giovedì 4 marzo 2010

La patata (la) tira (per le lunghe)

E così hanno approvato Amflora.

Per la storia spiccia, come spesso capita ultimamente, rimandiamo al bel post di Bressanini.

Qui ci vorremmo limitare a svolgere un paio di considerazioni aggiuntive.

1) Un po' di storia

L'idea di Amflora nasce più o meno nel 1990 (sì 20 anni fa) con la pubblicazione di un articolo scientifico in cui si descrive la produzione di una patata che, grazie allo spegnimento di un gene (usando la tecnologia antisenso), produce solo amilopectina (l'amido della patata è costituito da amilosio (20%) e amilopectina (80%)). Questo può essere utile per ottenere un prodotto più efficiente da un punto di vista industriale, visto che la patata in Europa è prima di tutto un prodotto industriale e poi alimentare.

Se noterete l'articolo è pubblicato da ricercatori che operano in strutture pubbliche.

Passano 6 anni e nel 1996 (sì, nel millennio scorso), in Svezia, BASF chiede di autorizzare la sua patatina OGM che ricalca l'idea ed il metodo usato nell'articolo del 1991.

Risultato? Nel 1998 l'Europa decide che la sua normativa (la Direttiva 90/220 (sul rilascio ambientale e la commercializzazione degli OGM) ed il Regolamento 258/97 (sui Novel Food)) non è abbastanza stringente: moratoria.

Amflora entra in congelatore fino al 2003, quando, dopo che l'Europa ha sostituito la vecchia Direttiva con la 2001/18 (rilascio ambientale e commercializzazione) ed il vecchio Regolamento con il 1829/2003 (food & feed) e 1830/2003 (tracciabilità ed etichettatura), BASF ripresenta il Dossier.

Passano gli anni e, tra stop vari e lentitudini, arriviamo fino ad oggi, 2010, e alla Decisione di autorizzarne la coltivazione: 20 anni dalla messa a punto della tecnologia alla base del prodotto, 14 dalla richiesta di autorizzazione.



2) Qualche domanda e riflessione

A cosa sono serviti questi 14 anni? Perchè è questa la domanda. Amflora oggi è forse un prodotto più sicuro o migliore di quello di 14 anni fa?

No, è esattamente il prodotto e la tecnologia di 14 anni fa.

In questi 14 anni abbiamo almeno rassicurato la popolazione che il nostro sistema normativo è serio ed efficace e che non c'è nulla da temere dagli OGM autorizzati?

No, almeno a sentire dal can can che si è subito levato alla notizia, a partire dalle castronate di Carlo Petrini.

Insomma, a cosa sono serviti questi 14 anni?

Beh, andiamo per punti:

1) a distruggere la ricerca pubblica europea in questo settore,

2) a creare una normativa che prevede dei costi esorbitanti e che richiede uno staff che curi i dossier passo passo, attraverso un tortuoso percorso lungo più di 1 decennio. Staff che solo una grande multinazionale può permettersi di creare e mantenere,

3) a impedire di sviluppare una amflora 2/3/4 (e molti altri nuovi OGM)... se non ti approvano la prima (non per motivi o problemi tecnico/scientifici, ma per motivi burocratici) per quale ragione svilupparne una versione migliorata, più efficiente, più sicura? Per ricominciare una trafila lunga 14 anni?

4) a convincere la gente che insomma, se c'è tutta questa opposizione agli OGM, ci sarà un motivo (sì perchè di quello che dice l'EFSA se ne sbattono anche i Commissari Europei).

Questo è quello che questi 14 anni ci hanno consegnato.
Siamo contenti per Amflora, ma non c'è molto di cui stare allegri...


_________________

P.S. Quasi dimenticavamo. C'è stato chi ha fatto una patata tipo Amflora utilizzando metodi tradizionali.
Qualcuno sappiamo che a questo punto esordirà con un bel: "ecco, vedete che gli OGM non servono?".
Vorremmo far umilmente notare che se Amflora e questo prodotto presentano le medesime caratterstiche ciò significa che presentano anche gli stessi rischi (e non cacciamo palle sulla resistenza all'antibiotico. Prima di aprire bocca leggere l'EFSA, pls). Anche se la normativa (nella sua totale miopia) tiene ferma per 14 anni la prima e non si accorge nemmeno del secondo. Come già facevamo notare: due pesi e due misure.

5 commenti:

Unknown ha detto...

Personalmente sono attonito leggo spiegazioni dettagliate, come le vostre, che provengono da fonti autorevoli, che si possono verificare velocemente e lo faccio da profano nei ritagli di tempo mentre ministri (che hanno portaborse e segretarie a disposizione) si limitano a sbraitare stereotipi che mi sembrano raccattati al bar dello sport. Quindi faccio anche a voi una domanda che avevo gia fatto a Bressanini (ma non mi ha risposto): non vi terrorizza l'ignoranza scientifica da parte di personaggi italiani con competenze politiche importanti?
Bera

Anonimo ha detto...

di più.

Aggiungerei che il problema risiede tutto nei sistemi di selezione del "personale".

Ad esempio si chiede sempre più spesso ai ricercatori di sapere comunicare la propria ricerca e le sue implicazioni. Peccato che i ricercatori siano selezionati per la quantità di carta scientifica (ai più incomprensibile) che sono in grado di produrre e, anche per questo, la loro qualità sia inversamente proporzionale alla loro capacità comunicativa. Tanto che gli "scienziati" (in tema di OGM) che più spesso parlano sui media sono attivisti e non ricercatori.

http://biotecnologiebastabugie.blogspot.com/2008/03/cosa-pensereste.html

Per la politica il ragionamento è analogo. Non esistono requisiti di accesso legati al possesso di titoli scolastici (forse la terza media), al QI, alla competenza specifica, nè alla dirittura morale. Spesso vengono selezionati per appartenza a correnti o vicinanza al leader di partito ed alla loro linea politica (ideologica). In alcuni, rari casi, per presunta competenza.

Il caso Zaia è un caso assolutamente di studio in quanto sulla carta è uno che ha studiato e conosce l'agricoltura. Nella pratica si è rivelato quantomeno un povero ignorante.

Caso opposto l'abbiamo avuto qui in Lombardia. Dopo la Beccalossi (rustica, ma ci metteva impegno), che è andata a Roma, hanno messo uno sempre in quota AN che non sa nemmeno come è fatto un campo (ma questo non è grave). Il punto è che non ha voluto nemmeno saperlo.

Dario Bressanini ha detto...

Corrado: scusa se ti rispondo qui. Avrai visto che il blog e' stato invaso da "air frittology" ;-) in questi giorni e mi sono perso un po' di commenti sensati.

Si', mi preoccupa l'ignoranza scientifica dei politici. Tutti. Questo non solo in questo campo ma in tutti, dall'energia alla salute.

Io nel mio piccolo cerco di divulgare un po', ma dubito molto che tra i miei lettori, o tra quelli di BBB, ci sia qualcuno che siede in parlamento :-(

Anonimo ha detto...

mah, io sono convinto che almeno un paio ce ne siano, ma (e per questo non me ne vogliano) hanno troppo poco ascolto per essere incisivi.

Enrico Bo ha detto...

magari un politico lo girano alla sua regione di appartenenza e si risolve un problema per l'agricoltura, certo che se lo sostituiscono con un suo pari, brrrrrr...

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