Noi non abbiamo mai condiviso tale assunto. Abbiamo sempre pensato che non fosse corretto far pagare tutti per le paturnie anti-OGM di pochi. E di pochi ricordiamoci che si tratta.
Spieghiamoci meglio, noi ad esempio non siamo interessati a sapere se in un prodotto ci siano degli OGM o è da essi derivato. L'EFSA e la Comunità Europea ci garantiscono che è sicuro per l'uomo e per l'ambiente e noi ci fidiamo (anche perchè conosciamo la letteratura che ci sta dietro). Quindi l'indicazione "contiene OGM" è per noi senza significato. Anche se siamo costretti a pagarne il prezzo a causa di una normativa, la 1830/2003, che, sulla base dell'assunto che noi rifiutiamo, ci impone comunque di sostenere un regime di etichettatura obbligatoria.
Servirebbe semmai l'indicazione "non contiene OGM". E' questa infatti l'informazione per la quale della gente sarebbe, il condizionale è d'obbligo, disposta a pagare un sovrapprezzo (dopotutto le tasche sono le loro e possono farci quel che vogliono). Un po' come per il biologico. Se lo vuoi, paga.
Nessuno però si sognerebbe (mai) di chiedere che tutti i prodotti "normali" indicassero in etichetta: "prodotto non biologico". Che senso avrebbe? Giusto?
Questo è comunque un ragionamente ideale. 2 visioni diverse del ruolo dell'etichettatura e su chi dovrebbero ricadere i costi da essa derivanti. Il problema è che in realtà l'etichettatura dei prodotti contenenti OGM non serve a garantire tale assunto iniziale, ovvero la libertà di scelta del consumatore. L'ultima campagna di Greenpeace, se ve ne fosse ancora bisogno, ce lo ricorda.
Oggi Greenpeace torna infatti alla carica con una campagna analoga a quella predisposta nel 2004 per l'Olio Giusto, reo di essere prodotto da soia GM e di riportare la cosa, a norma di legge, in etichetta per "informare" il consumatore.
Questa volta è toccato all'Olio Dentamaro, anche lui colpevole dello stesso reato, ovvero di essere prodotto da soia GM e di riportare correttamente la cosa in etichetta.
Soprattutto "allarme", manco fosse una piattaforma petrolifera che sversa nel golfo di Taranto |
A rigor di logica (europea) allora dovrebbe essere tutto ok. Ora il consumatore potrà "liberamente" scegliere se farsi condizionare dai vari Capanna o se fidarsi dell'EFSA e dell'UE, oppure ancora sbattersene e basta.
Sbagliato.
L'etichetta serve esattamente ad ottenere l'effetto opposto: ovvero a privare il consumatore della possibilità di scegliere.
Infatti Paceverde ci comunica che ha già inviato quasi 5.000 mail al povero oleificio per chiedergli di ritirare il prodotto. Ovviamente pensano a tutto loro.
Ti preparano il modulino pre-stampato dove scrivono, per te, le loro panzane sul fatto che gli OGM sono peggio della bomba H e tu, come un automa, devi solo premere invio. Non puoi infatti nè modificare la lettera e nè sai a che indirizzo verrà spedita. A loro serve solo il tuo dito e la tua mail.
Per privarti, e privare gli altri, della possibilità di scegliere, davanti allo scaffale, se acquistare o meno un prodotto derivato da OGM.
Ecco a cosa serve l'etichettatura obbligatoria.
Tutto il resto sono solo canzonette.
Non c'è che dire, il metodo funziona. Ha funzionato con l'Olio Giusto che ha ritirato il prodotto...
La "Casa Olearia Italiana" comunica la decisione di ritirare dal commercio la sua produzione di Olio di Soia OGM "Giusto" questo succede anche grazie ai più di 1.000 cittadini che hanno inviato E-mail di protesta all'azienda utilizzando il form di Greenpeace.e non solo con lui.
Se qualcuno volesse offrire all'Oleificio Dentamaro (ora avranno anche il fegato messo male, mica solo il dente avvelenato) la sua solidarietà, lasciamo l'indirizzo mail. Noi crediamo, a differenza dei Paceverde, che il cervello lo sappiate usare.
segreteria@oliodentamaro.it
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AGGIORNAMENTO 19/02/2010
Questa campagna disgustosa, con tanto di link e sottile invito ad aderirvi, è stata ripresa anche da Roberto La Pira sul Sole24Ore. Indice che sulla testata di Confindustria non riescono più a difendere le imprese nemmeno quando queste hanno ragione.
Se qualcuno volesse spiegare a questo "signore" che il suo articolo danneggia sia la libertà di impresa sia la libertà di scelta dei consumatori e che pertanto è moralmente riprovevole, qui trovate il link per farlo.
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