giovedì 18 novembre 2010

Contadino: scarpe grosse e cervello fino (anche sugli OGM)

Si sente dire in giro, specialmente quando si chiede il motivo dell'adozione così marcata delle varietà GM, che i contadini sarebbero costretti a comprare le sementi e poi, una volta che hanno abbandonato le sementi tradizionali (qualsiasi cosa questo significhi), non possano più tornare indietro perchè le multinazionali offrono solo quelle. Sarà vero? Vediamo.

Cominciamo con alcune citazioni:

"Farmers are often coerced or forced to buy Monsanto GM seeds or other GM seeds by their governments"

Iraqi farmers will no longer be permitted to save their seeds. Instead, they will be forced to buy seeds from US corporations 

La proprietà dei brevetti costringe i coltivatori a comprare le sementi alle condizioni delle multinazionali, stabilendo così un monopolio

(tutta da sentire l'intervista di Nigrizia - ultima citazione - per la serie di luoghi comuni capace di esprimere il sig. Sergio Marelli, ad esempio: "la produzione è oggi sufficiente a sfamare..." e "Gli OGM distruggono la biodiversità..." e che "farsi il seme in casa è comodo e facile...")

Certo è che, davanti a questa caterva di affermazioni che denunciano l'inutilità degli OGM, il loro fallimento, la loro dannosità, la loro cattiveria intrinseca vs. la bontà delle sementi tradizionali, la loro resistenza alle avversità, la loro santa biodiveristà e la comodità di farsi da sè il seme, riesce difficile spiegare come facciano le (arcicattive) multinazionali a convincere gli agricoltori ad usarli, visto che poi le si accusa pure di vendere queste sementi a prezzo maggiorato, anche se poi non funzionano.

Insomma sarebbero dei veri maghi del marketing*, specialmente considerando che questo accade non solo dalle nostre parti, ma anche nei paesi in via di sviluppo, come ad esempio in India (vedi caso del cotone Bt), dove i contadini non brillano per ricchezza, ma dove in pochi anni milioni di agricoltori sono stati "convinti" a comprare queste (carissime) ciofeche.



Un po' di dati

Beh, vediamo se c'è un modo per dimostrazione in modo inoppugnabile che i contadini se ne sbattono gioiosamente di tutta questa propaganda luddista contro le varietà GM, ma decidono con la propria testa. Vediamo ad esempio cosa succede in Spagna e in Brasile con il mais Bt per la resistenza ad alcuni insetti.

Spagna

Spagna
In Spagna sono coltivati, da diversi anni ormai, circa 80.000 ettari di mais Bt, a fronte di una superficie totale dedicata al mais intorno a 400.000 ettari. Il che ci dice che l'80% del mais è convenzionale, anche se lì si possono coltivare gli OGM. Questo è già un primo indice di libertà no?
In una Lettera a Nature Biotechnology del 2008, Gómez-Barbero e colleghi presentano, a riguardo, anche questa tabella:


Vi invitiamo ad osservare le differenze di resa (yield). Come potete notare, sono significative in alcune provincie (Zaragoza) ma non in altre.
Osservate anche le differenze nel costo dei trattamenti insetticidi e delle sementi, non sono costanti, ma seguono l'utilità della tecnologia Bt.
Ciò significa che Monsanto, in Spagna, se vuole vendere il suo mais OGM anche in aree a bassa infestazione di piralide deve abbassare i prezzi, altrimenti gli agricoltori, fatti 2 conti, lo snobbano. Non è segno forse di libertà, oltre che di intelligenza degli agricoltori?

Brasile

Andiamo ora in Brasile. La doppia cifra 30/53, posta sul Brasile, riguarda sempre l'adozione del mais Bt. Perchè questa doppia indicazione? (gli altri paesi sono a singola cifra).
I dati ISAAA del 2009 per in Brasile recitano: "The adoption rates were 30% for the summer maize and 53% for the winter maize."
Come mai ci sono due livelli di adozione così diversi per le due stagioni? Si tratta dello stesso posto, i contadini saranno in parte gli stessi. Forse che in inverno (quando in Brasile fa più caldo) i contadini sono più facilmente abbindolabili? Forse che sono meno svegli (il caldo, si sà, non aiuta)?

La differenza si spiega, preferiamo pensare, con la minor pressione dei parassiti in estate (per il clima o per le aree geograficamente diverse interessate) e quindi con un minor incentivo all'adozione. La semente GM Bt costa di più e la minor differenza in resa in quella stagione non giustifica la spesa extra.


In conclusione

Insomma, l'idea che gli agricoltori siano costretti a comprare OGM dalle multinazionali, pare fare un po' a pugni con la realtà (chi l'avrebbe mai detto!).

Sembra proprio che i contadini sappiano meglio dei propri soloni anti-OGM (fischieranno le orecchie a Sergio Marelli?) quando vale la pena (e i numeri dicono che in certi casi la vale eccome!) o meno comprare sementi GM. Con buona pace di tutti.



(*) Ci permettiamo di escludere la possibilità che ottengano questi risultati solo e unicamente a forza di stecche. Anche ci fossero in qualche paese emergente, può la corruzione di un politico o un funzionario costringere tutti i contadini a usare qualcosa che non vogliono (tranne in Cina e Venezuela) ? Ricordiamoci poi che questa gente vende il seme anche in US, Canada... non certo paesi in cui i contadini si fanno prendere per il naso, eppure anche lì i gradi di penetrazione della tecnologia sono "bulgari".

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ascolta, invece di sparare cazzate perchè non provi a lavorare un pò in campagna casomai cercando di usare pochi fitofarmaci

Mattia Paoli ha detto...

La domanda che mi faccio, forse ingenuamente, forse OT, è: se l'agricoltura si "convertisse" al 100% a OGM, immagino che comincierebbero a scomparire i semi tradizionali. Se in futuro si scoprissero conseguenze negative degli OGM, come facciamo a tornare ai semi tradizionali?

E plausibile uno scenario "OGM 100%"?

D. ha detto...

Sono sinceramente stupito di come il fronte anti OGM italiano continui sempre con le stesse trite opposizioni. Voglio dire: certe affermazioni sono state confutate da anni, ma vengono sempre riproposte ad libitum. Ci sarà mai un'evoluzione del dibattito ?

Artù ha detto...

@ Mattia Paoli
abbastanza improbabile lo scenario OGM 100%.
E poi cosa intendi per semi tradizionali? Se intendi che il contadino mette da parte un poco del raccolto per seminarlo l'anno successivo, forse non ti sei reso conto che negli ultimi 50-60 anni c'è stato qualche cambiamento...
Prova prima a leggere questo e poi ne riparliamo:
http://biotecnologiebastabugie.blogspot.com/2010/05/il-mito-del-seme-no-ogm-fatto-in-casa.html
Per i semi veramente tradizionali ci sono le banche del seme, ma credo che ben pochi agricoltori vorrebbero tornare indietro.

@ D.
E' una domanda da 1 M$. Risposta: ho paura di no, ma spero di sì.

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