La sua tesi è che siamo ideologici e che trattiamo il global warming più o meno come gli ambientalisti trattano gli OGM.
Queste critiche, vorremmo sottolineare e per questo anche ringraziare, ci sono molto utili perché ci costringono a essere onesti con noi stessi e a cercare di immergere sempre più ciò che pensiamo nell'acido della verità.
Non abbiamo paura ad ammettere che la nostra esperienza con l'ambientalismo (che è in massa a favore del protocollo di Kyoto e contrario agli OGM) ci spinge, di pelle, ad essere ipercautelativi nei confronti di ogni "scienza" o soluzione da esso sponsorizzata e venduta come certa e assodata, questo blog è pieno di esperienze di "questo" tipo...
Ora però chiediamoci, tutti quanti: quanto è credibile la stima dell'impatto delle attività umane sul clima?
Una idea possiamo farcela guardando la seguente figura dall'AR4 dell'IPCC in cui si stima l'effetto netto totale delle attività umane sul forcing radiativo e connesse con gli aerosol.
Dalla figura si deduce che il contributo antropico potrebbe variare tranquillamente tra 0.5 e 2.5 W/m2. In pratica, esiste una incertezza enorme su quanto sia il contributo antropico (mediato in parte dagli aerosol). Detto in termini più diplomatici e citando dal sito di una stazione meteo:
There is some ongoing debate concerning climate radiative forcings and atmospheric aerosols; together with clouds, aerosols constitute the least known aspect of atmospheric patterns and climate forcings; in IPPC parlance the level of scientific understanding (LOSU) is low [5].Qui però dobbiamo fermarci e confessare la nostra incapacità a giudicare tutta la fisica e la modellizazione che c'è dietro a queste figure e a come sono state disegnate...
Guardate la LOSU (ultima colonna): se la nostra conoscenza dei meccanismi di forcing è così bassa, quanto potente potrà essere la nostra capacità di previsione? |
Di certo però queste barre di errore e questa scarsa comprensione dei meccanismi di forcing, come ad esempio quello dell'irradianza solare, non fanno presagire certo una nostra (della comunità scientifica si intende) grande competenza in materia.
Di certo però finora le previsioni non è che ci abbiano più di tanto beccato. Queste ad esempio quelle avanzate da Hansen (NASA) presentate al Congresso degli Stati Uniti nel 1988. Non è che abbia avuto molta fortuna...
I colori caldi rappresentano le previsioni climatiche di Hansen del 1988: in rosso lo scenario peggiore, in giallo quello migliore (che prevede una riduzione globale della CO2 dal 2000 in poi). In arancione quello più plausibile per Hansen. In blu le rilevazioni reali (da satellite e non dalle serie GISS sviluppate dai dati raccolti a terra). |
In sintesi: è possibile stabilire qual'è il contributo umano a questi fenomeni? Ha senso parlare di conoscenza di un fenomeno quando la sua barra di errore lo fa variare tra 0.5 e 2.5 W/m2 (ovvero tra irrilevante e devastante)?
Nota: Attenzione questo non implica una liberazione dall'etica: se anche il contributo antropico fosse piccolo o trascurabile, continueremo a condannare chi inquina e devasta l'ambiente senza alcuna remora. Solo che sul global warming non giudichiamo sufficiente il grado di certezza scientifica finora raggiunto.
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RispondiEliminaConcordo in pieno con la prima parte del post.
RispondiEliminaÈ in atto un attacco alla scienza, vista come causa di tutti i nostri mali, e che fa leva sulla paura istintiva per il "nuovo", sulla nostalgia per i bei vecchi tempi andati (mai esistiti), in cui i mulini erano bianchi, i prati verdi, e i valori umani solidi e sinceri.
Gli scienziati sono antipatici, saccenti, vogliono dire la loro su temi su cui basta il buon senso, è ovvio che una fragola-pesce fa male, che l'omeopatia (o peggio qualche metodo alternativo contro il cancro) funzioni, vogliono ridurre tutti noi a cavie da laboratorio.
E un certo ambientalismo con questo ci va a nozze. Ovvio quindi che se vediamo qualcuno che usa argomenti ideologici ("Gli OGM fan sicuramente male. Ora cerchiamo le prove, e se non le troviamo le inventiamo") su cose di cui si ha esperienza, poi riteniamo una cazzata qualsiasi cosa sostenga. Es. il riscaldamento globale.
Per questo motivo ci ho messo un po' a convincermi che nel caso specifico non lo era. Ma quando sono andato a guardarmi in dettaglio le argomentazioni degli scettici, ho avuto la stessa impressione, rovesciata. Ad es. nell'articolo che citate di Scafetta lui utilizza un metodo statistico inappropriato (analisi spettrale a massima entropia) che trova periodicità anche dove non esistono, forza i risultati ottenuti, e utilizza un meccanismo che è in aperto contrasto con le leggi base della fisica. Il tutto per cercare di mettere in dubbio la comprensione che abbiamo del forcing solare. Come metodo ricorda qualcosa?
Ricorda qualcosa l'idea di spedire a tappeto una petizione a tutti i laureati in materie scientifiche, accompagnata da una relazione di parte, e spacciare l'elenco dei firmatari (sotto l'1%) come una petizione di scienziati competenti?
Anche i due grafici del post rientrano in questo quadro. Il primo mostra che le nostre conoscenze sul forcing da CO2 sono molto buone, gli errori sono ridicoli. Non abbiamo conoscenze altrettanto buone sugli effetti degli aerosol, e se siamo fortunati questi potrebbero ridurre a un terzo l'effetto complessivo. Ma gli errori (sull'effetto globale) sono intervalli di confidenza al 95 o 98%, le probabilità che per una botta di fortuna il forcing sia solo 0,5W/mq sono di pochi percento. L'intervallo più probabile è tra 1 e 2 W/mq.
RispondiEliminaOggi ne sappiamo di più. Sappiamo che la Terra negli ultimi 6 anni ha accumulato calore per circa 0,8W/mq, che sommando quello re-irradiato nello spazio ci porta ai valori più alti di quell'intervallo, quelli "devastanti".
Il secondo grafico è più interessante, perché le curve di temperatura da satellite non sono quelle comunemente accettate, ma quelle che non tengono conto di un effetto spurio ben noto. Le temperature da satellite "vere" sono sovrapponibili a quelle da terra, e oggi siamo grossomodo a +0,8 gradi, su quel grafico. Non ho verificato le previsioni di Hansen, ma quelle dell'IPCC sono perfettamente consistenti con quel che si osserva, e questo nonostante uno dei minimi solari più pronunciati da un paio di secoli.
Insomma, se i dati ti dan torto, accusa di complotto chi li fornisce e creati i tuoi. O mostra direttamente i tuoi, tanto chi va a controllare.
Concludendo. Mi sembra che in questi casi per "immergere le nostre credenze nell'acido della verità" siano possibili poche strade. O andiamo a leggerci in dettaglio la ponderosa letteratura sul tema, almeno su UN tema che conosciamo bene (come ho fatto per astronomia e trasporto radiativo), cosa non facile, o dobbiamo affidarci al giudizio della comunità scientifica COMPETENTE. Non allo scienziato singolo, magari competente su tutt'altro e impegnato politicamente da qualche parte.
E come dicevo nel commento citato da voi all'inizio, la comunità è sostanzialmente unanime a considerare la scienza del clima seria e abbastanza matura da prendere sul serio quel che dice. Non lo dico io, lo dice la Royal Society, l'American Physics Society, e per quel che vale anche le associazioni scettiche internazionali, per niente tenere con gli ambientalisti di cui sopra.
Naturalmente c'è una terza opzione, ammettere ce non si conosce l'argomento, e tacere.
O si fa così o si finisce per fare il gioco di quel tipo di nemici della scienza, si riduce agli occhi della gente la scienza ad un'altra ideologia.
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RispondiEliminaAgli amministratori. Mi scuso dei post doppi (e la doppia moderazione), la piattaforma mi ritornava un errore e li dava per rifiutati, per cui ho dovuto riscriverli. Ho cancellato quelli che non formano un discorso consistente, con inutili ripetizioni
RispondiEliminaTi ho approvato tutti i commenti. Scegli tu (visto che sono molto simili) l'assortimento che preferisci.
RispondiEliminaLe tue sono riflessioni, a mio avviso, molto interessanti e da approfondire.
Segnalo che la Royal Society ha appena pubblicato un interessante documento di sintesi sul tema, scaricabile qui, in cui analizza le conoscenze relativamente assodate, quelle più incerte e quelle su cui sappiamo ancora poco.
RispondiEliminaHey, grazie dell'attenzione! :)
RispondiEliminaSono molto occupato ultimamente perché ho appena cambiato lavoro e dovrò partire per Seattle oggi. Quando ho un minuto rileggo e replico. :)
@ Gianni
RispondiEliminasì abbiamo visto. Stiamo leggendo. ;)
@ Gianni e Nova
scriveteci sulla posta che abbiamo una proposta per voi. B)