No. Giorgio Fidenato è lungi dall'essere condannato, anzi, ora avrà modo di spiegare con pienezza le sue ragioni. Però il dato è che sono riusciti ad avviare la macchina con l'idea, folle, di poter condannare Giorgio. Sottolineamolo, la battaglia è ancora lunga, ma già emerge con chiarezza che la giustizia, in questo paese, non serve la Giustizia.
Fidenato ha infatti rispettato il Diritto Comunitario e non ha danneggiato nessuno (nessun campo adiacente al suo ha presentato un contenuto di OGM>0,9% previsto dalla legge) eppure è stato emanato un decreto da parte del GIP che, invece di riconoscere subito l'inconsistenza dell'accusa, richiede la comminazione di una multa di 25.000€ e la confisca e distruzione del raccolto. Su quali basi?
Benvenuti in Italia...
Di seguito proponiamo l'intervista a Giorgio dopo la notizia del decreto.
Se è vera la notizia sottoriportata, il CNR da chi ha vuto il permesso?
RispondiEliminaclaudio scrive:
25 agosto 2010 alle 18:07
Ma il problema della contaminazione non si pone solo per colza RR, ma anche per barbabietola, per sorgo, ecc. che hanno parentali selvatiche nel nostro Paese. Ti ricordo che le piante selvatiche se ne fregano delle distanze di semina, per cui una volta introdotti (gli OGM) la contaminazione di campi coltivati è inevitabile. Allora ha ragione Petrini!
1. Contaminazione
ha ragione Petrini e non dario
Ti riporto un lavoro del CNR, se hai voglia di leggerlo.
Analisi della diffusione genica da due campi di ginestrino (Lotus corniculatus) utilizzando i transgeni come marcatori (2003)
L’ingegneria genetica è diventata uno strumento molto utile per il miglioramento delle specie vegetali ma numerose preoccupazioni derivano dall’impatto che il rilascio di questi organismi transgenici potrà avere sull’ambiente. L’attenzione è stata, in particolar modo, focalizzata sulla dispersione del polline transgenico, considerato fra i maggiori fattori di rischio. Le indagini sono state condotte su ginestrino (Lotus corniculatus), una leguminosa foraggera perenne, allogama, interessante per l’alto valore nutritivo.
Sono state prodotte due popolazioni con due diversi geni introdotti per mezzo di due vettori: una contenente il gene batterico dell’asparagina sintetasi (asnA) trasferito via Agrobacterium tumefaciens, che dà alla pianta la possibilità di produrre questo aminoacido attraverso due differenti vie, e l’altra contenente il gene marcatore uidA introdotto via Agrobacterium rhizogenes che non dà alla pianta nessun vantaggio, ma permette di individuare facilmente le piante eventualmente trasformate.
Sono state eseguite due serie di esperimenti, di cui uno a Perugia e un secondo a Roma su un’area più ampia. In entrambi gli esperimenti venivano predisposte: un’isola impollinante costituita da Lotus corniculatus modificato e varie isole riceventi, localizzate a distanze crescenti, costituite da L. corniculatus wt (wild type) e da altre due specie di Lotus, L. pedunculatus e L. tenuis. Inoltre alcune piante di L. corniculatus non modificate venivano poste anche nell’isola impollinante per verificare l’eventuale impollinazione a distanze estremamente ravvicinate. In entrambi gli esperimenti venivano posti alveari di api vicino all’isola impollinante. La verifica, eseguita sulle piante derivate dai semi prodotti dalle diverse isole, è stata condotta non solo ricercando l’eventuale transgene ma anche verificando la sua espressione.
I risultati ottenuti con l’esperimento di Perugia consentono di evidenziare, per quanto riguarda il gene asnA, che:
• l’introgressione di transgeni si è verificata solo su piante della stessa specie e non sulle altre;
• la frequenza dell’introgressione è stata dell’11% nelle piante wt (non modificate) all’interno della stessa isola impollinante, mentre scendeva a 0,71% a 9 metri e a 0,17% a 18 metri, zero a distanze maggiori;
• la direzione del flusso genico è risultata dipendente dal posizionamento dell’apertura dell’alveare ed ha interessato le isole riceventi collocate di fronte ad essa, non quelle laterali.
Non è stato invece riscontrato alcun trasferimento del gene uidA.
La sperimentazione condotta a Roma ha confermato tutti i risultati della prima con la sola eccezione che, essendo maggiori le dimensioni del campo, maggiore è stata anche la distanza alla quale si è verificata introgressione (2,2% a 60 metri, 0,74% a 120 metri). Inoltre la barriera di mais disposta di fronte all’apertura dell’arnia non ha impedito, ma modificato il percorso delle api che hanno aggirato l’ostacolo andando a impollinare le isole laterali.
ma è di Malagoli il commento?
RispondiEliminaNon è che si capisca granchè, ma pare chiaro che per il ginestrino comune, impollinato da api, sono sufficienti circa 100-120 mt per stare sotto lo 0,9% di presenza accidentale.
so what?
Sapevamo già che ogni specie ha bisogno di accorgimenti "coesistenziali" diversi.
Sapevamo già che Malagoli ignora completamente il funzionamento dei sistemi biologici e l'ABC dell'agricoltura.
Ecco forse è interessante capire come e quando è stato fatto il test di campo, però anche quello ci interessa relativamente.
Qui comunque non si trova:
http://gmoinfo.jrc.ec.europa.eu/gmp_browse.aspx
Credo proprio che Claudio e Malagoli siano la stessa persona.
RispondiEliminaIl commento me lo ha trasmesso in quanto io portavo elementi per dire che la coesistenza era possibile e che comunque Fidenato aveva rispettato la legislazione sementiera vigente, la 1096/1971 (catalogo comunitario delle sementi) e succesiva 224/2003 (sull’immissione deliberata di OGM nell’ambiente) e lui angelico mi riporta che la coesistenza è impossibile e per suffragare la sua tesi mi cita questo esempio di un organismo ufficiale, due regioni contrarissime agli OGM ed un OGM che non è sottostato a nessuna delle due leggi succiutate.
Non so dirti altro purtroppo e Claudio si è ben guardato dal replicare e dare altre notizie.