Viene però legittimamente da chiedersi se ci sia uno straccio di prova a riguardo, giusto? Così, tanto per sapere...
Sugli OGM, ad esempio, si dà per scontato che facciano male e quindi si continuano a chiedere ricerche e studi. E ogni ricerca o studio invece di tranquillizzare (visti i risultati) viene sempre dichiarato insufficiente o inadeguato.
Perchè non dovremmo ragionare in modo analogo per i prodotti biologici? Perchè invece di chiederci cosa dice la scienza a riguardo, partiamo dal pregiudizio che facciano bene?
Anche perchè in questi 50 anni di "organic agriculture" qualche ricerca l'avranno pur fatta!
In effetti sì. Sono infatti oggi disponibili in letteratura 98.727 studi. Vediamo cosa ne viene fuori...
Per orientarci useremo una fresca review appena pubblicata su The American Journal of Clinical Nutrition: Nutrition-related health effects of organic foods: a systematic review.
I ricercatori, per questo studio, hanno prima collezionato tutte le pubblicazioni sul tema degli ultimi 50 anni, raggiungendo la già citata astronomica cifra di 98.727 paper totali. Poi si sono interrogati su quali dovessero essere gli standard minimi di accettabilità, in modo tale da poter, almeno grossolanamente, distinguere degli studi decenti dalle farloccate.
Diciamo che le maglie erano abbastanza larghe, infatti bastava essere stati pubblicati su una rivista peer-review e trattare argomenti "sanitari" legati al consumo di prodotti biologici vs. convenzionali**.
In 50 anni siamo riusciti a produrre solo 12 pubblicazioni (formalmente) decenti sulla relativa salubrità dei prodotti biologici vs. quelli convenzionali.
E in sostanza almeno viene fuori qualcosa? Facciamolo dire agli autori:
From a systematic review of the currently available published literature, evidence is lacking for nutrition-related health effects that result from the consumption of organically produced foodstuffs.Per i non anglofoni: Da una revisione sistematica della letteratura oggi disponibile, non vi sono evidenze di effetti collegati alla salute come risultato del consumo di alimenti biologici.
Questo non significa necessariamente che non ve ne siano (o che ve ne siano di avversi), significa solo che la ricerca svolta finora non è in grado di evidenziarli o per bassa qualità degli studi (nella maggior parte dei casi) o perchè i disegni sperimentali non ne hanno riscontrati. Insomma, così come voi, consumatori di prodotti biologici, non vi fidate della salubrità degli OGM, lasciate che anche noi si dubiti un po' della bontà delle vostre credenze... fino a prova contraria.
ATTENZIONE! A tutti i commenti "ma l'ambiente, la biodiversità, e vatte la pesca...". Prima di premere il tasto invio accertarsi di aver letto le istruzioni QUI ed eventualmente, se non bastasse, anche QUI.
Note a margine
(*) Noi ad esempio non abbiamo ancora capito cosa dovrebbero essere i prodotti convenzionali visto che, a quanto pare, non sono "biologici".
(**) I 4 criteri di qualità erano davvero base, infatti bastava che nel paper fosse presente: una descrizione del metodo di produzione biologica, una descrizione dei componenti biologici della dieta, una descrizione dei parametri salutistici analizzati e dei metodi di indagine, e l'approccio statistico. In sostanza parametri formali e non sostanziali (non hanno indagato la robustezza dei risultati o della metodologia impiegata, ad esempio)
(***) Pensate a quanti soldi buttati nel cesso per fare studi inutilizzabili (solo lo 0,01% dei lavori è di qualità sufficiente!!!). Poi se tagliano i fondi alla ricerca non c'è da stupirsi... :P
(****) Per inciso, gli autori della review sono gli stessi che avevano rilasciato una analogo report per la Food Standard Agency inglese nel luglio 2009. Solo che questa volta l'hanno scritto su di una rivista scientifica. Cosa che per noi, comunque, fa ancora una certa differenza.
1 commento:
Aggiungerei anche un fatto curioso... nonostante questa dimostrazione, contro ogni razionale motivazione basata su dati scientifici, in USA (e non solo) sono nati dei veri e propri colossi della distribuzione "organic". Questi oltre a seguire il ben consolidato modello "piazzaunnegozioogniangolo", si preoccupano di vendere i loro prodotti a cifre abbastanza imbarazzanti rispetto al reale valore della merce, creando così una rete elittaria di consumatori.
Il risultato netto è un subdolo aumento della disinformazione (camminare per NY e incontrare un whole foods ogni 400 metri che ti ricorda che “organic è meglio” è una sorta di viral, ho “provato per credere”) e al contempo si consolida nei consumatori di questi prodotti l’idea che non esista un tesi opposta alla loro
(dopo tutto… come potrebbe essere altrimenti? Non è così facile che nasca il dubbio o la semplice curiosità sulla bontà, non nel bieco senso del sapore, del prodotto organic quando si assiste alla proliferazione di supermercati dedicati e non che li vendono).
Come al solito una buona strategia di marketing...vince.
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