con Fukushima, meglio ribadire) ready-to-use e dei relativi costi;

2) piano integrato di gestione delle scorie;

3) supporto alla ricerca negli ambiti più promettenti della ricerca sulla IV Generazione in cui l'Italia si presenta leader, come ad esempio l'LFR che citavamo.

Questo è il pacchetto che un paese del G8 dovrebbe predisporre se volesse riaprirsi SUL SERIO al nucleare e dovrebbe farlo vagliare da dei tecnici con i controzebedei che lo mettano in competizione, in termini di costi e di analisi degli scenari strategici, con le altre opzioni tecnologiciche: fossili e rinnovabili.

A quel punto la politica avrà in mano i dati necessari per compiere una scelta realmente "saggia" (ovvero meritarsi lo stipendio) e non proporre dei si/no di natura prettamente ideoillogica o populista come quelli che abbiamo visto in questi giorni.

Per questo motivo noi non siamo né pro né contro il nucleare: non abbiamo in mano i dati necessari per una scelta consapevole. Ci piacerebbe tanto però che questa scelta strategica per il nostro paese fosse adottata dai nostri policy maker seguendo logiche razionali e non seguendo logiche emotive. Quelle lasciamole al popolo bue.


Target: obesi emotivi
Cosa (non) abbiamo?

Per le mani abbiamo invece badilate, orde oseremmo dire, di satolli obesi emotivi egoisti che vivono nella paura di perdere quel poco di borghese opulenza (molto spesso solo mentale) che hanno guadagnato e che per difenderla sono pronti a sacrificare il diritto di tutti di vivere in un paese normale (compreso il proprio).

Bene comune?
Le quintalate di commenti che abbiamo dovuto censurare sta lì a dimostrarlo. Gente incapace di comprendere un qualsiasi ragionamento razionale. Gente che non è nemmeno in grado di capire quello che legge. Gente con il midollo spinale invertito dove la pancia dice alla testa cosa deve pensare. Gente che potrebbe parlare con un AI bot senza accorgersene(1). Gente il cui voto, di pancia appunto, è comunque valido ai fini democratici e serve unicamente da zavorra per il paese. Perchè fà il male credendo di fare il bene (proprio).

Se cinquanta milioni di persone dicono una cosa sciocca,
questa rimane una cosa sciocca.
Anatole France

Ma non è questo il vero problema dell'Italia, questo è solo l'impianto di amplificazione. Il vero problema è un altro, ossia la fiducia.

Accanto ai commenti da QI<80 ce ne sono stati diversi altri riconducibili alla seguente proposizione specifica:
siamo in Italia, vatti a fidare che si facciano le cose come si deve. Qui è tutto un magna magna, tutti fregano e se ne fregano(2).

Pertanto:
non voglio le centrali nucleari perchè non posso essere sicuro che siano sicure, non voglio nemmeno le centrali normali, perchè poi mi fregano e mi piglio il tumore, non voglio le discariche perchè non le faranno come si deve e mi avveleneranno, non voglio le aree industriali perchè chissà cosa ci speculano sopra, non voglio le antenne dei cellulari perchè non mi fido degli scienziati che mi dicono che non ci sono rischi, non voglio gli OGM perchè chi è favorevole chissà che stecche si piglia sulla mia salute, non voglio le autostrade perchè sono tutti ladri e poi ci ho un piccolo campetto di pomodorini che non produce una fava, ma ci sono affezionato(3)... dopotutto siamo in Italia, vatti a fidare!(4)

Un meravigliosa profezia auto-avverantesi. Siccome non ci riteniamo capaci: non siamo capaci.

Qualcuno ha mai visto un pugile salire sul ring convinto di perdere poi vincere un incontro?

L'Italia non sta poi messa molto meglio, non ha obiettivi, se non il galleggiamento e il pareggio dei conti, ed è piena di gente incapace di vedere il futuro (no, vedere il futuro è diverso dal farsi di acido) avrebbe davvero bisogno di fare un po' di coaching! E allora CA**O facciamolo!



Perchè questo è un paese che "ce la può fare". Se solo sapesse darsi degli obiettivi e invece di piangersi addosso e sparare cazzate a destra e a manca (perchè ad esempio, solo per stare sugli OGM che conosciamo meglio, notiamo che le cazzate sono bipartisan), guardasse in faccia alla realtà e la affrontasse con serietà.

E noi, non sappiamo voi, ma noi crediamo che sia possibile farlo. Altrimenti questo blog non sarebbe nemmeno nato. Altrimenti noi, avremmo già fatto la nostra bella valigetta e avremmo preso quel bel Ph.D. che ci avevano offerto aldilà del mare. Altrimenti non ci incazzeremmo così tanto vedendo la nostra terra presa per i fondelli da dei buffoni patentati che non sanno (più) leggere nemmeno il proprio nome sulla carta di identità.

Fukushima ci sta dimostrando che l'Italia non c'è. Non c'è prima di tutto con la testa. Prima ancora che con le gambe. E non basta mettere fuori una bandierina una volta ogni 150 anni o quando si vincono i mondiali(5).



Bisogna crederci. Bisogna essere certi di potercela fare. Anche contro ogni speranza. Anche se gli ostacoli sembrano molto più grandi di noi. Anche se il più grande di essi siamo noi stessi ed il nostro continuo piangerci addosso (tutti concentrati a curare solo il nostro piccolo orticello). Ma dobbiamo, sì noi, essere certi che possiamo cambiare tutto questo, noi siamo certi che possiamo cambiare anche noi stessi. E' ora di scendere in campo. Che ciascuno di noi entri in campo, ci metta del suo.
L'Italia s'è desta!


W l'Italia!


Note a margine

(1) Se volete provare, Uriel ne ha fatto uno. Un po' grezzone, ma simpatico. Ha ancora molto da imparare. Dategli una mano.

(2) Che poi, se tutti fregano, allora ti senti in diritto di fregare anche tu. Comodo, no?

(3) Perchè non siamo un popolo. Non siamo capaci di essere popolo, perchè appena ci toccano il nostro piccolo "orticello" spacchiamo tutto. In quel caso il nostro cervelletto è capace di trovare tonnellate di semi-razionali motivazioni che ci autoassolvano quando rendiamo il nostro immediato interesse personale (la nostra pancia) anteponibile all'interesse collettivo (ossia ad un piano razionale di sviluppo del paese rispetto alle sue reali esigenze).

(4) Organizziamo 2 convegni identici e con gli stessi partecipanti in Svizzera e Italia. Al convegno in Svizzera si arriva tutti puntuali (italiani inclusi), nei convegno italiano arrivano tutti in ritardo (svizzeri inclusi).
Gli esempi si sprecherebbero, il punto però è semplice. Se non ci si fida, si ha scarsa propensione al rischio. Se non si ha propensione al rischio, non si investe sul futuro, ma solo sul mantenimento e il controllo dello status quo. Il mantenimento di uno status quo sub-ottimale genera malumore che aumenta la sfiducia, che riduce ulteriormente la propensione al rischio...

(5) Quando sono stato negli USA la cosa che più mi colpiva è che la loro bandiera è ovunque, anche nei supermercati, ed è davvero segno, specchio di un popolo. Momento di unità.

* Maledetto Uriel ci hai battuto di un paio d'ore... per chi fosse interessato ad un altro punto di vista sulla faccenda, ecco, un po' meno politically correct.

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