martedì 30 novembre 2010

E' ora di fare la PAS sugli OGM


Ci è appena giunta una comunicazione interessante. La fonte è nientepopodimenoché l'Accademia Pontificia delle Scienze (per gli amici PAS).

La chiesa in questi anni ha assunto posizioni ondivaghe sul tema OGM a seconda che prevalesse la sua anima movimentista (68ina - non a caso Capanna ha agganci importanti oltretevere) o la sua anima più razionale (anche se non razionalista, rappresentata ad esempio da Mons. Gonzalo Miranda intervistato per l'occasione dalla sempre ottima Anna Meldolesi).

La lotta tra queste 2 chiese oggi si arrichisce di un nuovo capitolo. Analizziamolo brevemente insieme...

Il documento

Il documento rilasciato oggi dalla PAS presenta 3 aspetti che dovrebbero far riflettere.

1) Raccoglie gli atti di una settimana di lavoro sul tema degli OGM che si è svolta nel maggio del 2009 in Vaticano. Più di un anno fa. Già il fatto che sia servito così tanto tempo per farne uscire le conclusioni la dice lunga sul clima che esiste attorno alla questione anche in quelle stanze.

2) La sua diffusione non è affidata alla PAS in sè, ma ad una rivista scientifica: New Biotechnology della Elsevier. Questo è un segno, a nostro avviso, molto bello. E' il segno che, in quanto raccolto dalla PAS, non ci vuole essere una posizione ideologica, ma un contributo al sapere di tutti e per tutti... dubitiamo che Capanna e i suoi compagni (indecoroso il Forum Barilla a riguardo) possa capire un gesto del genere. Ma si sappia che noi apprezziamo.

3) Rifiuta l'approccio rischiocentrico per analizzare gli OGM sotto tutti i punti di vista, anche quelli legati ai risultati ottenuti sul campo. Sembra banale, ma è 25 anni che siamo tutti lì a menarcela sui rischi, anche quelli più assurdi (tipo la Chernobyl Genetica di Celli), senza cavare un rischio vero dal buco e facendoci passare sotto il naso i vantaggi concreti che questa tecnologia ha portato nei nostri campi.


Le raccomandazioni

Vediamo ora a che conclusioni sono giunti gli uomini della "PAS" (liberamente tradotte).

1) aumentare la qualità dell'informazione per consentire scelte davvero informate.

(questa era facile)

2) standardizzare e uniformare la regolamentazione per l'approvazione di nuove varietà usando un approccio scientifico. Siano esse OGM o convenzionali.

(ok, se è vero che gli OGM non pongono rischi diversi dalle piante "normali", non si vede perchè dovrebbero rispettare una normativa diversa. Giusto?)

3) rivedere un "pochino" il principio di precauzione in un'ottica un po' più scientifica e soprattutto considerare anche i costi del non agire.

(sarebbe utile. Non tanto per la sua definizione europea che è già buona, ma nella sua vulgata che è unicamente funzionale ad una strategia di blocco ad oltranza)

4) aggiornare il Protocollo di Cartagena rispetto alle conoscenze attuali.

(sarebbe carino. Ora è diventato un grosso carrozzone politico autoreferenziale al cui interno abbondano gli scaldasedie)

5) rimuovere gli ostacoli burocratico-normativi, senza basi scientifiche, per favorire l'utilizzo delle tecnologie di modificazione genetica per migliorare la qualità e la produttività delle colture.

(perchè, no? sinceramente non viene in mente alcun ostacolo non fondato scientificamente che meriti di essere mantenuto... e a voi?)

6) Promuovere la ricerca mirata alle applicazioni e la formazione per i piccoli agricoltori.

(e chi è contrario?)

7) Incoraggiare l'adozione di pratiche agricole più sostenibili e produttive.

(ok, qui stiamo entrando nell'ovvio... che poi non fa mai nessuno)

8) Sostenere la ricerca di OGM specificamente disegnati per i paesi in via di sviluppo dovrebbe essere una responsabilità morale delle organizzazioni internazionali.

(Ma qualcuno l'ha detto loro?)


Una conclusione

Questo documento dobbiamo dire che ci piace. Ci piace perchè non sente, per una volta, la necessità di essere politicamente corretto e di leccare parti anatomiche della potente lobby eco-qualunquista. Certo dice anche delle ovvietà, ma ha il coraggio di dire che sul no agli OGM stanno ingrassando troppi burocrati e politici a spese di persone che potrebbero invece trovare benefici se si affrontasse il tema degli OGM con un approccio razionale. E non ci sembra poco da una chiesa che ha al suo interno elementi legati a doppio filo, ad esempio, a Coldiretti.

Vorremmo lasciarvi con la conclusione di Anna Meldolesi che la dice lunga, a nostro avviso, sul pantano nel quale ci siamo ficcati:

E' sorprendente che ora sia l'Accademia pontificia a dare alla comunità scientifica internazionale l'occasione per tornare a parlare con schiettezza, restituendo a questo contestato filone di ricerca un'altissima dimensione etica, anche a costo di esporsi a chissà quante critiche. Avrebbero potuto farlo le forze laiche che dicono di rappresentare gli interessi dei più deboli. Avrebbe dovuto farlo la Fao. L'ha fatto invece una parte della Chiesa, affermando che gli ogm sono un "Bene Pubblico Comune", una forma di "solidarietà verso le presenti e le future generazioni".

1 commento:

Anonimo ha detto...

Nemmeno il tempo di scrivere il post che già Coldiretti manda avanti le sue truppe porporate...

http://www.viniesapori.net/articolo/ogm-padre-gaglianone-coldiretti-piu-prudenza-su-posizione-vaticano-3011.html

che schifo. Perchè, almeno fossero in buona fede! (è proprio il caso di dirlo)

PS peraltro oggi l'Osservatore Romano non ha scritto nulla...

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