venerdì 28 novembre 2008

Parlano bene, ma razzolano male!

Tutti noi viviamo dagli anni '90 immersi un mare di propaganda stile Mulino Bianco: "Mangia sano, torna alla natura". Questo mare comunicativo, fatto di zappe, mulini e stalle con 3 vacche ( la Nina, la Rosa e la Giovanna) vorrebbe trasmetterci il messaggio che in realtà erano molto migliori il mangiare ed i metodi di produzione di una volta, in netta contrapposizione all'insostenibilità dei sistemi di produzione attuali.

Sarà pure, ma anch'io, come Artù nel precedente post, ci terrei a sottolineare che l'innovazione agricola è invece il principale strumento per lo sviluppo e la sostenibilità (oltre che per l'emancipazione dei popoli).

Riconosco però che detta così è una sorta di slogan e mi sono domandato: non è che riusciamo a trovare qualche numero che dimostri quanto andiamo dicendo da tempo?...

...e così, aiutato anche dalle recenti elucubrazioni sui polli, sono stato colto da un raro raptus statistico che mi ha portato a partorire (fatti 4 conti) questi 3 grafici che mi paiono sufficentemente interessanti da poter essere condivisi con voi. Spero di non sbagliarmi.

- cliccate sulle immagini per ingrandirle -

1) Polli 1: più innoviamo e meno ne mangiamo!

Il primo dato interessante che emerge dall'indagine è che pur oggi mangiando (in Italia) 18 kg di pollo a testa contro i 5 del 1961... in realtà, paradossalmente, mangiamo un numero di polli minore!



Incredibile, no?!!!


2) Polli 2: pochi ma buoni!

Il secondo dato "macro", ricavato dai dati "micro" precedenti, è che questi polli saranno anche meno, ma pompano di brutto (un pollo moderno vale come 5 polli 68ini!).

Però, saranno anche efficenti, ma magnano, e quanto magnano!


3) Polli 3: parlano bene ma razzolano male!

Eccoci però giunti al pezzo forte! Il consiglio è di allacciarvi le cinture di sicurezza.
Se ben ricordate, ci domandavamo: "ma quanta terra servirebbe per produrre i cereali necessari a sfamare i nostri polli con le rese per ettaro degli anni '60?", anche per rispondere ai comunicatori alla "Mulino Bianco" di cui sopra.
Ebbene, eccovi serviti:


Ve lo facciamo rivedere da un'altra angolazione...


Embè, fa un certo effetto, no?

Mentre vi riprendete dallo shock riassumiamo i dati salienti:

1) Per alimentare i polli mangiati dagli italiani oggi (2001) è necessario coltivare 1,7 milioni di ettari.

2) Questa superficie è all'incirca uguale a quella che serviva nel 1961, quando invece di 18, mangiavamo solo 5! kg di carne di pollo a testa.

3) Se non avessimo innovato sia sulle rese per ettaro sia sulla efficienza di conversione degli alimenti dei polli oggi servirebbero invece di 1,7 milioni di ettari... tum tum... tum tum...

7,4 milioni di ettari!

Risposta esatta! Ovvero all'incirca la metà dell'intera superficie agraria italiana! E dici poco!

Meditate gente, meditate!


Alcune note a margine

La superficie italiana dedicata a mais (complessiva) è di soli 1,3 milioni di ettari.
La superficie agricola utilizzata (Sau) italiana è di 14,7 milioni di ettari.

Le approsimazioni svolte nelle elaborazioni presentate sono state equivalenti sia per i dati del 1961 sia per quelli del 2001.

I dati grezzi sono stati ottenuti dal database FAOSTAT e dall'articolo di GB Havenstein et al. (2003) Poultry Science 82:1500–1508.

25 commenti:

Anonimo ha detto...

Bestiale!

Bestia Bugblatta di Traal ha detto...

Bell'articolo.
Purtroppo è solo una voce fuori dal coro.
L'opinione pubblica è (dis)orientata in un'altra direzione. Non ci sono solo i mulini bianchi e le coop, ma anche alcuni sedicenti scienziati.
A titolo di esempio date un'occhiata a cosa scrive il grande esperto di agricoltura Mario Tozzi sulla stampa. L'articolo è qui.

Anonimo ha detto...

@ Andrea. Bestiale davvero, se poi pensiamo che nel 1961 mangiavamo 30 kg di carne a testa l'anno ed oggi ne mangiamo 92... allora sì che la cosa è davvero "bestiale".

@ Francesco. Hai ragiorne, "stranamente" noi siamo una voce fuori dal coro, e soprattutto una voce "razionale" e "ragionevole" fuori dal coro. A noi poi piace "dare i numeri" e darli per bene, cosa non molto frequente (non solo di questi tempi - il De Bello Gallico, docet!).

Peraltro non abbiamo nè i soldi di Greenpeace, nè gli appoggi politici di tanti altri gruppuscoli di sedicienti scienziati o preudo-ambientalisti.

Certo però che se chi, in queste pagine virtuali, trovasse un po' di verità, decidesse di farle leggere e girare (dentro e fuori al web), credo che ci troveremmo sempre meno soli. Già oggi sono più di un centinaio i visitatori che passano ogni giorno per BBB!, niente di speciale, ma nemmeno da buttare via. Chissà domani.

P.S. Ho letto l'articolo che citi.
Io personalmente non sono contrario al prodotto tipico o di nicchia. Deve però essere chiaro che quello è un prodotto con cui si festeggia e non un prodotto con cui si mangia... perchè quando era davvero così, in Italia, si pativa la fame e si spendeva il 70% del proprio reddito per mangiare.

http://biotecnologiebastabugie.blogspot.com/2008/11/rosso-malpelo-vs-ibridi.html

Ciò che è veramente patetico è che questa è gente che non ha idea di cosa voglia dire coltivare la terra per mangiare e dar da mangiare. Mi verrebbe davvero voglia di dargli una zappa ed un campicello in India... così tanto per vedere un po' come la pensa dopo.

http://biotecnologiebastabugie.blogspot.com/2008/10/tumori-e-suicidi.html

Ciao e continua a seguirci.

Unknown ha detto...

Bell'articolo! Continuate così ragazzi!

Solo una curiosità: cosa intendete esattamente con "innovazione"?

Le stime (proiettate ai giorni nostri) che fate per gli ettari necessari per allevari i polli "senza innovazione" come sono state ricavate?

Grazie!

Bestia Bugblatta di Traal ha detto...

@ Lancillotto.
Anch'io sono favorevole alla difesa dei prodotti di nicchia, a patto che si chiarisca che sono prodotti che non possono "scalare", scusate il termine da fisico, facilmente.
Pretendere di estendere le tecniche di coltivazione e lavorazione di tali prodotti alla produzione di massa è semplicemente assurdo oltre che demagogico.

La parte più assurda dell'articolo di Tozzi che volevo mettere in evidenza è quella iniziale in cui parla dell'analisi di sir Howard sull'agricoltura occidentale.
L'analisi si riferisce a più di cento anni fa, ma secondo Tozzi è ancora attuale, infatti prosegue dicendo:
A un secolo di distanza è difficile dargli torto anche da un punto di vista del gusto: con i concimi artificiali si ottengono grandi rese quantitative, ma la qualità è peggiorata in fatto di sapore, qualità e capacità di conservarsi. Le verdure coltivate con NPK (azoto, fosforo e potassio) sono dure, coriacee e fibrose, e solo i congelatori ne permettono una resistenza oltre le regole naturali.

Vi seguo da diverso tempo e sono uno del centinaio di visitatori delle vostre statistiche.
Nel mio piccolo cerco anch'io di dare un contributo per una informazione razionale sulle problematiche ambientali. Sono un insegnante di Matematica e Fisica e ho conseguito, diversi anni or sono, il dottorato di ricerca in Fisica.
Il mio contributo consiste nello stimolare gli studenti a essere critici su tutto quello che sentono dire, soprattutto se riguarda l'informazione scientifica. Recentemente li ho invitati a cercare approfondimenti su internet sulla storia del buco nero di LHC e sulla vicenda di Vandana Shiva e i suicidi dei contadini indiani.
Cerco di essere il più neutrale possibile e non proporre nessuna "soluzione", lo scopo è soltanto quello di instillare un po' di sano scetticismo scientifico.

Anonimo ha detto...

@ Andrea.

Con innovazione intendiamo tutto ciò che rende diversi i polli e le rese di oggi da quelle di ieri. In particolare l'aumento delle rese per ettato, passate da 3,3 q/ha a 9,5 q/ha, la FC (Feed Conversion), passata da 2,34 a 1,62 kg di alimento per produrre un kg di carne, etc.

Le proiezione degli ettari senza innovazione è stata fatta considerando i consumi in carne dei vari anni, ma allo stesso tempo tenendo fisse le rese per ettaro a 3,3 e l'FC a 2,34.

Spero di averti risposto.

@ Francesco.

Sì è vero quel pezzo è davvero parossistico. Sarebbero ridicoli se non fossimo in un mondo in cui c'è bisogno della social card, in questo caso la loro posizione è solo tragica, ma magari su questo torneremo.

Per quanto riguarda la scienza vorrei condividere con te la mia esperienza di insegnante quasi mancato. Quando mi capita di insegnare cerco sempre di trasmettere più che un po' di "sano scetticismo scientifico" un po' di curiosità per la realtà. In fondo è la stessa cosa, cambia solo l'approccio che diventa positivo e più premiante, almeno nella mia esperienza.

Questa cosa l'ho capita quando mi sono guardato ed interrogato sul perchè stavo dalle 8 alle 8 al bancone a spipettare e la risposta che mi sono dato è stata che avevo voglia di scoprire qualcosa... partendo da quello che altri prima di me avevano già scoperto.

A volte capita che i dati non tornino e così, ricerca di qua ricerca di là, scopri che chi è venuto prima ha preso un granchio e lo correggi, fa parte del gioco, ma quello, almeno per me, non è il punto di partenza. Il punto di partenza è un amore per l'avventura della scoperta e per la realtà (of course, dopotutto ha sempre ragione lei!).

Ricercate gente, ricercate!

...e ovviamente seguiteci. :)

Anonimo ha detto...

@ Andrea

Dimenticavo. Abbiamo anche considerato l'aumento della popolazione.

Anonimo ha detto...

tante parole per aggiungere fumo a un'ovvietà, senza peraltro contestare una virgola di qualsiasi discorso diciamo "ambientalista".

ma soprattutto: "allacciatevi le cinture"?!
se davvero trovate sorprendente che la resa per ettaro sia andata aumentando negli ultimi decenni, beh ben svegliati.
molto confortante che dei supposti esperti si accorgano soltanto oggi che qua si pratica agricoltura intensiva...
"fa un certo effetto".
sarà dura "riprendersi dallo shock".
(ma forse è ancora raffinata ironia alla striscia la notizia... nel qual caso, ahahahahahahah - risate registrate)

d'altra parte non vedo alcun grafico che chiarisca perchè dovrebbe essere meglio mangiare oltre il triplo della carne rispetto a 50 anni fa.

ah, di grazia, di quali innovazioni si parlerebbe?

poca scienza, molto marketing, a mio avviso.

invunche

Anonimo ha detto...

@ invunche

Grazie per il tuo post che ci permette di chiarire un aspetto che forse è risultato poco chiaro.

Qui non si voleva verificare se l'agricoltura italiana fosse o meno intensiva. Per questo basta guardare fuori dal finestrino di un treno attraversando la pianura padana.

Ciò su cui si voleva mettere, se ce la passi, una parola "definitiva" è se la tanto sputazzata, sui media e dagli ambientalisti di mestiere, agricoltura intensiva, fosse un male assoluto o se invece non fosse piuttosto la prima politica ambientalista da adottare.

Tutto qui.

I dati qui presentati ci dicono che oggi mangiamo molta più carne del 1961, ma usiamo la stessa terra per alimentarli. L'innovazione di questi anni ci ha dunque permesso di salvare dalla coltivazione una superficie (da qualche parte del mondo) pari alla metà della Sau italiana. A me questa cosa non l'aveva mai detta nessuno (soprattutto nessuno dei verdognoli o dei giallognoli)... e, in tutra sincerità, mi pare una signora politica ambientalista che nessuna agricoltura biologica o biodinamica potrà eguagliare. Sbaglio?

Sul consumo di carne concordiamo con te, dovrebbe diminuire, sarebbe meglio però che diminuisse per scelta e non per obbligo a causa dei prezzi folli dei prodotti animali. Questo mi pare solo un ragionamento classista (e anche un po' fascista). Comunque su questo torneremo.

Ti è un po' più chiaro ora?

Continua a seguirci anche tu!

P.S. Spero tu non abbia avuto un'infanzia difficile come quella del nome che ti sei scelto!

http://en.wikipedia.org/wiki/Invunche

Alla prossima.

Anonimo ha detto...

Ottimo post, assai significativo.
Certo, non poteva mancare il commento sarcastico di chi, rifiutando una seria riflessione (per evidenti limiti culturali) su quello che vuol dire realmente fare agricoltura, cambia argomento e la butta sul piano salutistico.
Poca scienza, tanto marketing, dice invunche. Ci dica piuttosto dove sta la scienza ed il completo disinteresse degli ineffabili movimenti di stampo slowfoddistico. Ci dica soprattutto come sia possibile risolvere il problema della fame di milioni di persone senza affronatare in modo serio la questione della produttività agricola.

(..mmm, sono stato in tantino polemico?)

Anonimo ha detto...

fammi capire meglio lancillotto:
quindi sinora hai pensato che l'agricoltura intensiva, che come tutti hai sotto gli occhi da sempre, fosse praticata come sport; nessuno purtroppo ti aveva spiegato la realtà, ma per fortuna o per meriti scientifici finalmente ne hai afferrato scopi e implicazioni.
interessante.

resta oscuro come, dalla scoperta che a mettere la pentola sul fuoco l'acqua si riscalda, tu possa giungere a inneggiare alla "prima politica ambientalista" etc - il tutto, oibò, passando per il peso e il prezzo dei polli.

i dati dicono che rispetto al '61 a parità di superficie impiegata si consuma più carne di pollo, punto.

dedurne che si è "salvata" terra etc è voler vendere un'impostazione ideologica (valenza "positiva" e "ambientalista" delle innovazioni) - in maniera tra l'altro incoerente, se poi nel giro di poche righe si sostiene che il consumo di carne dovrebbe diminuire.
nessuna dimostrazione di "bontà". solo marketing, appunto, e per giunta di bassa lega.

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bacillus.
riguardo ai "limiti culturali", può darsi che ne abbia diversi ma ti pregherei di sottolineare dove e come li ho resi "evidenti".

il commento era pertinente, perfettamente in argomento, e al momento sei tu quello che
1. ha trovato "assai significativo" un post che riporta ovvietà per trarne conclusioni pretestuose;
2. pretende di confutare una mia affermazione precisa tirando in ballo movimenti etc con cui nulla ho da spartire (ma anche se fosse... se dico "sei scemo" cerchi di dimostrare di non esserlo, non rispondi "lo siete anche tu e la tua famiglia": è disonesto e non serve a negare l'affermazione);
3. arriva all'assurdo di chiedermi di trovare soluzioni per debellare la fame del mondo...

-------------------


sul serio gente, troppo ezio greggio e troppo poco galileo in queste pagine.

Anonimo ha detto...

@ invunche

mmmm, il tuo ultimo intervento mi ha fatto nascere una curiosità: quale sarebbe, secondo te, la vera politica ambientalista per l'agricoltura?

Anonimo ha detto...

ai fini di questa discussione, e per risolvere su due piedi il problema della fame nel mondo, "occupare la luna e piantarci cicorie biologiche" va benissimo.

ma ok, la sussistenza.

Unknown ha detto...

@ ivunche
Quotandoti: "i dati dicono che rispetto al '61 a parità di superficie impiegata si consuma più carne di pollo, punto."

Che può anche essere detto: pur consumando più carne di pollo la superficie di terra impiegata per il loro allevamento è rimasta uguale.

Da cui, se la matematica non è un opinione, si ricava che a parità di "stile di vita" (nel nostro caso il consumo di carne di pollo), l'utilizzo di tecniche innovative (rispetto a quelle del '61) ha permesso di risparmiare un bel po' di terra dall'utilizzo in agricoltura.

Anonimo ha detto...

@ ivunche

Grazie, ora mi è tutto molto più chiaro.

Anonimo ha detto...

strano, era un discreto italiano anche prima. mica "matematica".

Artù ha detto...

Una citazione a mio avviso azzeccata.

Il sogno radioso del Pianeta affamato

E’ stata pubblicata da un’editrice bolognese una raccolta di scritti degli alfieri dei movimenti che contestano l’agricoltura fondata sulla scienza e la tecnologia, e propugnano una nuova agricoltura contadina in cui ogni famiglia dovrebbe produrre il proprio cibo. Colpisce il lettore la determinazione a ignorare le conseguenze delle proprie proposte, espressione di quello spirito giacobino che reputa accettabile qualunque prezzo possa costare la propria utopia

Spazio rurale, LII, n. 3, marzo 2007

P.S. Matematica, questa sconosciuta! Se la usassimo un po' di più forse ci renderemmo meglio conto di cosa diciamo.

Anonimo ha detto...

invunche, mi è capitato ancora di dibattere con interlocutori abili a rendere contorto il confronto dialettico, con la chiara intenzione di sviare dalle questioni concrete e piegare l'interesse verso precisi obiettivi.
Nel tuo caso questo atteggiamento è parso subito chiaro. Parli di “tante parole” espresse per fare solo “fumo”, ignorando sostanzialmente la questione ambientalista.
Sei fuori strada. Perché in questo blog la questione “ambientalista” è stata da sempre al centro dell'attenzione. Perché nessuna considerazione riguardante l'agricoltura è stata qui presa in considerazione senza una doverosa analisi delle possibili implicazioni in ambito ambientale.
I tuoi limiti culturali sono evidenti nel momento in cui dici “ah, di grazia, di quali innovazioni si parlerebbe?”. Beh, prova ad analizzare la differenza fra una zappa ed un vibrocultor, oppure tra il dinitrortocresolo ed una solfonilurea. Che tu faccia ironia su questo cose, caro invunche, è fuori luogo.
Prova ad affrontare, per favore, senza giri di parole il tema della produttività agricola e mettila in relazione con la questione “ambientalista” e più in generale con quella della “sostenibilità”.
Ma fallo con argomenti concreti, con riflessioni plausibili e possibilmente con dati reali, come hanno fatto quelli di BBB.
L'inutile sarcasmo è irritante e non rende merito a te stesso...

Anonimo ha detto...

bacillus ma renditi conto.

"contorto e con la chiara intenzione" qui è solo il modo in cui sono stati interpretati i dati.
sono stato esplicito, diretto e, ripeto, pertinente - tanto che nessuno ha contestato decentemente nel merito.

ma ok, esigi che la si metta in termini di massimi sistemi (questo non è "sviare", scusa?).

allora ecco: agricoltura e zootecnia moderne sono il modo più efficiente per incrementare la produzione etc, contento? per me è come sopra: acqua calda.
rilancio: è altrettanto scontato dire che il mondo è GIA' irreversibilmente orientato in quella direzione.

questo risolverà i problemi della fame?
non è affatto detto (appare anzi improbabile).
non è detto nemmeno che sia semplicemente un bene. basta guardare, se ancora non si fosse capito, la storia della carne di pollo.

banalmente, non è un problema di produzione ma di distribuzione. farne una mera questione di crescita è come avere fede che l'aumento del pil porti quattrini in tasca ai nullatenenti: semplicistico e sciocco.
(per l'ambiente in generale è analogo, le proporzioni puoi farle da solo)

ma torniamo ai polli.
"innovazioni" è una categoria estremamente generica.
è perfettamente lecito (nonchè rilevante) chiedersi per esempio se e quanto sull'aumento della fc abbiano influito l'impiego di farine animali, la disposizione in batteria, la semplice selezione e così via.
mettere tutto insieme nel calderone della novità, sottovalutare e citare a casaccio mi sembra quantomeno superficiale.
di sicuro non è un atteggiamento scientifico.

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detto questo, sono costernato per gli utopisti.
senza aritmetica sulla luna non ci andranno mai, poveracci.

Anonimo ha detto...

al fine polemista invunche.

Quel che dici è vero. La storia vuole che se in un paese ci sono due polli e due abitanti la media di un pollo a testa non sempre è veritiera aggiungerei anzi che lo è raramente.

Direi però che è altrettanto vero che se in un paese questi due polli non ci sono c'è anche poco da spartire.

Artù ha detto...

Caro Invunche,
non riesco a intuire bene quale sia la tua filosofia.
Tu dici:
> perchè dovrebbe essere meglio mangiare
> oltre il triplo della carne rispetto
> a 50 anni fa.
Io non dico che sia meglio. Saranno gli alimentaristi a spiegarci quale sia la dieta migliore in termini di rapporto proteine/zuccheri/grassi.
Quello che è certo è che alzarsi da tavola con un poco di fame è il modo migliore per allungarsi la vita e vivere sani. Il secondo modo e mangiare tanta frutta e verdura.
Ma una cosa è alzarsi da tavola con un poco di fame perchè lo vuoi. Una cosa è arrivare a tavola con la fame e saltare il pasto perchè non hai da mangiare.
Inoltre personalmente mangio poca carne, ma non per questo disprezzo chi ne mangia tanta o chi la produce.
E' una questione di educazione, non di imposizione perchè il governo te lo dice oppure perchè non è disponibile sul mercato.

Tu cosa proponi, un sistema a basso input e bassa produzione e le tessere annonarie per razionare il poco a disposizione? (e' una domanda sincera)

> banalmente, non è un problema di produzione ma di
> distribuzione. farne una mera questione
> di crescita è come avere fede che l'aumento
> del pil porti quattrini in tasca ai
> nullatenenti: semplicistico e sciocco.
Detto questo non risolvi il problema di chi ha fame, perchè chi produce tanto non lo fa per sfamare, ma per guadagnare. Se non ci fosse più mercato non produrrebbe. Cosa fai allora, lo costringi a produrre e a regalare (rimettendoci del suo) agli affamati dell'africa? Per sfamare l'africa devi insegnar loro ad aumentare la produttività in loco, e la biotecnologia e la genetica sono due ottimi mezzi.
Leggevo (non ricordo più dove) che usando il seme congelato che non viene più utilizzato da noi per fare fecondazione artificiale in Africa, sono riusciti ad aumentare la produzione di latte in modo molto significativo (era qualcosa del tipo da 2 a 20 litri al giorno) per vacca.
in questo modo non solo davano da mangiare a sufficienza ai figli, ma riuscivano anche a produrre formaggi da vendere. Questo per dire che l'approccio permette di migliorare le loro condizioni di vita.
Non sono riuscito a ritrovarne i dettagli, ma cercando in rete ho trovato un progetto analogo per il bufalo in mozambico:
http://www.sivemp.it/_uploadedFiles/_destRivPath/7_28_30_mozambico.pdf
anche se questo progetto è ancora in corso e non danno cifre sui risultati.

Tu cosa avresti fatto in quella situazione? (e' di nuovo una domanda sincera).

Saluti, Artù

Anonimo ha detto...

artù innanzitutto ti ricordo che il raffronto è stato fatto col '61, non col '41.

poi non sto proponendo sistemi. la sola filosofia a cui tento di rifarmi è la stessa che si suppone permei la nostra cultura ormai dai tempi dell'antica grecia - supposizione di particolare valore in ambito scientifico.

non si può celebrare la gloria di non meglio precisate innovazioni adducendo a favore il maggiore consumo di carne di pollo, e contemporaneamente asserire che tale consumo dovrebbe diminuire (in qualunque modo e per qualunque motivo).
terzo escluso, nulla di più.

(detta in maniera facile:
la chimica ci consente di avere psicofarmaci sempre più a basso costo.
il consumo degli stessi è notoriamente troppo elevato.
questione di cultura non di imposizioni etc, ma ti sentiresti di dire "evviva la chimica" per questo?)

"l'approccio permette di migliorare le loro condizioni di vita"
quale? dovresti decidere se parlare in termini di aiuti statali o di mercato, sono antitetici.
quanto a "cosa farei" ho già detto e non è rilevante.

--------------------

francamente da tutta la discussione emerge un'attitudine spaventosa, da parte vostra, a fare confusione e mescolare piani diversi. da sedicenti esperti di scienza non me lo sarei aspettato.
spero per voi che si tratti di malafede e interesse.

i: "hai detto una sciocchezza"
bbb: "tu invece come la risolvi la fame nel mondo?"
i: "sto dicendo che hai detto "a" e "non a", non si fa"
bbb: "tu cosa proponi invece, tessere annonarie?"

e così via.

Anonimo ha detto...

ps: l'inutilmente sarcastico invunche.

Artù ha detto...

Caro Ivunche,
non riesco a seguirti.
> la chimica ci consente di avere > psicofarmaci sempre più a basso costo.
> il consumo degli stessi è > notoriamente troppo elevato.
> questione di cultura non di
> imposizioni etc, ma ti
> sentiresti di dire "evviva la
> chimica" per questo?)

Non stiamo parlando di psicofarmaci, ma di cibo, roba che in dose adeguata è necessaria per la vita. E stiamo parlando di paesi come l'Italia in cui siamo deficitari nella produzione di cibo oppure come l'Africa dove sono fortemente deficitari.
Se la chimica e la genetica attraverso i concimi, i pesticidi, i carburanti, il miglioramento genetico...etc. ci permettono di aumentare le rese e di tenere perciò basso il costo del cibo allora dico: "benedetta la chimica e la genetica".
Poi se uno vuole ingozzarsi e ne ha la possibilità faccia pure, tanto prima o poi si paga lo scotto.
Come per altre cose lascio alla libertà individuale la decisione su come regolarsi.

Saluti,
Artù

Anonimo ha detto...

bah ora sono sul serio in difficoltà.
se non si riesce ad afferrare correttezza e significato di un'analogia appropriata;
se ogni discorso specifico viene snaturato con vertiginose quanto fuori luogo divagazioni;
se, soprattutto, nemmeno si sa distinguere tra paesi e continenti...
beh tanto vale parlare del maltempo e dei miei calzini fradici.

intanto prendo coscienziosamente atto che in questo contesto la libertà individuale è definita in termini di accesso ai mcnuggets.

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