...infatti, solo a pronunciare la parola OGM (Organismi Geneticamente Modificati) quasi si sente in bocca il sapore di fregatura. Di un qualcosa che qualcuno di soppiatto ci vuole rifilare. Di un qualcosa che ancora non si sa bene cos’è, ma che sicuramente fa male.
Gli OGM però non sono nati ieri, anzi, sarebbe da dire che ormai sono adulti e vaccinati visto che dagli anni '70 ad oggi sono stati condotti più di 6.000 studi sulla loro sicurezza. Dal 1996, anno del via libera alla loro coltivazione su larga scala, costituiscono inoltre un elemento base della dieta proprio di quegli animali da cui ricaviamo i nostri prodotti tipici di punta, senza per questo aver mai compromesso né la loro qualità né la loro sicurezza. Anzi, sembra proprio che noi non ne si possa proprio fare a meno. Ma, esiste una legge che li tenga d’occhio? Che garanzie dovrei fornire se decidessi di mettere in commercio un nuovo OGM?
Vediamo un po'...
C’era una volta…
Di sicuro non si può dire che l’Europa non abbia affrontato il tema OGM per tempo, visto che la prima normativa risale al 1990, ben 6 anni prima della loro diffusione su larga scala. In particolare la Direttiva 90/220 ha cercato di mettere ordine in tema di OGM tra i vari stati europei, definendo una procedura unica attraverso cui potevano essere sperimentati prima e coltivati e/o commercializzati poi. Nel 1997 è stato predisposto un ulteriore Regolamento, il 258/97, con l’obiettivo di rafforzare le garanzie di sicurezza per i nuovi prodotti alimentari, tra cui anche i prodotti OGM destinati all’alimentazione umana.
Tra il 1990 e il 1997 gli attivisti anti-OGM, nonostante le rassicurazioni del mondo scientifico e le garanzie fornite dalla legge, riescono comunque a far crescere la diffidenza e l’ostilità verso gli OGM costringendo l’Europa, nel 1998, ad aprire una moratoria di fatto. Il blocco terminerà solo nel 2004, con l’emanazione della Direttiva 2001/18, i Regolamenti, il 1829/2003 e il 1830/2003, e la Raccomandazione, la 556/2003, che introducono il principio di precauzione, normano anche il consumo mangimistico degli OGM, stabiliscono l’obbligo di etichettatura e tracciabilità dei prodotti e le linee guida per la coesistenza tra colture GM e convenzionali. Oggi dunque, e questo è già un buon punto di partenza, è possibile chiedere all’Europa di autorizzare la commercializzazione, il consumo e la coltivazione di un nuovo OGM.
La via crucis
Se il panorama e le procedure sembrano chiare non va dimenticato che, tra il dire e il fare, c’è sempre di mezzo il mare. Tanto per farsi un’idea di cosa voglia dire autorizzare un OGM, vediamo cosa succede quando si chiede di mettere in commercio una nuova varietà non-GM e cosa invece accade si ha a che fare con un OGM.
Nel primo caso è necessario recarsi ad uno sportello con una cartellina (la foto ci è stata gentilmente prestata da Alan McHughen) in cui sono contenuti alcuni fogli dove è indicato il vostro nome e cognome, le caratteristiche che rendono la vostra varietà diversa dalle altre presenti in commercio e che tali caratteristiche sono stabili. Consegnata la cartellina vi viene data una stretta di mano e ottenete il copyright su quella varietà, oltre al diritto di sfruttarla commercialmente per una durata di 20 o 30 anni a seconda della specie (non proprio un brevetto, ma quanto di più simile vi venga in mente).
Nel caso degli OGM, le cose si complicano leggermente.
Prima stazione
Innanzitutto, se tra le mani vi trovate un OGM, la cartellina comincia a soffrire fin da subito di obesità (la foto ci è stata gentilmente prestata da Alan McHughen) non basta infatti il vostro nome e cognome più qualche annotazione, servono anche alcuni dati non proprio immediati e di facile reperimento, come ad esempio la capacità della pianta di trasferire materiale genetico ad altri organismi, o le informazioni su eventuali effetti tossici, allergenici o altri effetti nocivi per la salute umana e animale, o ancora i meccanismi di interazione con organismi bersaglio e non bersaglio (insetti, vermi e compagnia), nonché le potenziali interazioni con l'ambiente abiotico (la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco, etc…). Il tutto da raccogliersi a perdere, cioè prima di sapere se otterrete una qualsiasi autorizzazione.
Seconda stazione
Se pensate di essere a buon punto una volta ingrassato il vostro dossier, cioè dopo diversi anni di ricerca e alcune decine di milioni di euro, e vi sentite vicini alla famosa stretta di mano, beh, rilassatevi perchè il bello deve ancora venire. Il vostro plico infatti viene spedito a Parma, all’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), la quale lo smista ai diversi stati membri e rende disponibile al pubblico una sintesi. Inoltre, dopo un’attenta analisi degli studi che avete presentato, l’EFSA rilascia un parere scientifico. Se tale parere è negativo, il nostro consiglio è di sedervi un attimo, fare un respiro profondo e accendere il caminetto con il vostro dossier ripensando ai bei tempi andati. Se però siete stati attenti e rigorosi e i dati scientifici che avete presentato dimostrano che il vostro OGM è sicuro per l’uomo e per l’ambiente, allora l’EFSA rilascierà un parere positivo. E’ vero, sono passati altri 6 mesi, ma almeno potete andare avanti di una casella.
Terza stazione
Se fino ad ora la discussione sul vostro OGM si è mantenuta entro un ambito strettamente scientifico e tecnico, e quindi in qualche modo gestibile, in questa fase le cose cambiano drasticamente. Siete entrati nella fase politica dell’autorizzazione. La Commissione, sulla base del parere scientifico dell’EFSA, che è puramente consultivo, formula una bozza di decisione e la invia al Comitato Permanente per la Catena Alimentare e la Salute degli Animali, nome pomposo che serve ad indicare un comitato composto da tecnici dei vari paesi, i quali nella prassi dicono quello che il loro Ministro dice loro di dire. Si aprono così tre possibilità: 1) I 2/3 dei tecnici è favorevole al vostro dossier e il vostro OGM viene approvato (caso mai verificatosi) oppure 2) I 2/3 dei tecnici esprime una posizione contraria al vostro dossier ed il vostro OGM viene respinto (altro caso mai verificatosi) o 3) come finora è accaduto, non si raggiunge alcuna maggioranza qualificata. In questo caso, dovete attendere il successivo grado di giudizio, mentre il tempo passa ed il vostro OGM langue da qualche parte ormai semi-dimenticato.
Quarta stazione
Il vostro nuovo referente ora è il Consiglio dei Ministri competenti dei diversi stati membri, i quali si incontrano per decidere sul vostro dossier senza averlo probabilmente mai nemmeno visto e senza avere una competenza specifica a riguardo. Generalmente il voto è noto prima dell’incontro e dipende dalla forza politica del Ministro e ovviamente dalle sue idee in materia. Qualora, come generalmente avviene, non si riesca a raggiungere una maggioranza qualificata nemmeno in questo caso, non disperate, forse, ma non è ancora detto, siete a pochi passi dal paradiso.
Quinta stazione
Il pallino viene tolto ai politici nazionali, visto che non sono riusciti a mettersi d’accordo, e torna in mano alla Commissione Europea la quale ora è libera di decidere autonomamente. In genere la Commissione, non sapendo né leggere né scrivere, si rimette al parere scientifico dell’EFSA. Se dunque l’EFSA aveva dichiarato sicuro il vostro OGM, molto probabilmente la Commissione lo autorizzerà e potrete, almeno in teoria, venderlo e, se ne avete fatto richiesta, anche coltivarlo. Ricordatevi però che l’autorizzazione dura 10 anni e che è sottoposta a monitoraggio con possibilità, al minimo (procurato) allarme, di revoca.
Sesta stazione
Si diceva “in teoria” perché diversi Stati hanno deciso che anche se il vostro OGM è la pianta più docile e simpatica e sana e produttiva e sicura del mondo, loro non ne vogliono proprio sapere e quindi se provate a coltivarla alcuni vi sbattono anche in prigione (e.g. Italia), sebbene la sudata carta che avete con fatica ottenuto risulti valida in tutta la Comunità Europea. Se però, più saggiamente, andate a coltivare il vostro OGM in paesi più aperti come Spagna o Francia nulla vieta che venga il Bovè di turno a distruggervelo, anche se, ribadiamo, non state facendo nulla di male. Tra l’altro il vostro campo lo trovano anche facilmente visto che la legge vi impone di rendere pubblica la sua localizzazione. Poi, come si sa, i governi cambiano e quindi se ieri eri libero di seminare il tuo OGM, oggi potresti vederti imporre una moratoria nazionale (e.g. Francia) e se bastavano 25 metri di distanza tra i campi per garantire la coesistenza, oggi potresti sentirti dire che per precauzione ne servono 200 (e.g. Spagna), poco importa che per 10 anni abbiano funzionato egregiamente.
Una riflessione conclusiva
Questa in sintesi la situazione europea: investi in ricerca, sviluppi nuove piante GM con caratteristiche utili ed interessanti, dimostri che sono sicure per l’uomo e per l’ambiente, ti sottoponi pazientemente ad anni di trafila burocratico-politica e poi il primo simpaticone che passa in video, sfoggiando un bel sorriso da primo piano, comunica che c’è qualcosa che non va, che è tutto da rifare e che di OGM, compreso il tuo, non se ne deve più parlare né ora né mai. Questa sì che è una fregatura, altro che gli OGM.
(una versione di questo articolo è uscito anche sul settimanale Tempi)
4 commenti:
mi piacciono molto i vostri articoli! bravi bravi bravi!
un saluto a tutti!
alessio
Sono d'accordo con voi..ma siccome penso che la cosa giusta sia dibattere.. non so vi rimando a quest'articolo spero che qualcuno possa commentarlo in modo critico!
http://www.disinformazione.it/ogm_vigilanza.htm
Ciao anonimo,
il caso riportato in quell'articolo l'abbiamo giá lungamente discusso in modo critico in questo post apposito. Se volessi ulteriori chiarimenti non hai che da chiedere, siamo sempre a disposizione!
P.S.: grazie mille alessio per i complimenti al blog!
Dopotutto, da un sito che si chiama così oltre alla "disinformazione" cosa puoi trovare? Forse la dietrologia, se non di peggio. Ho trovato interessanti soprattutto le fonti, senza ombra di dubbio di terza o quarta mano.
Che mondo!
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